Bartolini: “L’ANPI non può celebrare il 25 Aprile insieme all’Amministrazione Tedesco”

CIVITAVECCHIA – Lettera di Lucia Bartolini al Presidente dell’ANPI Civitavecchia, Giorgio Gargiullo:

“Caro Giorgio,
ho partecipato su tuo personale invito all’iniziativa presso la Compagnia Portuale con il presidente nazionale dell’Anpi.
Invito che, nonostante siano ormai tre anni che non rinnovo la tessera ANPI, immagino mi giunga avendo tu conoscenza del legame che ho ed ho sempre avuto con l’eredità dei Partigiani.
Il mio allontanamento dalla locale Associazione, discreto e di cui non ho mai dato evidenza, non fu casuale ma dettato da un preciso dissenso.
Civitavecchia è guidata da un’amministrazione di destra, non moderata, non illuminata, in perfetta sintonia con i propri omologhi di partito e di governo: non può pertanto a mio avviso esistere alcun alibi istituzionale che possa coprire la sistematica compartecipazione ad iniziative a fianco del primo cittadino, con il conseguente annacquamento dell’azione politica in favore di uno stile tutto targhe e presenzialismi, preferibilmente a fianco di generali di corpo d’armata.
E i risultati purtroppo si vedono, se le forze antifasciste hanno perso tutto il perdibile, un po’ ovunque ma in particolare dalle nostre parti.
D’altra parte ci pensa la stessa presidente Meloni a confermare ogni giorno di più che non hanno scrupoli a sacrificare l’aspetto istituzionale alla loro immarcescibile fede politica: vedi le offese nella giornata dei martiri delle Fosse Ardeatine.
E come tutti sappiamo non è finita qua.
Proprio per questo, per la gravità del momento, ho ritenuto di partecipare, confidando in un momento di riflessione e organizzazione collettiva a cui portare il mio contributo.
Ed è quello che ho tentato di fare, dopo aver ascoltato in religioso silenzio il tuo intervento che ha spaziato dall’annuncio di lotterie all’autocompiacimento per essere intervenuto alle cerimonie ufficiali del 25 aprile dello scorso anno, sorvolando con cura sul piccolo particolare che la banda comunale non ha deliberatamente suonato Bella ciao (e mica era S. Fermina, era la Liberazione!); dopo aver ascoltato in medesima modalità la lunga lettura e rilettura storica del Presidente Pagliarulo che, considerato il consesso di esperti in materia, ha presentato più di un tratto ridondante; dopo aver ascoltato l’intervento dell’on. Ciani (che ho veramente gradito nella concretezza del racconto del suo voto contrario all’invio delle armi) e della rappresentante di Amnesty.
Il tutto condito dalla non breve prefazione storica della signora che presiedeva l’assemblea, con toni didattici quasi imbarazzanti per una platea rigorosamente di addetti ai lavori (e pure da un sacco di anni) in una città che la storia dell’antifascismo l’ha scritta.
A cui va aggiunta la puntuale e prolissa interpretazione di ogni intervento, con quello stile classico di dilatazione dei tempi che bene conosce chi è avvezzo ad organizzare iniziative politiche.
È alla partenza del secondo giro (pure un po’ spaventata di altre ore di lezione) che mi sono permessa di chiedere se fosse previsto un dibattito: la novella Rottermeyer seduta in presidenza, manco con tanto garbo, ha detto NO, solo domande e se volevo potevo chiederle qualcosa.
Ora, a parte che come noto non sono Heidi ed in ogni caso di età troppo avanzata per sorbire toni da istitutrice, ma anche volendo non ho capito cosa avrei dovuto chiederle, su quale aspetto dell’Anpi avrebbe potuto illuminarmi.
Ad ogni modo, consapevole che aveva probabilmente esagerato, mi ha “concesso” la parola, sollevando la tua evidente e assai poco istituzionale agitazione, caro Giorgio, che manco per un attimo hai smesso di alzarti e sussurrare all’orecchio di Pagliarulo qualcosa di irrimandabile che ti è venuto in mente proprio nei pochi minuti del mio intervento, mentre continuamente venivo interrotta dalla signora in presidenza e ad un certo punto dal Pagliarulo stesso con un epiteto rivolto alla mia persona: SCORRETTA.
A parte che secondo me si è sbagliato parola perché non gli è venuto altro per interrompere, ma questo non ne diminuisce la gravità.
Due proposte e un appello stavo illustrando, che qui riporto:
– La prima, il formale ricorso dell’Anpi nazionale al presidente Mattarella per le parole usate dalla presidente Meloni sui martiri delle fosse ardeatine;
– La seconda, un documento che uscisse dall’assemblea con un chiaro NO ALLE ARMI;
– Il terzo, un APPELLO per il 25 Aprile, perché nei comuni guidati delle forze di riferimento dei partiti di governo come Civitavecchia, l’ANPI non partecipi alle cerimonie istituzionali.
Questo mi è valso l’epiteto di “scorretta”.
Devo dire che più che arrabbiarmi ho provato una gran pena e non solo per il tuo preoccupante affanno, ma per il contesto generale e per il livello in cui questa città è stata trascinata.
Ma sono figlia di Partigiano, non mi arrendo e non mi spavento.
E rinnovo le mie proposte, in particolare l’APPELLO a non partecipare alle manifestazioni del 25 aprile a fianco del sindaco Tedesco e della sua amministrazione.
Ho ragione di temere che il mio appello cadrà nel vuoto, ma che almeno una cosa sia chiara: NON IN MIO NOME!
Con confermata convinzione, vi lascio alle vostre attività con i migliori auguri per la lotteria: nella consapevolezza di non leggere in voi neanche uno dei tratti dell’eredità dei Partigiani ma la semplice decadente espressione, pure qua, di quella logica spartitoria che ha prodotto i danni dell’oggi.
Tanto dovevo, a mio padre che si starà rivoltando nella tomba e non solo lui, temo.
Per una città dalle gloriose origini che non merita la mortificazione di tanto provincialismo e di una subalternità politica di cui ieri si è toccata una delle punte massime: Civitavecchia non ha bisogno di fare domande agli insipidi burocrati di turno, deve solo liberarsi dai legacci di chi le impedisce di recuperare la sua
storica vocazione a fornire risposte.
Un’ultima nota personale.
Non sono a chiedere le scuse per il trattamento che mi è stato riservato, immagino conosca anche tu il detto civitavecchiese “prendi le parole da chi vengono”: è questo il caso.
Viva i Partigiani.
Ora e sempre”.

Lucia Bartolini