L’ira dei tassisti civitavecchiesi: “La liberalizzazione ci rovina”

taxiCIVITAVECCHIA – Oggi giornata di alta tensione per i tassisti di tutta Italia, compresi quelli civitavecchiesi che lamentano di sentirsi ignorati dalle istituzioni con cui hanno cercato, invano, un contatto da tempo. Ai venti tassisti civitavecchiesi e a tutti gli altri italiani la liberalizzazione e questa Authority proprio non vanno giù; la categoria si ritiene colpita a morte dall’azione del governo Monti. “Non capisco perché se la prendono con noi, non siamo una lobby come dicono, arriviamo a stento a fine mese, perché cominciano da noi?”, questo il parere condiviso tra i tassisti. Il punto su cui battono è che, secondo loro, per il cittadino non ci saranno giovamenti perché il tariffario è imposto e comunque non potrebbero far pagare le corse meno perché non arriverebbero neanche a coprire i costi di gestione dell’autovettura. Chiedono a gran voce delle agevolazioni in questo senso, auspicherebbero una diminuzione dell’assicurazione, delle riparazioni in officina, del carburante; solo allora, ritengono, si potrebbe abbassare il prezzo della corsa, che comunque è fissato dal Comune di appartenenza e regolamentato dal tassametro. O almeno così dovrebbe essere. Capita spesso infatti che ci si metta d’accordo per un prezzo forfettario che non prevede l’accensione del tassametro e, in definitiva, non sempre conveniente al cliente. “Perché non emettono regolare scontrino o fattura al pagamento? – ci chiediamo – Perché il tassametro è uguale per tutti quindi non c’è bisogno di emettere scontrino, la differenza di guadagno può essere di una decina di euro tra una macchina e l’altra, la differenza di una o due corse, ma non ci sono per il resto grandissime differenze, lo scontrino sarebbe inutile”, rispondono. Arrabbiatissimi per l’aumento dei costi e la diminuzione delle entrate, messe ancora più a rischio dal raddoppio dell’offerta previsto dalla liberalizzazione, i tassisti puntano sul fatto che il problema principale non sia l’offerta da rafforzare, bensì la domanda che è diminuita e, in quest’ottica, aumentare l’offerta al diminuire della domanda vorrebbe dire frazionare ulteriormente gli incassi. Nessun vantaggio per i clienti, più traffico, caos e meno lavoro per tutti, queste in definitiva secondo i tassisti le motivazioni del no alla liberalizzazione. “Dove hanno liberalizzato, in altri posti, poi hanno dovuto regolamentare la situazione, e noi che vogliamo fare? Che poi con la liberalizzazione, se lavoro di meno e aspetto una o due ore prima di fare una corsa, non la posso far pagare di meno, non rientro neanche dei costi”. I costi delle corse in taxi sono elevati, ma secondo i dati recenti le tariffe italiane sono agli ultimi posti tra quelle europee; è vero anche però che il servizio è più scadente rispetto agli altri Paesi europei. “Ma qualcuno di quelli che decidono ha mai preso un taxi? Ma qualcuno lo sa quanto è complicato fare il tassista? La licenza costa un sacco di soldi, il carburante anche, l’assicurazione non ne parliamo, la manutenzione ti stacca la testa, lottiamo contro le macchine che ci rubano il parcheggio e, nel caso di Roma, che intasano le corsie preferenziali, nel traffico tutto il giorno, è anche pericoloso a volte, come quel tassista che hanno ammazzato di botte tempo fa”. Arrabbiati perché rischiano di lavorare, e quindi guadagnare, di meno, aggiungere vetture dove il numero è già sufficiente e sperare che così facendo si abbassino le tariffe è in effetti ingenuo, ma ottimizzare il servizio è auspicabile, specialmente dove esso è quasi inesistente. Ad esempio la domenica e i festivi, di notte, durante la stagione turistica e in cittadine come Santa Marinella dove ci sono solo due taxi che si danno giustamente il cambio ma che, per forza di cose, non possono coprire da soli l’esigenza di un’intera cittadina a vocazione turistica come la Perla.

Francesca Ivol