Quando Venere incontra Bacco

C’è un profondo legame che unisce le donne e il vino.  Un rapporto millenario, nato all’alba della storia come testimoniano documenti risalenti alle civiltà più arcaiche. NellEpopea di Gilgamesh, il romanzo più antico della storia dell’umanità, si narrano le vicende del mitico re della città di Uruk e del suo viaggio alla ricerca dell’immortalità. Dopo aver percorso molte leghe, Gilgamesh arriva sulla riva del mare dove incontra e chiede aiuto alla “Donna dei tini d’oro”: Siduri. Sarà proprio Siduri, la donna che veglia sulle bevande fermentate, ad insegnargli come oltrepassare la distanza che lo divide dal segreto dell’immortalità.

La figura femminile di questo romanzo, scritto in caratteri cuneiformi su tavolette di argilla, 5.000 anni fa, oltre ad essere straordinariamente carica di significati allegorici e filosofici, rimanda al ruolo che fu della donna in epoche primitive e corrispondenti alla nascita dell’agricoltura. A quando cioè le prime tribù nomadi cominciarono a divenire stanziali e ad interagire con la natura. Alle donne fu affidato il compito primario della trasformazione delle derrate e furono proprio loro, secondo quanto sostiene Gordon Childe (rinomato etnologo e archeologo) ad avviare i primi fenomeni di fermentazione non solo dei cereali, ma anche delle uve. Un rapporto con il vino davvero importante che si è modificato nel corso dei millenni. Nelle varie civiltà l’impegno e il confronto della figura femminile con il mondo dell’agricoltura e della viticoltura è stato più o meno partecipativo. E’ evidente che in un preciso momento storico risulta riduttivo esaminare solo il rapporto donna/vino. Nella storia non c’è la “donna”, ma  centinaia di donne che vissero in ambienti e ceti sociali diversi, in famiglie diverse, con caratteri e personalità altrettanto diversi. Schematizzando alcuni esempi in poche affermazioni  possiamo dire che alla donna romana era proibito bere. Plinio il Vecchio però nella “Storia Naturale” cita come esempio Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto e madre di Tiberio, che attribuisce il successo al raggiungimento dei suoi 86 anni al fatto di aver sempre prediletto e bevuto il vino Pucinum. Ne consegue che alle matrone di epoca imperiale era consentito bere vino.

Per le donne etrusche, sulla base delle sculture e pitture che raffigurano i banchetti, si ipotizza, invece, una grande libertà. Potevano bere vino e partecipare ai conviti distese sui klinai come gli uomini e solo successivamente sedute, secondo l’usanza che poi rimarrà stabilmente diffusa nel mondo romano.

Nella civiltà greca, il vino, che era uno degli elementi più importanti dal punto di vista sociale, economico e filosofico, aveva una connotazione prettamente maschile. Nelle rappresentazioni dei simposi risultano raffigurate solo le etere e non le donne della casa. Tuttavia nell’Odissea di Omero, la regina Aréte nel preparare le provviste per il pranzo della principessa Nausicaa, sua figlia, e delle ancelle, inserisce anche un otre di vino. Da ciò si può dedurre che il vino era considerato un alimento concesso alle ragazze.

Nel Medio Evo la donna concorre al recupero di una viticoltura contrassegnata in larga parte da un’impronta religiosa. Si ricorda perciò l’opera dei monaci, ma a partire dai primi secoli dopo il Mille è molto importante il contributo delle monache, ed in particolare delle badesse titolari di monasteri che avevano ampie proprietà terriere adibite alla coltivazioni della vite. In questo periodo, in cui il vino diventa anche un prezioso complemento della medicina, giocarono un ruolo vitale le molte contadine dei villaggi e dei primi comuni. Alcune produzioni artistiche medievali ritraggono donne che lavorano nei campi e nelle vigne mentre alcuni documenti ne attestano il salario.

Nel 1700 e nel 1800 alcune celebri donne hanno legato il loro nome a vini di prestigio. Oltre alla zarina Caterina e al suo prediletto Tokaj, fu lo Champagne ad essere felicemente abbinato alle donne di quell’epoca. Pensiamo a Madame diPompadour, la favorita di Luigi XV. La Marchesa affermava che solo lo Champagne può rendere più graziosa una donna dopo averlo bevuto. Si racconta che proprio sul suo bel seno fu ideata la coppa ideale. Questa congiunzione non fu l’unico tributo che il mondo femminile offrì al famoso vino. Madame Nicole Barbe-Ponsardin, vedova dopo solo sei anni di matrimonio di FrançoisClicquot, creò una nuova marca e svolse un ruolo fondamentale nell’affermazione dello champagne come uno dei vini favoriti negli ambienti dell’alta borghesia e della nobiltà europee. Nella sua Maison venne elaborato il sistema del remuage e il perfezionamento del dègorgement, due basilari operazioni del processo di spumantizzazione.

Anche Madame Pommery ha fatto del suo champagne un’opera d’arte, o più propriamente, un’opera dell’Arte di Vivere. Rimasta anch’essa vedova in età giovanissima fu un’imprenditrice illuminata, tenace ed ambiziosa che conquistò i mercati nazionali ed internazionali, stravolgendo senza esitazioni le regole della gestione aziendale.

Più vicino ai tempi nostri è LyliBollinger. Una donna che quando nel 1941, prese le redini della cantina avviata nel 1829, riuscì a  raddoppiare la produzione. Nella continua ricerca della qualità, attraversava in bicicletta i suoi vigneti per controllare costantemente lo stato delle uve e partecipava personalmente alle degustazioni dei suoi vini.

Ai nostri giorni, grazie anche all’Associazione Nazionale de Le Donne del Vino”, tra le donne e il vino esiste un rapporto nuovo e ricco, ancora da esplorare nella sua totalità. Dalla brillante intuizione di un imprenditrice toscana che ha sentito l’esigenza di confrontarsi con altre imprenditrici su temi comuni, l’associazione promuove la cultura del vino e del buon cibo e  valorizza  il ruolo e la figura femminile in un mondo riservatoquasi esclusivamente agli uomini.

Dal 1988 le  oltre 700 Socie danno vita ad una rappresentazione ampia e qualificata, protagonista in ogni livello della filiera.Un’interpretazione e un racconto più fresco e vivace che va dal vigneto alla comunicazione e al consumo più attento e consapevole. Un fenomeno nuovo che ha visto l’universo femminile capace di sdoganarsi dall’ombra di padri, fratelli e mariti e affermarsi sempre di più con una riconosciuta capacità di cogliere nel vino, al di là della sua materialità, la dimensione culturale, storica e affettiva.