“Prendiamo esempio dalla virtuosa Allumiere”

AllumiereCIVITAVECCHIA – Domenica 21 agosto, giorno del Palio delle contrade di Allumiere, è una delle giornate più calde di quest’estate un po’ bizzarra che concentra alte temperature proprio sul finire della stagione più bella dell’anno, quasi a voler regalare tempo sereno, un premio per la lungimiranza su un evento che da 47 anni è il motore economico e sociale di una città nata grazie alla scoperta e alla produzione oltre cinque secoli fa dell’allume.
Decido, nonostante l’afa e la calura, di salire in collina per vedere questo spettacolo carico di sentimento popolare ma soprattutto di amore per il proprio paese che sembra essere così assente dalla mia adorata Civitavecchia e del suo bellissimo mare che vedo nello specchietto retrovisore della mia auto sempre più ostaggio del nero delle navi del porto e del carbone della centrale. E soprattutto ostaggio di un’amministrazione che ha deciso da due anni a questa parte di non sostenere la popolazione nelle sue tradizioni più importanti, come il Carnevale, l’Assalto Saraceno, la manifestazione romana alle Terme Taurine e quella francese al centro storico e il corteo storico di Civitavecchia per la festa patronale di Santa Fermina. Tutti eventi uccisi, nonostante gli sforzi dei volontari della Pro Loco locale e di tanti civitavecchiesi appassionati della loro terra, dall’ignoranza e dal menefreghismo imperante che si materializza proprio con quella nuvola scura che aleggia minaccosa sopra la mia città.
Così parto per Allumiere arrabbiata per come è andata quest’estate, e mi rendo conto che come di consueto rispetto a qualche anno a questa parte è stata organizzata da una ben studiata regia per disintegrare il tessuto connettivo, la colla che tiene insieme la popolazione civitavecchiese, le sue feste e le sue tradizioni perchè così si governa meglio un popolo addormentato e assuefatto al peggio.
Con il mare in tempesta dentro di me mentre raggiungo il grazioso centro collinare, i profumi dell’aria allumierasca mi calmano e mi tranquillizzano, rimandandomi ai ricordi di me da bambina, del palio e dei suoi simpatici asinelli, delle castagne e soprattutto dei colori di questo posto durante il suo bellissimo autunno. Arrivo, raggiungo a piedi il cuore della manifestazione, la piazza, passando per le stradine tirate a lucido, senza cassonetti della spazzatura perchè Allumiere, comune virtuoso, ha avviato con grande successo da anni la raccolta differenziata, evolvendosi prima di Civitavecchia che in questo senso è rimasto all’età della pietra. Il paragone è inevitabile perchè da troppe sere ormai si vedono nella mia città cassonetti stracolmi di rifiuti di ogni tipo saccheggiati da poveri cristi in cerca di qualcosa da recuperare per tirare a campare.
Ad Allumiere le contrade e le case sono tutte adornate e abbellite con i colori di appartenenza, mentre quasi tutti gli allumieraschi, felici per il loro palio, soprattutto quelli più giovani, portano fieri le maglie del proprio rione. Anche i bambini di pochi mesi sono caratterizzati da un fiocco o un fazzoletto che li connota come piccoli contradaioli. Loro hanno già il palio nel sangue e questo è un investimento che vale più dei milioni di euro che la più grande azienda di produzione di energia elettrica elargisce ogni anno a un tale che non è neanche di Civitavecchia per fare il solito polpettone riscaldato degli eventi estivi che durano solo tre settimane.
Perchè quei piccoli allumieraschi saranno un giorno gli amministratori che si batteranno come leoni per difendere il loro paese da speculatori forestieri mentre i piccoli civitavecchiesi, quelli sguinzagliati dai genitori che sono già anestetizzati a questa triste situazione, si bagnano ogni sera nella fontanella multicolore che è diventata il pisciatoio della Marina e che saranno, quei piccoli civitavecchiesi, da grandi le vittime inconsapevoli, come lo sono stati i loro genitori, di gente senza scrupoli che baratta la salute della nostra popolazione per fini personali. Per i restanti undici mesi Civitavecchia deve ringaziare solo ed esclusivamente la sensibilità della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia e di alcune aziende private che intervengono per colmare il tristissimo vuoto culturale, organizzando a proprie spese eventi su cui gli abili voltagabbana di turno lanciano con la faccia come il travertino il loro cappello e si prendono tutti i meriti.
