CIVITAVECCHIA – Di giorni ne sono trascorsi parecchi ma ancora oggi l’eco del pesantissimo tonfo del Civitavecchia Calcio è a dir poco assordante. Va pure detto, comunque, che non abbiamo neppure assistito a scene di straordinaria disperazione da parte di migliaia di calciofili o tifosi che dir si voglia e, a pensarci bene, è proprio questo l’aspetto più aberrante dell’intera vicenda pallonara culminata nella indegna retrocessione dall’Eccellenza. Già, il silenzio che ha avvolto il club neroazzurro è la prova provata di una totale disaffezione di un pubblico molto più maturo ed intelligente di quanto possa pensare quel manipolo di dilettanti allo sbaraglio che travestiti da dirigenti hanno umiliato, a mio personalissimo avviso addirittura stuprato, la gloriosa storia di un sodalizio che proprio grazie alle capacità manageriali di presidenti, di vice presidenti e consiglieri che si sono passati il testimone nel corso degli anni luminosissimi della terza serie nazionale (in particolare il mai dimenticato e sicuramente irraggiungibile quanto a competenza e lungimiranza Giovanni Maria Fattori il quale, e Dio sa quanto lo capiamo, si starà adesso disperando in qualche angolo del Cielo da dove per tutta la durata del campionato trascorso ha sperato si potesse evitare la figuraccia che sappiamo) ha occupato di diritto un posto di primissimo piano in un contesto (serie C2) difficile e per giunta popolato da società di straordinario livello. Chissà, qualcuno adesso oserà pure azzardare che ci stiamo facendo sopraffare dalla nostalgia ma, sincerità per sincerità, mi permetto di fregarmene perché riavvolgere il nastro della memoria e rivedere le immagini di indimenticabili partite con squadre monumentali come Siena, Lucchese, Sanremese, Savona, Pontedera, Entella, Livorno, Spezia, Frosinone, Latina, Lanciano, Olbia, Torres e tantissime altre ancora che oggigiorno si trovano nel firmamento nazionale a partire addirittura dalla Serie A per finire alla Lega Pro passando naturalmente dalla Serie B, penso che rappresenti la gigantesca conferma del vergognoso flop che ha caratterizzato il percorso di quest’anno. Un flop maturato al cospetto di squadre sicuramente encomiabili per l’entusiasmo profuso nel corso del loro viaggio di “andata” e “ritorno” ma che, obiettivamente, neppure il più pessimista degli esseri umani avrebbe azzardato metterle in contrapposizione con il Civitavecchia Calcio e addirittura considerarle in grado di mandare all’inferno i nerazzurri. Ma tant’è, la tristissima storia di questa società che è una bestemmia considerarla tale data l’approssimazione e l’incompetenza dei suoi addetti con in testa il Presidente che non è certamente offensivo ritenerlo un “povero Carneade” paracadutato nel bel (sic!) mezzo di un caos tecnico organizzativo tanto da fare da paravento ad una situazione tremolante come una foglia secca. Ma si obietterà, non sarà stata pure colpa del tecnico e dei giocatori? Beh, effettivamente qualcosa da questo punto di vista non ha girato per il verso giusto, ma sia il trainer che i calciatori vanno inseriti in quella macchina infernale capace di produrre esclusivamente il nulla che l’armata Brancaleone capeggiata da Ivano Iacomelli ha creato. Un nulla che significa “Promozione” ovvero una categoria che offende una città abituata a respirare ben altro clima calcistico e una società che sorretta da veri, autentici Dirigenti con la “D” maiuscola oltre che da tecnici preparatissimi ha avuto la forza e la brillantezza di competere con Club stratosferici. Un nulla che dal rovescio con il Montefiascone si ingigantisce sempre più di giorno se è vero che l’umiliante retrocessione ha fatto registrato solamente qualche “strilletto” da parte di una decina di ultras e non una massiccia contestazione. Come dire: un de profundis consumatosi nell’indifferenza, ed è questa la sconfitta delle sconfitte, assai più bruciante di quella subita con i falisci.
Gianpiero Romiti -Veterani dello Sport Civitavecchia







