Tidei ad Alfano: “Servono misure alternative al carcere”

carcereCIVITAVECCHIA – Ancora un suicidio nelle carceri italiane. L’ennesimo, quello avvenuto lo scorso 13 febbraio nel penitenziario di Capanne a Perugia con un detenuto che ha inalato del gas dalla bomboletta in dotazione per cucinare e riscaldare cibi, che sta consegnando al Paese un tristissimo primato. E l’On. Pietro Tidei, membro della Commissione Giustizia della Camera, torna ad interrogare il Ministro Angelino Alfano, evidenziando proprio la pericolosità delle bombolette del gas all’interno delle celle e ponendo nuovamente l’attenzione sul sovraffollamento degli istituti di pena italiani.
“Mi corre l’obbligo ricordare – scrive Tidei al Guardasigilli – che è ormai intollerabile la condizione di vita delle persone detenute costrette a subire gli effetti di un sovraffollamento mai visto nella storia del Paese; a fronte di una capienza massima di 43.000 posti, al 1°settembre scorso i nostri penitenziari ospitavano 68.000 detenuti con un trend in costante crescita: solo nell’ultimo anno di Governo Berlusconi, la popolazione carceraria è aumentata di 6.000 unità; se la tendenza dovesse continuare, a fine anno avremo 70 mila detenuti e 100.000 nel 2012”. Il Deputato del Pd ricorda come  lo stesso ministro Alfano, il 27 gennaio 2009, affermava alla Camera, nella sua prima relazione per l’amministrazione della giustizia, che “la situazione carceraria dovuta all’imminente esaurimento dei livelli di capienza massima sostenibile che appare largamente prevedibile rispetto alla sopra evidenziata analisi statistica dei flussi, impone l’adozione di misure straordinarie”.
“Nelle carceri – prosegue Tidei – mancano agenti (-5.000) personale amministrativo, ma anche educatori e assistenti sociali, categorie indispensabili per assicurare la funzione rieducativa della pena prevista dall’art. 27 della Costituzione; basti pensare che c’è un educatore ogni 157 detenuti ed un assistente sociale ogni 70 detenuti; la campagna politico-mediatica sulla certezza della pena, confortata da una serie di normative ad uso e consumo soprattutto elettorale (dalla legge ex Cirielli, alla Fini-Giovanardi e alla Bossi-Fini) sta letteralmente affossando il sistema delle misure alternative alla detenzione ovvero l’unica possibile, ragionevole risposta all’odierno sovraffollamento, compatibile con le finalità rieducative della pena e con i valori espressi dalla Carta Costituzionale; del famoso Piano straordinario carceri, varato trionfalmente dal Governo con l’ultimo decreto milleproroghe e presentato dal capo del Dap il 27 febbraio 2009, non resta che l’effetto-annuncio: non risulta ad oggi avviata per carenza di fondi nemmeno la prima fase del progetto che, tra ristrutturazioni di sezioni inutilizzate, realizzazione di nuovi padiglioni e costruzione di 6 nuovi istituti, prevedeva quasi 5.000 posti entro fine 2010 con un costo stimato di 205 milioni di euro”.
Tidei chiede quindi al Ministro di sapere “quali sono le misure urgenti e straordinarie che il Ministro intenda porre in essere per affrontare la drammatica situazione del sovraffollamento carcerario e delle morti per suicidio; quale sia lo ‘stato dell’arte’ dell’annunciato prospettato piano straordinario di edilizia penitenziaria; quali siano gli interventi che intende assumere per affrontare le carenze di personale” e infine “se non ritenga prioritaria, tra le misure da assumere, una seria politica di rivalutazione delle misure alternative al carcere”.