Privilege: dagli annunci storici del 2007 alla crisi del mega cantiere del 2014

CIVITAVECCHIA – “Egregio direttore,
in qualità di semplice cittadino sono stato colpito dalla vicenda della società Privilege; in particolare per la situazione drammatica dei dipendenti e delle loro famiglie, ma anche per la (apparente) assurdità dell’intera faccenda. La vicenda Privilege è specchio e metafora di quello che è Civitavecchia: una città votata al minimalismo del giorno per giorno e del tutto si aggiusta, senza un vero progetto di sviluppo. Al di là delle affermazioni di solidarietà dovute, mi sembra che siano stati assai scarsi gli interventi per comprendere come si è arrivati a questa situazione. Incuriosito, ho avviato una semplice ricerca su Internet per ricostruirne i momenti salienti. Si parte da quello che i giornali locali definiscono “storico” accordo tra Privilege e l’impresa cittadina CCMS per la nascita di un distretto della nautica, alla presenza di una parata di autorità in ansia da apparizione: Ministro ai trasporti, vari assessori della Pisana, della Provincia, il promotore dell’iniziativa, e presidente di Sviluppo Lazio, il Governatore del Lazio, con ringraziamento ai due consiglieri della Privilege civitavecchiesi. Nell’aprile 2007 sulla stampa nazionale (La repubblica, La Stampa, L’Espresso) si afferma che il nuovo yacht di Brad Pitt e Angelina Jolie sarà costruito nei neonati cantieri di Civitavecchia, voluti dall’ideatore di mega yacht come il Nabila e l’Al Riad, e che lo stesso cantiere aveva già ricevuto la commessa per la costruzione di 8 yacht da 125 mt e forniti di un sottomarino tutto in vetro (sic). Una notizia del genere dà lustro e ce se ne contende il merito: nello stesso 2007 si registra una velata polemica tra l’assessore alle politiche per lo sviluppo di Civitavecchia che accusa il Presidente dell’Autorità portuale di attribuirselo ingiustamente; ancora nel 2008 il capogruppo della allora Sinistra Arcobaleno alla Provincia giustamente afferma che il progetto è anche frutto dell’azione del suo partito. Nel 2008 si celebra il completamento della chiglia del primo yacht e nel 2012 con il titolo “La flotta Privilege cresce” si annuncia che sono state trasferite nel cantiere della nostra amata città tutte le varie lavorazioni, con una ricaduta occupazionale prevista tra le 400 e le 600 unità. E’ nel 2011 che il direttore amministrativo della Privilege comunica lo slittamento al 2013 della consegna del primo yacht, con l’impegno però di avviare subito la costruzione del secondo, commissionato dall’estremo oriente. Da lì in poi, la veloce e inarrestabile evoluzione negativa della vicenda tra lavori fermi, committenti misteriosamente svaniti nel nulla e un buco che – stando alle ricostruzioni dei giornali – nessuno sembra sia in grado di ripianare.

Mi permetta a questo punto alcune riflessioni: siamo un popolo, e in particolare i rappresentanti politici, portato più alle inaugurazioni che alle manutenzioni; avviene così per i treni dei turisti, per i nuovi Vivalto, per il bike sharing etc. Tagliati i nastri, finita la cerimonia e spente le luci, tutto resta alle intemperie. Ma possibile che la politica si debba fermare all’attribuzione dei meriti e non seguire poi l’andamento dei progetti? Fermo restando che la Privilege è un’azienda privata, possibile che non ci fosse modo di monitorare un progetto come questo sotto l’aspetto economico, finanziario e territoriale? Ma la politica – e aggiungo io – anche i giornali, non si sono mai chiesti spiegazioni eziologiche? Non si può chiedere ai vari organi competenti se avessero mai dubitato della credibilità di questo progetto o avessero avuto sentore di cosa sarebbe successo? Come è stato possibile che da affermazioni altisonanti di storiche ricadute occupazionali e progetti faraonici si sia passati a problemi di chiusura del cantiere? Credo che delle risposte ci siano e potrebbero venire da chi, diversamente dei semplici cittadini, sa cosa effettivamente sia successo alla società, sempre che esistano una società, qualcuno che la gestisce con le necessarie competenze, dei committenti firmatari di contratti e un piano industriale credibile e concreto. Credo che alla caduta delle competenze si sia pericolosamente combinata anche la caduta delle responsabilità. Già in questa città non esistono investimenti, se poi quel poco che si ottiene fallisce o lo si lascia fuggire, o (come per la Concordia) diventa squallida bega politica ed elettorale e non fronte comune per lo sviluppo, il futuro di questa città diventa tragico.”

Tullio Nunzi