CIVITAVECCHIA – L’Istituto comprensivo “Ennio Galice” si schiera ufficialmente contro il Piano di dimensionamento scolastico varato dalla Regione. Una presa di posizione ferma, alla luce soprattutto della recente sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del dell’art. 19, comma 4 della Legge n. 111 del 2011 con cui il Governo Berlusconi ha decretato l’accorpamento di istituti di diverso ordine e grado, formalizzata all’unanimità il 28 giugno dal Collegio dei docenti della scuola.
Nell’ordine del giorno approvato i docenti della “Galice” rilevano come “il sistema utilizzato dalla Regione Lazio, che ha considerato la media di 1000 alunni per istituto, ha applicato in modo peggiorativo la Legge 111 (sopprimendo 137 istituzioni scolastiche autonome a fronte delle 105 previste dai parametri della circolare ministeriale, creando Istituti comprensivi di oltre 1500 alunni)” e come “l’aggregazione illegittima di più istituti scolastici ha reso numerosi insegnanti e Ata perdenti posto, così ledendo le aspettative e i diritti di questi lavoratori della scuola”. Viene inoltre evidenziato come “il piano di dimensionamento cosi definito, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale, si espone ed espone le istituzioni scolastiche a un contenzioso infinito da parte dei cittadini e lavoratori creando un quadro di grandi incertezze, non adatto a quella serenità, tranquillità e certezza a cui il lavoro nelle istituzioni scolastiche dovrebbe essere caratterizzato”.
Il Collegio dei docenti della Galice esprime pertanto “il suo rammarico e disappunto presso la Regione Lazio per non aver voluto rimandare di un anno, come pure era stato proposto, l’applicazione della Legge n. 111 del 2011 sul dimensionamento scolastico, attendendo che si chiarisse il quadro normativo e le specifiche competenze di Regioni, Provincie e Comuni in materia di autonomia scolastica”; “esprime il suo deciso dissenso verso la decisione della Regione Lazio per l’applicazione, in forma persino peggiorativa, della Legge sul dimensionamento n. 111 del 2011, arrecando disagio e disorientamento ad alunni e famiglie, interrompendo la continuità didattica dei docenti e costringendoli ad optare per istituti diversi da quelli in cui prestavano servizio, oberando con un carico di lavoro ancora maggiore le segreterie amministrative (vista la diminuzione del personale amministrativo a fronte dell’accresciuto bacino di utenza), costringendo i dirigenti ad assumere nuove reggenze, contribuendo complessivamente a rendere ancora più arduo per la scuola pubblica offrire un servizio efficiente, all’altezza del suo difficile compito”, e in conclusione “si impegna a sostenere le giunte provinciali e comunali nell’impugnare il provvedimento per il mancato rispetto dei parametri previsti dal DPR 233 e per la mancata assunzione del piano provinciale così come previsto all’art. 3 del DPR 233 ed auspica, da parte della Regione Lazio, il ritiro del piano regionale approvato”.