Regione. Rigenerazione urbana, De Paolis: “Bene voto legge”

ROMA – “Esprimo apprezzamento per l’approvazione della Legge sulla Rigenerazione urbana, che si attendeva da tempo e che mette la parola fine al Piano Casa e alla pratica di interventi derogatori, aprendo invece alla programmazione con un importante protagonismo dei Comuni.” A dichiararlo in una nota Gino De Paolis, capogruppo Articolo 1 – Mdp alla Regione Lazio.
Per quanto ci riguarda – precisa De Paolis – abbiamo fatto la nostra parte, in primo luogo ritirando la nostra proposta di legge in materia di rigenerazione, per aprire con responsabilità una fase di discussione costruttiva con la maggioranza. Nella presente legge quindi abbiamo voluto inserire, con emendamenti mirati, alcuni punti qualificanti quali: la trasparenza e partecipazione civica, la definizione di territorio urbanizzato, con l’inserimento della Carta d’uso del suolo, periodicamente aggiornata; modifica del concetto di interventi edilizi con quello di ‘Programmi di rigenerazione’, proprio al fine di promuovere solo progetti organici e integrati, nel segno della riconversione ecologica del sistema urbano; quota di alloggi da destinare ad Edilizia pubblica e sociale, prevista per tutte le fattispecie di intervento; bonifica delle aree a carico del proprietario prima del rilascio di qualsiasi titolo edilizio, specialmente per i siti industriali dismessi. Proprio su questo ultimo punto voglio porre l’attenzione perché per Civitavecchia questo significa poter affrontare alcuni problemi annosi, come per esempio ‘Italcementi’, forti di una disposizione di legge che non lascia dubbi su responsabilità e competenze”.
“Una legge – spiega – che dà ai comuni poteri e responsabilità programmatiche e di pianificazione e che esplicita con chiarezza le proprie finalità: rigenerare in particolare gli ambiti periferici e degradati, in disagio sociale ed economico; incentivare la razionalizzazione del patrimonio esistente e riqualificare le aree produttive dismesse, limitare il consumo di suolo, potenziare e completare le opere pubbliche esistenti, potenziare la mobilità in particolare su ferro. Nel testo si specifica che gli edifici e i complessi edilizi dovranno essere tutti in regola o con la concessione in sanatoria rilasciata, le opere di urbanizzazione sono garantite, così come distacchi e altezze; nei programmi dovranno essere chiaramente esplicitate quota di ERP e opere pubbliche e ambientali da realizzare, politiche pubbliche e prescrizioni, quadro economico e partecipazione civica. Sono tutelate le aree agricole dove la riqualificazione è ammessa, ma con precise prescrizioni volte a scongiurare speculazioni, che nelle zone agricole sarebbe particolarmente inaccettabile”.
“Un lavoro estremamente approfondito quindi – conclude De Paolis – che ci vede soddisfatti, perché individua nei Comuni i soggetti principali, perché garantisce che le politiche sul governo del territorio siano scelte compiute dal basso, con il coinvolgimento dei cittadini, perché programma e non deroga, perché fornisce una spinta in più anche sul piano dell’occupazione e del rilancio di un settore come quello edile, si prende cura del territorio”.

Di diverso avviso invece il Movimento Cinque Stelle, critico nei confronti del testo: “Una legge che non ci soddisfa e che non porta a termine gli obiettivi esplicitati nel titolo – afferma il Capogruppo Devid Porrello – un testo che ha l’ambizione di rigenerare le aree urbane della nostra regione, ma che in realtà permette la costruzione anche in aree di pregio. Durante i lavori di commissione e soprattutto di aula abbiamo ribadito la nostra contrarietà a questo testo, abbiamo provato a proporre miglioramenti ma non abbiamo ottenuto i risultati sperati. E’ una legge di ‘rigenerazione’ nel titolo che si occupa poi di coste marittime e lacustri, aree agricole e tutelate, in pratica uno dei pochi casi in cui dalla commissione esce una legge peggiore di quella proposta dalla giunta, un fallimento causato dalla necessità di ‘accontentare’ tutte le anime della maggioranza e dell’opposizione di centrodestra. L’ambiguità di questo testo è evidente nella deroga all. art. 4 che indica nei comuni i responsabili della programmazione e dei procedimenti di cambi di destinazione d’uso ma che lascia un anno di tempo ai proprietari per fare quel che vogliono”.