Con “Sawa” l’integrazione diventa realtà

LADISPOLI – “Sawa in lingua araba significa insieme. Ci siamo chieste se fosse possibile che un insieme di donne tra loro diverse, Italiane, Marocchine, Libiche, Indiane, Siriane, Irachene, di diversa fede religiosa, Cattolica, Musulmana, Buddista, oppure laiche e non credenti, potessero incontrarsi in un percorso comune, fatto di ricerca e reciproco riconoscimento in un contesto che spesso, ancora vede nelle differenze culturali un elemento naturale indiscutibile e immutabile. Le difficoltà non sono poche, ma forse è possibile, in quanto è successo anche a Ladispoli, quando la relazione tra donne diverse si fa paziente e si scopre l’esistenza di un elemento comune, di un’unica certa esistenza al femminile, troppo spesso minacciata da un pensiero patriarcale, dalla violenza o discriminazione di genere. Una scoperta che ci ha rese più forti, consolidando in ogni una di noi la speranza che la libertà è possibile e singolare. Ogni una con la propria storia, che poi è diversa, ma unita alle altre da una battaglia comune”. Così le associazioni “La Metamorfosi” e “Maraa” presentano il progetto interculturale di azione sociale “Donna: singolare, femminile, plurale” che ha preso il via nei giorni scorsi a Ladispoli.
“Un progetto – spiegano – che ha già maturato la necessità di aver trovato un luogo fisico, piccolo, ma accogliente sito al civico 44 di Via Fiume, un organismo organizzativo guidato dalle due rappresentanti, Sabrina Sabellico e Badia Rami, dove tra le attività in via di costruzione, abbiamo già attivato un vero e proprio laboratorio di sartoria per ora composto da tre macchine da cucire ed una taglia e cuci, macchine usate ed inizialmente fuori uso che abbiamo pazientemente rimesso in sesto. Le stoffe che usiamo provengono in parte dal riciclo di abiti in disuso, e ciò che acquistiamo ha una provenienza esclusivamente comprensoriale. La nostra piccola produzione oltre gli abiti, è composta da borse, portafogli, cinte, porta tabacco ecc. Attività, questa, che in un certo senso assume anche una forma di coworking, un piccolo passo verso la sostenibilità della vita e del lavoro. Abbiamo iniziato anche un lavoro di supporto e sostegno dedicato alle donne che non conoscono la lingua Italiana e più in generale i servizi del nostro paese, sanitari, scolastici, amministrativi, che spesso abbiamo appurato, possono tradursi in problemi insormontabili, ed a breve tale supporto sarà sostenuto anche dal contributo di professionisti ed associazioni di categoria. Un contenitore, il nostro, che diviene inevitabilmente una vera e propria fabbrica di idee, intenti, dove anche un apparentemente semplice laboratorio di sartoria, tesse cuce e rammenda ciò che ci piacerebbe chiamare un abito sociale”.
“Stiamo pensando e modellando altre iniziative comuni, lavorative, culturali, artistiche, ambientali, che presto condivideremo con la nostra Città – concludono dalle due associazioni – Insieme formiamo un vero e proprio gruppo di mutuo aiuto, ed in tal senso invitiamo tutte le donne della nostra Cittadina a partecipare. Il nostro indirizzo è sawa.donna@hotmail.com “.
Entusiasti dell’iniziativa l’Assessore alle politiche sociali Roberto Ussia, l’Assessora alla cultura Francesca Di Girolamo, e la Delegata all’integrazione Silvia Marongiu.
“Oggi – ha dichiarato Ussia – l’integrazione è sperimentare nuove forme di rapporti, capacità di andare oltre certe barriere, possibilità di costruire sinergie e mettere in rete percorsi e idee”.
“Ho avuto modo di collaborare con Sabrina Sabellico non solo durante il Ratatouille Festival ed ho conosciuto Badia Rami grazie ad un progetto/scuola di lingua italiana (bando Fei) – il commento invece di Silvia Marongiu – ho imparato a stimarle per tenacia, passione e capacità di fare squadra. Bisogna offrire a tutti i nostri cittadini prospettive concrete e per le donne questo piccolo laboratorio sta già diventando un punto di riferimento costante. Una società è più forte se tutti insieme proviamo a trasmettere il cambiamento!”
“Le finalità di Sawa coincidono con uno dei percorsi culturali che credo fondanti per la nostra comunità: trattare i temi dell’integrazione, della conciliazione dei tempi, del reinserimento attraverso uno sguardo ‘al femminile’ – le parole infine di Francesca Di Girolamo – Penso che il terreno della collaborazione, già avviata in passato con La Metamorfosi, sia fertile e pronto. Ladispoli ha dimostrato una sensibilità forse addirittura inattesa su queste tematiche e, malgrado le barriere e i pregiudizi (spesso figli di una disperazione che non risparmia più nessuno), partire dall’atto, dalle azioni concrete, per dibattere e risalire al modus operandi, ad un percorso da condividere, credo sia il percorso giusto verso cui muovere”.