Sochi 2014: ricorderemo più le proteste o lo sport?

Il palmarès olimpico italiano è attualmente fermo a 6 medaglie olimpiche, conquistate grazie ai nostri atleti nelle pratiche dello short track, un argento e due bronzi, dello sci alpino, un argento e un bronzo e dello slittino dove abbiamo ottenuto il terzo posto sul podio.

Nel frattempo è proprio di stamattina la richiesta da parte di Amnesty International di rilasciare immediatamente nove persone arrestate nel centro di Soci. Tra queste figurano le due ex prigioniere di coscienza del gruppo Pussy Riot, Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina, che hanno denunciato di essere state fermate per la terza volta in tre giorni dopo essere state pedinate attraverso la città di Sochi.
L’arresto di oggi, secondo le autorita’, sarebbe legato a un furto nell’hotel in cui le due Pussy Riot alloggiavano. Le due attiviste hanno dichiarato di essere state arrestate per impedir loro di realizzare un video musicale che avevano intenzione di girare, dal titolo “Putin v’insegnera’ come amare la vostra Madrepatria”.
“Nella Russia di Putin, le autorita’ hanno trasformato i cerchi olimpici in manette per bloccare la liberta’ d’espressione” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. “Questi arresti sono oltraggiosi. Abbiamo notizia di altri arresti nella zona di Soci quasi ogni giorno. Il Comitato internazionale olimpico deve esprimere ferma condanna. Le autorita’ stanno prendendo di mira persone che esprimono le loro opinioni. Questa spirale di violazioni dei diritti umani intorno al Villaggio olimpico deve cessare”.

Qualche giorno prima era stata fermata l’ex parlamentare italiana Vladimir Luxuria in compagnia di due membri della trasmissione televisiva “Le Iene” per essersi presentata, con regolare biglietto e pass, con una gonna arcobaleno e una chioma multicolore davanti all’entrata dei giochi Olimpici. I tre sono stati rilasciati più tardi , dopo essere stati portati via in macchina, su una statale in aperta campagna fuori dalla zona dei giochi. Nonostante questo Luxuria sembra per ora essere stata la prima ad attirare davanti a se fotografi e bambini, colpiti dalla stravaganza dei suoi abiti, nonostante le norme restrittive varate da Putin. Alle telecamere dopo essere stata rilasciata l’ex parlamentare parla così “La modernità non è soltanto la tecnologia di questo bellissimo parco olimpico, ma anche l’apertura mentale in tema di diritti per la difesa delle minoranze sessuali”. Poco importa se la polizia la porta via davanti allo stadio dell’hockey, lontano da sguardi indiscreti, dopo averla probabilmente tenuta costantemente sotto controllo: con il suo show al parco olimpico ha già vinto l’oro della prima e unica provocazione in materia di diritti gay.

La polemica principale di questi giochi, per chi non lo sapesse, è nata intorno alle leggi sull’omosessualità recentemente varate in Russia. A giugno 2013 entrava infatti in vigore la legge secondo la quale è vietata la “propaganda omosessuale”, una definizione strategicamente vaga. Effusioni e manifestazioni omosessuali sono bandite dalle strade e i luoghi pubblici e i mass media del Paese, prevedendo multe anche molto pesanti ( dai 100 euro per le persone fisiche ai 19mila-23mila euro per le aziende e le società). Sul web, le aziende potrebbero venire chiuse per 90 giorni, gli stranieri colpevoli detenuti per 15 giorni e poi espulsi. E’ reato parlare in pubblico anche solo dei diritti dei cittadini gay. Ma soprattutto è messa bando preventivamente la possibilità di eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di “propaganda gay”.

Molti leader mondiale non hanno voluto partecipare alla cerimonia di inaugurazione per questo motivo, così il 7 febbraio si sono inaugurati i giochi olimpici invernali di Sochi con alcune assenze illustri sugli spalti: Barack Obama, Angela Merkel, François Hollande e James Cameron non hanno presenziato alla cerimonia, anche se Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito sono tra le 88 Nazioni partecipanti ai Giochi,
l’ex premier Letta aveva invece partecipato in quanto era per lui doveroso far sentire agli atleti italiani la presenza e la vicinanza dello stato in questi giochi.
Lo scivolone riguardo questo argomento c’era stato anche per la “Coca Cola” sponsor ufficiale dei giochi Olimpici che in una campagna promozionale lanciata sui social networks dove gli utenti avevano la possibilità di inviare una lattina elettronica ad un loro amico contenente una parola e il logo di Sochi 2014 avevano praticamente bloccato l’immissione della parola “Gay” sostituita con il messaggio “Oops, facciamo finta che non l’hai digitata”.

Persino il segretario dell’Onu Ban Ki Moon mesi prima dall’inizio dei giochi aveva esortato il mondo a sollevarsi contro gli attacchi a lesbiche e gay, ad opporsi agli arresti, incarcerazioni e restrizioni discriminatorie.
200 scrittori internazionali hanno scritto inoltre un appello a Putin condannando la legge contro la propaganda omosessuale e le due contro la blasfemia dove autori e giornalisti rischiano la persecuzione per le loro idee e sono costretti quindi al silenzio.
Nel frattempo in Italia ci sono state manifestazioni di protesta davanti all’ambasciata russa a Roma con manifestanti ed immense bandiere arcobaleno; ad Urbino con una certa ironia è stata lanciata l’Olimpiade contro la discriminazione di omosessuali e transessuali, tra le specialità previste il “tiro al Putin”, il lancio della borsetta e la corsa sui tacchi a spillo. Putin, nonostante le proteste, aveva in una nota stampa ufficialmente dato il benvenuto ai giochi anche da parte delle persone con orientamenti differenti, nei giorni passati ha “addirittura” abbracciato pubblicamente una nota atleta russa dichiaratamente omosessuale, anche se il video su YouTube è stato eliminato dopo poche ore.

E’ impossibile condividere le posizioni del governo russo, i diritti devono essere per tutte e tutti subito ed ovunque, ma non bisogna neanche strumentalizzare questo discorso che ci riporta in un clima di guerra fredda mai finita. Siamo sicuri che le nazioni liberaliste che attaccano la Russia difendono davvero in casa gli omosessuali, negli Usa il matrimonio omosessuale è consentito solo in 16 stati su 50, in Italia non ci sono ancora leggi contro l’omofobia e non si riesce ad accettare nemmeno un dibattito sul matrimonio e le unioni civili omosessuali.
Di strada da fare ce ne sarebbe molta e per tutti, e nel frattempo per chi non se ne fosse accorto, le gare olimpiche continuano.