CERVETERI – Che ne sarà delle oltre 6.000 firme pro-referendum per il distacco di Cerenova? Leggiamo dalla stampa che saranno presentate in Regione e che da lì comincerà un percorso amministrativo che – salvo eccezioni formali, non escludibili – dovrebbe portare alla consultazione popolare.
Non voglio entrare nel dibattito di merito che sta interessando le pagine dei giornali locali, sulle ragioni del pro e del contro il distacco, ma voglio far notare in proposito l’imbarazzo della maggior parte della politica.
A parte un recente articolo del consigliere Juri Marini, che ha esposto chiaramente le ragioni del suo No peraltro molto fondate e condivisibili, stiamo assistendo da parte della politica locale ad una specie di smarrimento ideologico, sul quale sembra trionfare il silenzio assordante del Sindaco Ciogli.
Il fatto che più di 6.000 cittadini abbiano impugnato una penna per sottoscrivere quella che possiamo definire una vera e propria “dichiarazione di abbandono da Cerveteri” è un fatto molto più che significativo: è un fatto assai grave, perché è un segnale che molte persone dopo anni di istanze amministrative, contatti con i responsabili locali, promesse elettorali ricevute, formazione di comitati di quartiere, convivenza con molti disagi quotidiani, non vedono altra soluzione che affidare il loro futuro alla formale uscita dalla giurisdizione di chi governa Cerveteri, con la speranza di non cadere dalla padella nella brace.
La politica, davanti a tutto ciò, si sta girando dall’altra parte, sta facendo finta di niente e questo è a dir poco miope: dietro a quelle 6.000 firme ci sono persone che, così facendo, stanno dimostrando di voler essere considerati autentici cittadini, e non semplici elettori da invitare alle solite cene pre-elettorali.
Spero di sbagliarmi, ma temo che anche in questo caso quelle persone resteranno deluse dalla politica, una politica che invece che preoccuparsi dei segnali del forte malessere cittadino sta forse sperando di trasformare tutte quelle firme in un inaspettato bacino di consenso elettorale.
Ecco perché, a mio avviso, l’abbandono non è la risposta giusta ai problemi: l’appello all’unità nazionale, contro ogni forma di secessione, lanciato in questi giorni dal Presidente della Repubblica fa capire che la coesione sociale e territoriale è un bene che dobbiamo tutelare ogni giorno.
L’incapacità di governo comunale, e la giusta protesta che ne deriva, non possono e non debbono però da sole giustificare la separazione da un territorio, perché sarebbe anche la separazione da una comunità che si è formata, da una cultura che è stata condivisa, e da una storia che, nel bene e nel male, è stata vissuta insieme.
La soluzione, allora, va ricercata in un atteggiamento positivo e propositivo: rispondere all’immobilismo della classe politica auspicando che quelle “componenti della società civile più serie e responsabili che hanno veramente a cuore le sorti del Paese (politici- mondo delle imprese – e mondo del lavoro) si parlino tra di loro e si adoperino e lavorino per affrontare con la competenza e serietà necessaria questo difficile momento”, come ha scritto pubblicamente l’imprenditore Diego della Valle nel suo recente messaggio che ha intitolato, non a caso, “Politici ora basta”.
Un proverbio africano recita: se vuoi arrivare lontano, cammina insieme.
Luciano Lucci – Movimento “Sviluppo per Cerveteri”