Dagospia: “Privilege causa del fallimento di Banca Etruria”

CIVITAVECCHIA – Retroscena a dir poco inquietanti quelli apparsi su “Dagospia”, la nota pubblicazione web curata da Roberto D’Agostino, in merito alla vicenda Privilege Yard. Riprendendo un articolo del giornalista Giacomo Amadori apparso sul quotidiano “la Verità”, Dagospia sostiene che il colpo di grazia che ha portato al fallimento di Banca Etruria sia imputabile al finanziamento del cantiere “Privilege Yard” a Civitavecchia. Già al centro di infinite vicissitudini legali e politiche, la Privilege continua ad essere quell’oggetto misterioso che periodicamente balza agli onori, o disonori, delle cronache nazionali. Dalle migliaia di documenti al vaglio degli inquirenti per il fallimento della Privilege emergono scenari in cui Banca Etruria opera con estrema leggerezza rispetto alla concessione del mega finanziamento da 100 milioni di Euro a favore della Privilege. Sostiene l’articolo di Dagospia che:” La pratica venne seguita personalmente dall’ allora direttore generale di Bpel, Luca Bronchi (recentemente assolto ad Arezzo dall’ accusa di ostacolo alla vigilanza), che accettò di appoggiare l’ impresa civitavecchiese e che partecipò anche a un’ estenuante trattativa portata avanti con Barclays e con La Via. Agli incontri presero parte anche l’ex sottosegretario all’ economia Mario Baldassarri (consulente dell’ armatore) e l’ex presidente ad honorem della Privilege, Vincenzo Scotti. Alla fine gli istituti accettarono di finanziare lo scafo, nonostante La Via non avesse mai voluto rivelare il nome del presunto committente (per gli inquirenti inesistente).” Oltretutto, anche la procura di Arezzo, oltre quella di Civitavecchia: “considera questa nave mai conclusa una delle cause della rovina di Etruria, la quale nel 2012, come capofila di un pool di istituti di credito, ha fatto consegnare al presunto bancarottiere Mario La Via 78.417.515 euro. Nel contempo l’armatore dirottava 79.200.000 euro di aumento di capitale su due società offshore per presunti progetti (per il pm si trattava di «importo del tutto ingiustificato») e devolveva una fetta dell’ incasso a Bertone.” E anche le più che consistenti elargizioni effettuate a favore di Tarcisio Bertone, dal 2008 al 2012 più di un milione di Euro, secondo le Fiamme Gialle sono tra “le circostanze che hanno contribuito ad aggravare lo stato di dissesto societario, divenuto progressivo e insanabile fino alla vera e propria insolvenza.” Non c’è pace quindi per quello che doveva essere, agli occhi del mondo, un’eccellenza tutta italiana, lo yacht delle meraviglie. Inaugurato in pompa magna nel 2008 dallo stato maggiore della politica e dell’imprenditoria nazionale e benedetto dal Cardinal Tarcisio Bertone, dal valore di mercato di 340 milioni di euro, oggi giace all’interno del porto di Civitavecchia in tutta la sua maestosa decadenza fatta di ruggine e polvere. Uno yacht mai nato, o meglio, nato relitto. Uno scandalo inaccettabile aggravato dal trattamento ricevuto dalle decine di operai, molti civitavecchiesi, che con professionalità e dedizione hanno, fino alla fine, cercato di difendere il proprio lavoro, ma vittime, loro malgrado, dell’ennesima brutta pagina di una storia italiana.

 

Ismaele De Crescenzo