“Vogliamo il completamento della Orte Civitavecchia, ma non nella Valle del Mignone”

TARQUINIA – Iniziano ad arrivare reazioni sulla recente ordinanza del TAR del Lazio che ha accolto il ricorso dei cittadini, degli agricoltori e delle associazioni ambientaliste contro l’anomala e poco spiegabile adozione da parte del Consiglio dei Ministri del provvedimento di compatibilità ambientale sul completamento della SS 675 Orte – Civitavecchia, tratto Monteromano est – SS1 Aurelia, che localizza questa ultima parte dell’opera nella Valle del Mignone, zona protetta da stringenti direttive nazionali e comunitarie.

La conferma della fondatezza di queste preoccupazioni viene infatti ribadita in via preliminare dalla ordinanza della prima sezione del TAR del Lazio che in data 28/02/2018 ha dichiarato, in merito al ricorso degli stessi Cittadini ed Associazioni contro il provvedimento del Consiglio dei Ministri che “le esigenze del ricorrente sono apprezzabili favorevolmente e tutelabili adeguatamente con la sollecita definizione del giudizio nel merito”.

Unitamente a espressioni di comprensibile soddisfazione di molti cittadini verso il riconoscimento dell’importanza e della fondatezza delle critiche a questo tracciato si riscontrano tuttavia alcune posizioni strumentalmente critiche nei confronti del provvedimento del TAR.

E’ il caso del presidente Unindustria di Civitavecchia che recentemente si spinge a sostenere la disastrosa scelta di ANAS di localizzare nella Valle del Mignone un’opera sonoramente bocciata dal Ministero dell’Ambiente in un territorio fragile, delicato e iperprotetto dalle direttive EU.

Afferma infatti il presidente di Unindustria di Civitavecchia e membro del Comitato portuale: “la nostra Associazione appoggia e sostiene la scelta di Anas di proseguire nella progettazione rispettando le prescrizioni stabilite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che lo scorso dicembre ha dato il via libera all’infrastruttura”.

Ebbene al dirigente di Unindustria tutto si può riconoscere tranne una approfondita conoscenza del procedimento e delle sue carte nonchè un primario sincero interesse per l’ambiente e la sua difesa.

Infatti, in merito alle fantomatiche prescrizioni stabilite dalla Presidenza del Consiglio, se solo avesse davvero letto il provvedimento e gli allegati dello stesso non si esporrebbe in questo modo poichè le prescrizioni in oggetto sono solo un enunciato che non esprime alcuna sostanza tecnica, una tacitazione per le coscienze di chi ha dovuto prendere una decisione contro l’evidenza dei fatti, insomma.

E non potrebbe essere diversamente perchè per ben due volte (e qui invece le carte cantano chiaramente) la CTVIA – massima espressione tecnica governativa – senza mezze misure ha definito l’opera “immitigabile nè compensabile nemmeno tramite le più severe, stringenti e costose prescrizioni ambientali”.

Quanto all’interesse suo e della sua associazione nei confronti dell’ambiente non occorre andare troppo lontano… basta scorrere i principi che per mandato Unindustria assume come propria mission: “…costruzione di progetti e proposte strategiche e operative, orientate ad intercettare e rappresentare gli interessi collettivi delle nostre aziende” oppure “creare un ecosistema favorevole per le aziende associate e contribuire alla definizione di politiche industriali per il sistema economico del Lazio e del Paese, sempre in stretta sinergia con Confindustria.”

Ecco… finchè gli interessi che rappresenta saranno quelli del profitto delle aziende associate e finchè l’ecosistema (sic!) che vuole difendere è quello favorevole per le medesime aziende sappia che le sue analisi (peraltro poco documentate) sono rispedite al mittente da chi invece ha un sincero e disinteressato attaccamento a quelle aree che, sempre dalla Commissione del Ministero dell’Ambiente sono state definite: aree utilizzate nella stessa forma per centinaia di anni e che costituiscono quindi un vero e proprio patrimonio di valore anche storico e culturale, oltre che semplicemente paesistico”.

Sempre dalla stessa parte ci troverete, perchè in fondo tutti vogliamo il completamento della Orte Civitavecchia, ma non a tutti i costi, non nella Valle del Mignone. Guardiamo invece alla messa in sicurezza ed all’adeguamento della SS 1 Bis, da troppi anni abbandonata in condizioni di estremo pericolo per gli automobilisti: questa potrebbe costituire una valida alternativa ad un progetto quanto mai distruttivo, che potrebbe dare occupazione locale e tempi certi e rapidi di realizzazione.

 

Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia