“Il mistero degli ausiliari della sosta”

ausliari del trafficoCIVITAVECCHIA – “Perché gli Ausiliari della sosta non riescono ad ottenere un orario decente, considerato tra l’altro che le aree dei parcheggi blu sono state più volte incrementate. Perché il loro orario non viene portato ad otto ore? Che mistero c’è mai sotto?”. Sono gli interrogativi che pongo il Consigliere comunale dei Verdi Alessandro Manuedda e l’ex Consigliere del Prc Roberto Bonomi, all’indomani dell’incremento da 4 a 5 ore delle ore lavorative degli addetti al controllo della sosta. Un incremento assai limitato e chiaramente al di sotto, per la retribuzione ottenuta, di un normale standard occupazionale.
La risposta provano a darla gli stessi Manuedda e Bonomi. “A nostro avviso – affermano – la risposta risiede nel contratto di servizio concluso nel 2006 con la società Etm, che nel regolare la sosta a pagamento destina tutti i proventi al gestore e assegna al Comune solo un piccolo canone annuale. Una circostanza che risulta del tutto contraria a ciò che prescrive la legge, precisamente il Codice della Strada, per il quale gli incassi dei parcheggi blu non sono proventi di natura privata bensì soldi pubblici da assegnare al Comune, che deve riconoscere al gestore solo il corrispettivo del servizio prestato. Lo stesso Comune ha poi l’obbligo di investire il ricavato in lavori finalizzati al miglioramento della viabilità. Nella nostra città, che come è noto non appartiene alla Repubblica Italiana, si è deciso però di fare diversamente. Qui il gestore incassa gli interi proventi della sosta, ragione che presumibilmente lo spinge a massimizzare gli utili contenendo i costi del servizio, tra cui i salari degli Ausiliari. Quindi nessun mistero: la storica penalizzazione di questi lavoratori deriva da un contratto di servizio diciamo ‘singolare’, che appare in realtà concepito per tutelare il gestore piuttosto che il personale impiegato e l’intera comunità”.
Detto ciò, secondo Manuedda e Bonomi, occorrerà poi chiarire gli aspetti di fondo di tale vicenda. “Che il gestore non renda conto dell’utilizzo di tali proventi – concludono – e che lo stesso Comune, contro la legge e i propri interessi, decida di rinunciare ai soldi dovuti costringendosi a ricorrere ad altri fondi per gli interventi sulla viabilità, evidenzia infatti un problema di gestione del denaro pubblico tutt’altro che secondario, da risolvere nelle sedi appropriate”.