Ghirga: “Anche i livelli bassi di inquinamento sono dannosi per il cervello dei bambini”

CIVITAVECCHIA – Dal Dottor Giovanni Ghirga riceviamo e pubblichiamo:

I risultati di questo studio confermano il sospetto del legame tra il numero di bambini che in questo comprensorio sono affetti da disturbi del neurosviluppo, come il disturbo dello spettro autistico, il disturbo caratterizzato da deficit dell’attenzione associato ad iperattività, i disturbi del linguaggio ed altri, con l’inquinamento dell’aria anche a bassi livelli.

Una ricerca condotta dalla Keck School of Medicine della University of Southern California e finanziata dal National Institutes of Health e dall’EPA (Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) ha rivelato che l’inquinamento, anche a livelli considerati sicuri, può influenzare negativamente lo sviluppo a lungo termine della funzione cerebrale negli adolescenti. L’inquinamento atmosferico è noto per contribuire all’insorgenza di malattie, motivo per cui sono stati stabiliti limiti alle emissioni da parte delle autorità regolatorie. Tuttavia, prove sempre più evidenti suggeriscono che anche i valori di inquinamento considerati sicuri possono aumentare il rischio di problemi di salute a livello cerebrale.

Nello studio, i ricercatori hanno utilizzato i dati provenienti dalle scansioni cerebrali di oltre 9.000 partecipanti nello studio Adolescent Brain Cognitive Development (ABCD), il più ampio studio nazionale sulla salute cerebrale dei giovani. Le scansioni cerebrali iniziali sono state effettuate su bambini di età compresa tra 9 e 10 anni, e successivamente, dopo due anni, un sottogruppo di bambini è stato sottoposto a una seconda scansione cerebrale, consentendo ai ricercatori di osservare i cambiamenti nella connettività cerebrale nel tempo. In particolare, sono state analizzate le reti cerebrali di salienza, frontoparietale, nonché l’amigdala e l’ippocampo, che sono regioni chiave del cervello coinvolte nelle emozioni, nell’apprendimento, nella memoria e in altre funzioni complesse.

Successivamente, i ricercatori hanno utilizzato i dati dell’EPA per valutare la qualità dell’aria nelle residenze di ciascun bambino, inclusi i livelli di particolato fine (PM2,5), biossido di azoto (NO2) e ozono troposferico (O3). Utilizzando metodi statistici avanzati, gli scienziati hanno esaminato il rapporto tra i livelli di inquinamento atmosferico e i cambiamenti nella connettività cerebrale nel tempo. I risultati hanno mostrato che i bambini esposti a livelli più elevati di inquinanti presentavano cambiamenti nella connettività tra diverse regioni cerebrali. In particolare, una maggiore esposizione al PM2,5 era associata a un aumento della connettività funzionale tra le regioni cerebrali, mentre una maggiore esposizione al NO2 era correlata a una relativa diminuzione della connettività. Inoltre, l’esposizione a livelli più elevati di O3 era associata a un aumento delle connessioni all’interno della corteccia cerebrale, ma a minori connessioni tra la corteccia cerebrale e altre regioni, come l’amigdala e l’ippocampo.

Secondo Devyn L. Cotter, un ricercatore presso la Keck School of Medicine e primo autore dello studio, qualsiasi deviazione dalla normale traiettoria di sviluppo del cervello, che comporti una connettività eccessiva o insufficiente tra le reti cerebrali, potrebbe avere effetti dannosi in futuro. L’interazione tra le diverse regioni cerebrali consente di svolgere molteplici attività, inclusa la percezione delle informazioni provenienti dall’ambiente circostante e il modo in cui pensiamo e ci sentiamo. Molte di queste connessioni critiche si sviluppano tra i 9 e i 12 anni e possono influenzare lo sviluppo cognitivo ed emotivo normale o atipico dei bambini.

Megan M. Herting, un’altra autrice dello studio, sottolinea che la qualità dell’aria in tutta l’America, anche se rientra nei limiti stabiliti dall’EPA, contribuisce ai cambiamenti nelle reti cerebrali durante questo periodo critico (età 9-12 anni), che potrebbero essere un biomarcatore precoce per un aumento del rischio di problemi cognitivi ed emotivi in futuro. Cotter afferma che, in media, i livelli di inquinamento atmosferico sono relativamente bassi negli Stati Uniti, ma si osservano comunque effetti significativi sul cervello. Pertanto, i politici dovrebbero prendere in considerazione questi aspetti quando valutano se rendere più rigorosi gli standard attuali, conclude Cotter.

Queste conclusioni valgono anche nel nostro paese.”

Dott. Giovanni Ghirga