“Le prime avvisaglie di un fenomeno orribile”

CIVITAVECCHIA – I genitori non ce la fanno a pagare la quota della mensa e il Comune blocca il servizio.
Sono le prime avvisaglie di un fenomeno orribile.
Bambini di scuole primarie e dell’infanzia esclusi dalle mense dei loro istituti.
“Colpevoli” di non poter pagare la retta per la refezione scolastica, e perciò “vittime” delle politiche di rigore del nostro Comune.
Perché se non paghi il servizio, non puoi mangiare il pasto caldo come i tuoi compagni di classe e si aprono due possibilità: portarti il cibo da casa e consumarlo in un’altra aula , dove i “morosi” vengono collocati, o non mangiare fino all’uscita
Pratiche dal sapore discriminatorio che servono a tutelare i bilanci comunali.
A volte il mancato pagamento è dovuto a effettiva indigenza delle famiglie, altre volte perché l’accesso alle esenzioni è complicato, altre volte ancora per pratiche scorrette dei genitori. Ma chi in definitiva ne fa le spese sono sempre i più piccoli, ai quali viene tagliato il servizio, con conseguenze educative e psicologiche tutt’altro che trascurabili.
In questo modo le eventuali responsabilità degli adulti vengono scaricate sui più piccoli.
È certamente giusto chiedere conto a quei genitori che approfittano di agevolazioni senza averne la necessità, ma la rivalsa nei confronti degli insolventi può essere fatta in altre forme, senza coinvolgere i bambini. Ad esempio, mandando cartelle esattoriali alle famiglie e procedendo ad un recupero coatto.
A volte invece si tratta di famiglie indigenti che non possono permettersi di pagare la quota. E spesso riscontrano anche non poche difficoltà per l’accesso alle agevolazioni previste.
Un fenomeno legato all’impoverimento delle famiglie legato o alla numerosità dei figli o alla perdita del posto di lavoro.
In un momento di profonda crisi economica e sociale la mensa dovrebbe essere considerata uno strumento educativo e di contrasto alla povertà, ci sembra assurdo che si vadano a colpire proprio i servizi per l’infanzia, con interventi politici che per giunta hanno effetti discriminatori.
Il welfare deve mirare alla tutela delle politiche educative e al benessere infantile ad ogni costo. I bambini non devo essere lesi in alcun modo: allontanarli dalla mensa non significa solo privarli del pasto, ma anche del loro momento di socialità; significa separarli dai loro amici, facendoli sentire diversi.
L’allontanamento dalla mensa scolastica non fa che rafforzare il senso di emarginazione e di esclusione che i bambini appartenenti a famiglie bisognose già vivono.
Il vedersi separati dai propri compagni sancisce la diversità, dà loro misura di quanto la loro condizione sia distante dagli altri.
Perché fin dalla più tenera età il bambino è in grado di percepire e farsi carico delle difficoltà familiari.
Avere la consapevolezza di non poter mangiare come tutti perché non è stato pagato il servizio, di non poter partecipare alla mensa scolastica, è diseducativo, una pratica dannosa che incide sulla strutturazione del sé del bambino, che apprende in questo modo il principio di disuguaglianza e non quello della solidarietà.
si svilupperà un senso di colpa e di vergogna che potrebbe sfociare anche in azioni di rivalsa, simili al bullismo.

Segreteria e Gruppo Consiliare del Partito Democratico di Civitavecchia