8 Marzo: diritti in prima linea

Sono stati revocati dalla Asl RM 4 i protocolli con i quali si affidava all’associazione cattolica antiabortista, difendere la vita con Maria, l’inumazione dei prodotti abortivi anche contro  la volontà della madre.  Tale intesa ,a cui ha fatto seguito la concessione di un terreno all’interno del cimitero da parte del Comune di Civitavecchia, ha suscitato polemiche e prese di posizione da parte di molte donne. Il gruppo “Donne a difesa della legge 194” è stato uno dei maggiori interlocutori a chiedere la revoca e con uno dei suoi rappresentanti, Valentina Di Gennaro, cerchiamo di approfondire la loro posizione al riguardo
 
La concessione del terreno da parte del Comune di Civitavecchia all’ associazione cattolica è stato per voi un campanello d’allarme sulla messa in discussione della legge 194/78, perché?
La legge 194/78 è stata una legge che ha avuto un iter molto articolato, è stata scritta dopo un grande dibattito nel Paese e fu sottoposta anche a Referendum.
La legge, conosciuta come la legge che legalizza l’aborto in Italia, in realtà è la legge della maternità consapevole che ha permesso a tutte le generazioni di donne di vivere la propria capacità riproduttiva autodeterminandosi. 
Questa legge, di fatto, mette al centro la donna e la sua libera scelta. Il legislatore, inoltre, segnò il limite di 12 settimane come limite per poter interrompere volontariamente la gravidanza, dovendo in qualche modo segnare un confine scientifico al passaggio da embrione a feto. Se qualcuno decide di dare la soggettività giuridica a gli embrioni e ai feti sotto ad una certa età gestazionale, di fatto, criminalizza tutte le donne che decidono di abortire volontariamente.
 
La revoca da parte della Asl dell’intesa con l’associazione non vi soddisfa completamente , quali sono le motivazioni?
La delibera di revoca della ASL RM4 contiene già al suo interno la decisione di proporre una manifestazione di interesse verso quei soggetti interessati a svolgere il Servizio di inumazione dei feti e la rimodulazione di un nuovo protocollo. Volontà che ci è stata esplicitata anche durante il nostro ultimo colloquio con la Direzione Sanitaria. 
Siamo ancora quindi nel bel mezzo della lotta. 
 
Siete state definite estremiste nella vostra posizione, è così?
Le proteste che riguardano i diritti civili delle donne sono battaglie che richiedono coraggio. Coraggio, nello scardinare gli stereotipi di genere che sono ancora così presenti nella nostra società.
Soprattutto lo stereotipo legato alla maternità, del destino della donna volto solo alla riproduzione. Coraggio, perché Messina conquista è per sempre, per le donne, e la legge 194/78 è sempre stata oggetto di attacchi.
Noi siamo rappresentative di tante donne e diverse generazioni di donne che, a vario titolo, hanno dedicato la loro vita alla salvaguardia dei diritti delle donne. Ricordiamoci per un secondo cosa significa l’aborto prima della 194. Donne costrette alla clandestinità e spesso, alla morte. Morti per auto procurati aborti o morti sui tavoli delle mammane o aborti clandestini nelle cliniche private dei primari timorati di Dio in pubblico.
L’aborto, quindi, fa parte della storia delle donne dall’alba dei tempi e noi lo sappiamo bene. Ecco perché solidarizziamo con le donne che possono anche scegliere di inumare il prodotto del loro aborto, così come prevede la legge. Ma che lo faccia l’istituzione pubblica, laica e sicura. Come parte della presa in carica della donna che abortisce, non una associazione confessionale. Non credo che ci sia niente si estremista in questo. 
 
Cosa chiedete sia alla Asl che al Comune di Civitavecchia ?
Alla ASL RM4 chiediamo che non proceda più nella manifestazione di interesse per la ricerca di associazioni che possano svolgere il Servizio di inumazione feti non fosse altro perché, su ammissione della stessa Asl, nessuna donna ha mai richiesto di inumare. Quindi è un servizio che adesso ha costi zero. 
Al Comune chiediamo la revoca della determina dirigenziale firmata dal dott. Iorio, che concede del terreno del cimitero all’associazione “difendere la vita con Maria.”
 
Dal tuo punto di vista perché in questo periodo storico le donne sono vittime di violenza, sette femminicidi in sette giorni; vengono messi in discussione diritti che si  pensavano acquisiti da oltre 40 anni; si prova a demolire istituzioni come La casa internazionale della Donna a Roma; Cosa sta succedendo?
 
Innanzitutto non bisogna parlare della violenza alle donne come un fatto emergenziale  perché non c’è eccezionalità: la violenza sulle donne è un fatto sistemico nel senso che avviene in un contesto sociale, politico, culturale che non solo provoca ma agevola la violenza contro le donne. 
Ciclicamente, quando i governi propongono leggi securitarie, repressive, o come nel caso della casa internazionale della donna, leggi che applicano meri protocolli senza pensare al contesto sociale, lo si è fatto sempre sul corpo delle donne.  È storicamente terreno di scorribande politiche. 
Ecco perché il ruolo delle donne che di auto organizzano e lottano per i propri diritti è, da sempre, sentinella di democrazia