“Perché nella mia scuola nessuno si è opposto al Green pass”

LADISPOLI – Dal Dirigente scolastico dell’IC Corrado Melone di Ladispoli, Prof. Riccardo Agresti, riceviamo e pubblichiamo:

“Osservando le condizioni miserevoli di tante persone e l’esistenza di Paesi con Leggi ingiuste e con libertà violate, ci sarebbe da adirarsi moltissimo e vergognarsi nel restare senza far nulla. Invece, in questo periodo, c’è una sollevazione di scudi su un argomento incredibile: l’importanza o meno di salvaguardare la salute del prossimo.
È stato postato su Facebook il commento di un avvocato che affermava, giustamente, che le circolari della dirigenza scolastica non sono fonti di diritto, ma solo indicazioni operative e gestionali e possono essere rifiutate contestandone il contenuto (aggiungo io). Il riferimento era alle deleghe (non previste espressamente dalla norma) del controllo della validità del green pass all’ingresso a scuola e quindi la possibilità, da parte dei delegati, di rifiutarsi di eseguire il compito affidatogli.
Vorrei allora spiegare perché, nelle Scuola che dirigo, non solo nessuno si sia sognato di rifiutarsi, ma perché tutti i lavoratori non hanno difficoltà a mostrare il green pass per andare a lavorare. Infatti, non potendo io essere presente in tutti e 6 i plessi delle due Scuole che dirigo, per ovvi motivi organizzativi, ho delegato miei stretti collaboratori ed il personale collaboratore scolastico a controllare la validità dei green pass per coloro che risultano “rossi” dal sistema informatico del SIDI.
Nessuno ha contestato le mie direttive, semplicemente perché ho spiegato loro, soprattutto ai più dubbiosi, il senso del mio ordine di servizio.
Ho chiesto loro se fossero a conoscenza che fumare, ubriacarsi o drogarsi faccia male a sé stessi ed agli altri. La risposta, basata su dati scientifici oggettivi, è stata affermativa riferendosi a sé stessi. A chi dubitava del danno agli altri ho chiarito che il fumo passivo è cancerogeno quanto quello inalato da chi fuma direttamente; che chi è ubriaco, perdendo il controllo delle proprie azioni, può addirittura uccidere inconsapevolmente (ad esempio guidando o picchiando) e chi si droga, oltre a quanto indicato per chi si ubriaca, finanzia anche i traffici illegali delle organizzazioni criminali che seminano morte fra chi li contrasta.
Fumare, consumare alcoolici e drogarsi è strettamente vietato entro il recinto scolastico per le motivazioni su riportate ed il senso non è solo quello di limitare il danno a chi fuma, beve alcool o si droga. A moltissimi di noi (purtroppo non a tutti) dispiace se qualche nostro simile stia male o muoia e la Legge italiana segue questa linea di condotta. Diciamo che è la nostra società civile che difende sé stessa ponendo dei limiti ai comportamenti umani che possano recare danno ad altri esseri umani. Ovviamente concordo con chi ritenga che il divieto dell’omicidio sia una limitazione della propria libertà personale, ma è evidente che chi venga ucciso avrà perso totalmente la propria libertà. Chi oggi scioccamente inneggia in piazza alla “libertà”, a quale delle due libertà si riferisce? A quella di chi vuole uccidere o a quella di chi vuole passeggiare serenamente senza essere ucciso? In una società organizzata civilmente, ci deve essere una chiara linea di demarcazione (una Legge scritta decisa democraticamente) fra la libertà degli uni e quella degli altri e, in Italia, la giurisprudenza tende fortemente a salvaguardare la libertà di vivere e magari vivere bene.
Premesso tutto questo, veniamo al Sars Cov 2. Chi non ammette che esista, chi non ammette che ci sia una pandemia da CoViD 19 che ha causato un numero di morti di nostri simili esorbitante, chi non conosca cosa sia un vaccino e a cosa serva, chi crede che veramente ci sia un “combloddo” mondiale guidato da chi di soldi ne ha già da sfondarsi ed avrebbe tutto l’interesse che la malattia si diffonda per vendere più farmaci, chi non vuole ascoltare opinioni diverse da quelle indicate loro dai social prezzolati può anche non perdere il proprio prezioso tempo a leggere quanto segue.
Se siamo alla lettura di queste ultime righe significa che abbiamo almeno un minimo di conoscenza scientifica e sappiamo che la medicina non è una scienza esatta e si lavora continuamente con la statistica e lo studio delle probabilità. Tutti sappiamo che (purtroppo) nessun farmaco è sicuro al 100%: se sto male e mi curo correttamente non ho, purtroppo, la certezza di guarire definitivamente. Questo dato di fatto non comporta che rinunci alle cure e mi affidi agli sciamani, ma solo che ho coscienza che su 100 persone malate come me e che hanno effettuato la mia stessa identica cura, alcune non sono guarite affatto ed io ho questo rischio esprimibile numericamente come probabilità di guarigione. Insomma, non possiamo agire con certezze, ma solo diminuendo le probabilità di fallimento. Nella fattispecie occorre diminuire quanto possibile la probabilità che il CoViD 19 si diffonda e l’infezione causi altre morti. Per me ed i medici, la probabilità di diffusione è sempre troppo alta, soprattutto se si parla di morte.
Per quanto riguarda il virus Sars Cov 2 (ma discorso identico può essere fatto per qualsiasi altro virus), la probabilità che un vaccinato o una persona che sia stata controllata (con un tampone ad esempio) sia un portatore sano, quindi pericoloso, è estremamente basso (non essendo una persona che lavora nell’ambito medico non “sparo” numeri che però sono facilmente reperibili su pubblicazioni scientifiche o seri giornali divulgativi), mentre per chi sia non vaccinato o non controllato questa probabilità si alza notevolmente.
Il Governo non ha avuto il coraggio di obbligare alla vaccinazione tutti, ma si è limitato a frenare in contagio imponendo il controllo con il green pass, cioè dando la libertà di uccidere a determinate persone che hanno una certa probabilità, minima (anche se per me comunque grande), di assassinare e limitando la libertà di farlo ad altri che hanno una probabilità molto maggiore.
Si tratta di un compromesso, tipica modalità adottata dalle persone che stanno al potere e vogliono mantenerlo. Non li stigmatizzo perché molti, che non hanno cultura scientifica, irretiti da chi vuole il potere al loro posto, potrebbero scatenare sommosse e morti in numero maggiore di quelli che si rischiano imponendo il solo green pass. Ancora una volta abbiamo a che fare con scelte basate su ipotesi statistiche.
Una volta offerta questa spiegazione ai lavoratori della conoscenza che prestano servizio nelle Scuole che dirigo, nessuno si è opposto al controllo del green pass. Non è merito mio, ma semplicemente del rendere partecipi alle motivazioni delle norme adottate.
Nella società il discorso è lo stesso che si usa con i figli, se li si ritiene intelligenti. Le regole non si impongono (saranno irrimediabilmente violate il prima possibile), ma le si spiega e ne si spiega il motivo rendendo tutti edotti e partecipi di quelle scelte. Figli e cittadini, se ne avranno compreso le motivazioni, diverranno i paladini della legalità. Se non saranno state comprese le regole saranno violate per i più disparati motivi”.

Prof. Riccardo Agresti – Dirigente scolastico “IC Corrado Melone” Ladispoli