Il tesoro della Chiesa ortodossa nella Grecia in crisi

chiesa ortodossaLa crisi continua ad imperversare senza pietà in Grecia, rischiando di innescare un mortale effetto domino per tutta la zona euro; gli effetti si fanno sentire in maniera sempre più acuta, gli indignati greci addirittura irrompono in un tg nazionale ed invitano le persone a smettere di guardare e a scendere in strada a protestare. Non bastasse la situazione tragica che sta vivendo il paese nuove polemiche si abbattono sul governo. La recente e impopolare tassa immobiliare decisa in tutta fretta domenica 11 settembre dal governo greco per rispettare gli obiettivi di bilancio imposti dai creditori del paese non toccherà infatti le tasche delle chiese e dei luoghi di culto greci, o meglio la chiesa sarà tenuta a pagare l’imposta soltanto sui beni immobili che sfrutta commercialmente.
Secondo l’opinione pubblica greca, che si è sollevata alla notizia, questa situazione fa comodo sia alla chiesa che allo stato, non conviene infatti alla classe dirigente mettersi contro un importante collante sociale come l’autorità ortodossa (tenuto conto anche del fatto che la chiesa greca è una chiesa nazionale e questo significa che vi è un legame politico fra chiesa e stato ed il suo ruolo spirituale è strettamente legato a quello politico). La chiesa ortodossa è uno dei pilastri della Grecia: la costituzione ellenica è scritta in nome della Trinità santa, consustanziale e indivisibile, i sacerdoti benedicono l’inizio dell’anno scolastico e i nuovi governi, il catechismo è insegnato nelle scuole pubbliche.
Nel marzo 2010 il governo Papandreou decise di tassare le chiese con un’aliquota del 20% sui redditi commerciali e fra il 5 e il 10% per le donazioni ricevute. I 10mila pope e i loro vescovi sono pagati dallo stato, una spesa di 220 milioni di euro all’anno. L’ex ministro delle finanze Papacostantinou aveva cercato di ridurre la partecipazione dello stato, ma non appena la notizia si è diffusa il governo ha assunto una posizione molto più sfumata. Al contrario l’attuale ministro delle finanze, Evangelos Venizelos, molto vicino agli ambienti ortodossi, non ha questo genere di velleità. Le polemiche suscitate dall’esenzione dalla nuova tassa immobiliare hanno spinto la chiesa a uscire dal suo riserbo pubblicando, Venerdì 16 Settembre, l’ammontare delle sue imposte. La direzione dei servizi economici afferma di aver pagato nel 2010 2,5 milioni di euro di imposte fondiarie e sui redditi, e riferisce di possedere 30 proprietà ad Atene (di cui sei non occupate) e 14 a Salonicco.
In risposta, pochi giorni dopo i giornali hanno pubblicato dei documenti sul patrimonio della chiesa ortodossa. Stefanos Manos, ex ministro dell’economia, valuta questo patrimonio in più di un miliardo di euro. Di conseguenza i 2,5 milioni di euro versati dalla chiesa sembrano ben poca cosa rispetto a queste cifre non confermate ufficialmente. Ma è solo di una parte dei beni ecclesiastici, gestiti dai servizi centrali della chiesa.Queste cifre non riguardano le parrocchie, in alcuni casi molto ricche, né le proprietà personali degli 80 vescovi greci che beneficiano di una larga autonomia. Senza contare neppure i beni dei 450 monasteri che dipendono o meno dalla chiesa greca (come quelli del monte Athos, che hanno uno statuto particolare). Per essere completi, questi dati dovrebbero inoltre considerare anche i beni posseduti in Grecia dai patriarchi ortodossi di Costantinopoli, Gerusalemme e Alessandria.
La chiesa è il secondo proprietario fondiario (dietro lo stato greco) con 130mila ettari di terra, è il primo azionista (con l’1,5 per cento) della Banca nazionale greca e ha un rappresentante nel consiglio di amministrazione, il vescovo di Ioannina Theoklitos, che secondo la rivista finanziaria Forbes avrebbe ricevuto nel 2008 24mila euro in gettoni di presenza. E’ facile prevedere che la battaglia a colpi di cifre continuerà, mentre i greci continueranno a languire.