LADISPOLI – Leggiamo sulla stampa che si rende necessaria una manovra di oltre 40 miliardi di euro per allineare e correggere un tendenziale del bilancio dello Stato e quindi consentire al nostro Paese di stare dentro i vincoli europei.
Da amministratore locale, vivendo giornalmente le difficoltà del nostro Comune (uguale a quelle degli altri 8000 Comuni italiani), difficoltà che ci portano a metà anno per deliberare un bilancio di previsione, tutt’ora nell’incertezza di quanto lo Stato ci assegnerà come trasferimenti e senza aver ancora incassato la quota comunale per l’Ici, vorrei esporre alcune considerazioni.
La riforma del Titolo V della Costituzione ha ridisegnato un nuovo assetto della nostra Repubblica, suddividendo in 4 livelli – posti sulla stessa linea – l’organizzazione repubblicana: Stato – Regioni – Province – Comuni, tutti con pari dignità differenziandone i compiti. Ogni parte – pur nella differenziazione delle responsabilità – concorre al raggiungimento degli obiettivi della finanza pubblica. Pensate, una innovazione straordinaria che, peccato, non viene seguita andando quindi contro la nostra stessa Costituzione.
Rispettando detta riforma, gli obiettivi finanziari dovrebbero essere discussi collegialmente e per questo esiste un organismo chiamato Conferenza Unificata (Stato-Comuni-Regioni); in questa sede dovrebbe essere deciso quanto fare nel triennio successivo, se incentivare la spesa per investimenti, se rallentare la spesa non produttiva, se aumentare le spese sociali… in questa stessa sede dovrebbero essere studiati i correttivi per dare più margine a quegli Enti virtuosi, con i conti a posto, e al contrario stringere i cordoni della borsa per quelli non virtuosi.
Cosa accade nella realtà? Accade che la riforma del Titolo V della Costituzione, vigente, non viene osservata. Tutto continua ad essere deciso in modo ante riforma, da uno Stato che si crede “padrone”.
Gli oltre 40 miliardi di manovra, cercati nel rispetto della vigente Costituzione, imporrebbero che ogni livello di governo, dovrebbe partecipare alla manovra in modo proporzionale al peso che ha nella determinazione del deficit.
Da analisi statistiche, i comuni contribuiscono alla formazione del deficit per il 2012 nella misura del 3,3%, quindi posto che la manovra complessiva per il triennio 2012-2014 è di 86 mld di euro, la quota a carico dei comuni dovrebbe essere pari a 2,9 miliardi. Invece il Governo assegna ai Comuni una quota pari a 5,5 miliardi di euro.
Negli ultimi 5 anni, i Comuni hanno migliorato il proprio saldo di comparto, hanno tagliato una infinità di spese correnti, diminuendo complessivamente la propria spesa.
Che significa? Significa che i comuni dovrebbero avere la restituzione di un miliardo di euro per lo scorso anno e non subire manovre per gli anni restanti. Cosa che invece non accadrà. Il surplus (1 miliardo l’anno) viene fagocitato dal consolidato della P.A., andando a finanziare il deficit prodotto dagli altri livelli, in primis lo Stato nel quale la propria spesa primaria e quella sanitaria continua a crescere. Questo comportamento penalizza chi gestisce meglio (i comuni) e premia chi non gestisce meglio. Ma la cosa più grave è che deresponsabilizza gli altri, non facilita il passaggio ad un federalismo reale che per contro imporrebbe una corresponsabilità e collaborazione istituzionale che, tardando a venire, pone effetti negativi su tutti i cittadini, le famiglie, le imprese.
Disonesta poi appare una manovra che impone sacrifici minimi per il 2011-2012, rimandando il tutto a dopo le elezioni governative; rappresenta a mio avviso una dichiarazione di impotenza, di incapacità a governare tale da porre serie preoccupazioni per il nostro futuro.
Per tornare alla nostra realtà, il nostro Comune ha rispettato e rispetta il Patto di Stabilità; ha tagliato all’inverosimile la spesa corrente, salvaguardato al massimo la spesa sociale e gli investimenti (OOPP), ma, ad oggi, ancora non conosce l’entità dei tagli da subire, l’entità dei trasferimenti che verranno effettuati, cioè su quanto realmente potremo contare. Verrà presentato al Consiglio un bilancio provvisorio chiuso dal punto di vista tecnico, ma che lascia preoccupanti vuoti su settori importanti quali le stesse politiche sociali, la cultura, il turismo… sul quale dovremo tornare non appena ci verrà chiarito quanto realmente potremo disporre.
Roberto Battillocchi