Continuo a camminare e gli occhi si fermano sulla fontana centrale, la “fontana tonna”, come la chiamano qui, e i ricordi dell’acqua che bevevo da bambina dalle cannelle di questa fontana che oggi sembra minuscola si fanno sempre più nitidi dentro di me e mi rimandano a quel legame che unice Allumiere e Civitavecchia, l’acquedotto che portava il prezioso oro blu dalle sorgenti dei Cinque Bottini e del Passo della Vecchia a Civitavecchia per quasi duemila anni. Mi volto e le case basse dei minatori in piazza, oggi trasformate in graziose dimore estive di tanti forestieri, mi ricordano poi della scoperta e della lavorazione dell’allume di rocca proprio in questo paese e dell’importanza che ha avuto per lo sviluppo economico e sociale di Civitavecchia e del suo porto.
Mi chiedo perchè allora Allumiere, che è un paesino piccolo, è riuscito riesce a fare tanto, trasformandosi da borgo minerario e dormitorio di minatori in una ridente località turistica e festaiola e soprattutto attingendo proprio dal suo passato lo stimolo e la forza per fare bene e svoltare la sua economia e la mia Civitavecchia sia invece regredita dai fasti della sua gloriosa storia diventando il crogiuolo delle cose più nefaste e immonde del centro Italia, nonchè la sede scelta per bruciare l’immondizia, oltre che il carbone e per cementificare l’ultimo tratto di costa fruibile , quello della Frasca, spalancando le porte della città alla desertificazione dell’ambiente e delle coscienze.
Passeggio tutt’intorno alla piazza principale che è un tripudio di colori e bandiere e stemmi delle sei contrade e delle grida di incitamento dei contradaioli e mentre inizia la manifestazione con la sfilata dei costumi storici delle contrade di Allumiere vedo moltissimi civitavecchiesi che vi prendono parte come figuranti. Riconosco molti di loro come i volontari della Pro Loco di Civitavecchia rimasti orfani delle loro amate manifestazioni storiche e mi salutano come se fossero diventati allumieraschi anche loro. Non riesco a non desiderare di esserlo anche io in questo giorno e in questo paese che oggi è riuscito a farmi sorridere e mentre l’asinello della Nona vince il palio guidato da un fantino pure tecnologico con tanto di videocamera sul casco di protezione, mi fermo a parlare e mi complimento con tanti allumieraschi e lo faccio con vera ammirazione per il lavoro fatto e per la riuscita di una manifestazione dove tutta la città ha guadagnato non solo economicamente ma soprattutto nel sentimento di appartenenza popolare che ogni anno diventa sempre più forte e radicato. E che è l’essenza di una comunità.
E’ sera, il tramonto che potrebbe essere bellissimo visto dalla Braccianese Claudia che percorro in auto per tornare a casa è disturbato ancora dal nero dei fumi delle navi che attraccano al porto e da quello che esce dalla ciminiera della centrale Enel, come lo era l’orizzonte azzurro del pomeriggio, lasciando a pochi eletti tanti vantaggi economici e alla stragrande maggioranza della popolazione disturbi respiratori e patologie più o meno gravi e un tasso di disoccupazione da profondo sud del mondo.
Non riesco a trattenere lacrime di rabbia per tutto quello che conosco della mia città, delle sue potenzialità e delle mille aspettative che ciclicamente ritornano, come un triste refrain, ma che non si realizzano mai, e per come la vedo mortificata e violentata ogni giorno in ogni suo aspetto perchè proprio non riesco ad accettare di lasciarla morire senza tentare di fare qualcosa, mentre la radio trasmette “People have the power” di Patti Smith.
Ed è proprio questa canzone che mi fa tornare il sorriso perchè penso che solo la popolazione civitavecchiese, se avrà il coraggio di ribellarsi, potrà cambiare il corso negativo della sua città. Proprio come hanno fatto gli allumieraschi con il loro palio delle contrade e con i loro asinelli, lungimiranti nel credere fermanente che una semplice manifestazione di paese potesse fare crescere economicamente e culturalmente la propria terra.
Anche Civitavecchia può farlo se prederà esempio da realtà virtuose come Allumiere, facendo attenzione a tutto quello che l’occhio può vedere e considerare come possibile volano di sviluppo e crescita ma soprattutto a quello che soltanto il cuore può suggerire, l’amore incondizionato per la propria terra.
Senza paura, con forza, coraggio e conoscenza, perchè il popolo ha il potere di cambiare le cose. E la storia, quella di Civitavecchia e i generale della nostra bella Italia, lo dimostra e conferma da sempre.

Roberta Galletta – Presidente Italia Nostra Onlus Civitavecchia