CIVITAVECCHIA – Dallo scrittore Arnaldo Gioacchini riceviamo e pubblichiamo
Tutti ricordano il film “Lo Squalo” che Steven Spielberg realizzò nel 1975, una pellicola piena di elementi tensivi nella quale alla fine, seppure con forti perdite, l’elemento umano l’aveva vinta sull’ “orrido maligno” ( in questo caso uno squalo bianco – carcarodon carcarias). A seguito di questo film e dei suoi modesti sequel, molti hanno sostenuto, e sostengono, che si è scritto un ulteriore de profundis per i cosiddetti pescecani i quali sono stati generalizzati solo come terribili mangiatori della razza umana e che quindi in tutte le loro tipologie, specie e sottospecie, vanno solamente sterminati senza pietà indipendentemente dall’uso, alimentare o non, che poi se ne faccia. Il risultato è che, ogni anno, vengono uccisi oltre centomilioni di squali! Con la magra consolazione che nel computo sono calcolati anche gli “Spinaroli” (Squalus Acanthias – una specie protetta), che vengono catturati con le reti a strascico, visto e considerato che in alcuni Paesi ( in particolare in Inghilterra ma non solo) sono parte fondamentale del fish and chips (pesce – fritto e patatine – fritte) il quale (n.b. ), che fra l’altro, fu l’unico piatto nel Paese d’Albione (l’antico nome della Gran Bretagna – ndr) il quale ivi non venne razionato durante l’ultima guerra mondiale. Dimenticavamo di dire che per lo stesso uso “alimentare” vengono pure catturati ed, ovviamente, uccisi, anche gli squali “gattuccio” e “verdesca”. Ma come se ciò non bastasse a moltissimi di essi vengono tagliate le pinne (questo perché c’è una forte, continua, richiesta da parte del “mercato” soprattutto orientale) e poi sono di nuovo ributtati in mare a morire sul fondale senza potersi, per il suddetto motivo, assolutamente muovere andando in tal modo incontro ad una terribile fine e si può, ben immaginare, con quali terribili sofferenze. Squali che attualmente appartengono ad oltre 400 specie con la recente identificazione di un tipo di squalo “bambù” che si muove “arrampicandosi” sula barriera corallina. “Pescicani” che sono presenti in tutti i mari, oceano artico ed antartico inclusi e nei fiumi, ad es. il carcarodon zambesis nel fiume Zambesi che nuota anche a 300 chilometri dalla foce e nei laghi in questo caso solo nel lago Nicaragua che non è collegato al mare con il carcarias leucas. Pescecane grande primitivo dell’acqua, talmente primitivo che dal suo apparire (oltre 400 milioni di anni fa) non è cambiato praticamente in nulla né morfologicamente né cerebralmente per cui se un pescatore di oggi avesse la ventura, paradossalmente, di catturare uno squalo dei primordi lo individuerebbe immediatamente come tale. Squali enormi come lo squalo balena (Rinodon Typus) che può arrivare anche a 20 metri e squali piccolissimi i quali arrivano al massimo a 25 cm. vedasi lo tzuranagakobitozame (tradotto dal giapponese: piccolo squalo dalla grande testa – scientificamente citato come lo squaliolus laticuadus) insomma un esserino che sta sul palmo di una mano, eppure è uno squalo. Ma questo non è nulla se si pensa e si paragona il tutto al Megalodonte di cui si sono ritrovati resti fossili dei denti e che una ricostruzione ha materializzato in un vero mostro del mare, un gigante più grande della più grande balena azzurra, quindi ben oltre i 30 metri, con una bocca enorme all’interno della quale si sono fatti fotografare in gruppo i dieci studiosi che l’hanno ricostruito. Il risultato della incessante mattanza degli squali sono facilmente intuibili, questi straordinari selaci stanno letteralmente scomparendo dal pianeta mare e quindi dalla faccia della terra. Ennesimo vulnus che l’uomo sta recando agli equilibri naturali datosi che gli squali sono fra i più validi elementi equilibratori del mare e se si estingueranno ne risentirà massicciamente tutto l’ecosistema. Lesley Rochat (che in Sud Africa chiamano la “guerriera degli squali”) si immerge, da più di una ventina di anni, in mare aperto, senza protezione e con solo pinne e boccaglio, per dimostrare che non sono mostri “mangia uomini” come si pensa, asserendo che è meno pericoloso nuotare fra di loro ( per Lesley si tratta spesso anche di squali bianchi lunghi più di 5 metri) che camminare in un palmeto, asserendo che le noci di cocco che cadono uccidono, in un anno, molte più persone degli squali. Dice la nostra veterinaria Claudia Gilli, già direttore scientifico dell’Acquario di Genova: “ É vero che rischiamo l’estinzione e vanno protetti, spesso attaccano perché scambiano i bagnanti per otarie o pinguini e le tavole da surf per delfini”. La Rochat la quale ha fondato anche l’Associazione Ambientalista AfriOceans aggiunge anche che il suo trucco è “conoscerli in quanto non sono stupidi sanno che non siamo cibo. Se mordono è spesso per curiosità non hanno le mani per toccarti e capire cosa sei”. Per inciso Lesley Rochat sui grandi danni perpetrati dal film “Lo Squalo” la pensa uguale a chi scrive. Pescecani che hanno tantissimi nemici naturali alcuni dei quali particolarmente formidabili: le orche, i delfini, gli enormi coccodrilli marini delle foci dei grandi fiumi, i calamari giganti e le stesse balene, particolarmente le femmine quando sono con la prole, che li aggrediscono in tutte le maniere possibili ognuno con tecniche particolari ed estremamente efficaci e, sono da non dimenticare, anche le eliche e le prue delle imbarcazioni. Qualche anno dopo “Lo Squalo” Spielberg ha realizzato un toccante film dal titolo “Salvate il soldato Ryan”, pellicola che ci ha raccontato del garantire la sopravvivenza dell’ultimo elemento ( un militare) di una stessa famiglia di cui gli altri fratelli erano tutti morti al fronte. Forse quando saremo all’ultimo esemplare di squalo si penserà di lanciare una tardiva campagna per salvarli, ma, probabilmente, sarà inutile. Per ora si è solo stabilito che il 14 luglio è la “giornata mondiale degli squali” anche in considerazione del fatto che già diciassette specie sono considerate in estinzione.
Arnaldo Gioacchini