Un potente monologo femminile al Nuovo Gassman con Elisabetta Tulli

CIVITAVECCHIA – Torna un potente monologo al femminile al Teatro Nuovo Sala Gassman, dopo la grandezza de “La Supplente” con Silvia Brogi, lo scorso weekend Elisabetta Tulli ci ha parlato ancora del mondo del lavoro, ma stavolta su una scala instabile degli anni ’50.
“Le Ragazze di Via Savoia, 31” è un dramma eterno diretto da Eugenio Dura, una storia che sembra fortemente contemporanea e che la Tulli, scrittrice, oltre che interprete dello spettacolo, porta sulla scena con divertente consapevolezza. Quello della Tulli è uno spettacolo allegro, ma che tratta di una tragedia dimenticata: il 15 Gennaio 1951 duecento donne si trovavano tutte sulla stessa scalinata di Via Savoia 31, tutte per un unico posto di lavoro come dattilografa. Sotto il peso dei loro sogni e di un futuro di emancipazione la scala è crollata, uccidendone molte. Fra loro anche Caterina, Ester, Lucia e Rosa: le quattro donne, quattro superstiti, interpretate tutte da Elisabetta Tulli. Le basta un cappello, un foulard rosa oppure un paio di occhiali per trasformarsi in un’agitata domestica toscana o in una divertente e rassegnata mamma calabrese. Donne di altri tempi, ma che riflettono in modo così disperatamente attuale le donne di oggi, e non solo le donne.
Ancora oggi quante scale si riemppirebbero di ducento sognatori in cerca di un futuro? Tutti accalcati per un unico posto? Per non parlare poi delle frequenti discriminazioni della donna nel mondo del lavoro, che affiancano anche’esse la Tulli sul palco, ricondotte però agli anni ’50. Allora, nel secondo dopoguerra, quando la situazione era così incredibilmente simile a quella odierna, quelle duecento donne hanno sfidato una scala precaria pur di rivendicare la loro importanza, la loro volontà di ottenere quello per cui in molte ancora lottano: la libertà e l’indipendenza.
La scenografia sintetica e minimale, rende alla perfezione il gioco di personaggi messo in atto dalla Tulli. Col suo aggrovigliarsi di vestiti sospesi, la scenografia crolla come le scale, lasciando, delle donne sognatrici, solo gonne e cappotti.

Lorenzo Piroli