CIVITAVECCHIA – Si prospetta una campagna elettorale simile alla precedente: insulti, accuse, scarsità di programmi o estrema vaghezza; unica certezza: la girandola dei soliti nomi che nel passato si erano schierati con alcune forze e che oggi vengono tranquillamente candidati come esponenti di forze opposte e alternative.
Viene da pensare che – visto che tutti avevano approvato il programma della coalizione Tidei – questo verrà riproposto, con il rischio di una specie di programma unico.
Il fatto preoccupa perché questa città è perseguitata dall’incapacità della politica di decidere. Si prospettano tavoli, incontri, discussioni, senza comprendere che Civitavecchia è una città nella palude: una sorta di liturgia che periodicamente rinvia i problemi, ma non li risolve.
Faccio presente che questa indecisione e questa sconfortante mancanza di obbiettivi hanno portato alla caduta di due giunte di centrosinistra e ha creato problemi anche a quelle di centrodestra, ovviamente senza che sia avvenuta in tutti i casi un’analisi né un’autocritica da parte di uomini e forze politiche, salvo poi stupirsi degli degli spazi sempre più ampi occupati dalla antipolitica che antipolitica non è ma sfrutta le praterie che una politica incapace parolaia e inetta le lascia.
Si susseguono le amministrazioni e la situazione economica di Civitavecchia non arriva mai a cambiare; si dovrebbe decidere con coraggio su temi come le partecipate, i costi della politica, il merito da applicare nelle scelte, e invece anche stavolta si resterà nel vago, per prendere voti con un programma talmente vacuo che andrà bene a tutti, ma che poi comporterà rischi per la tenuta del nuovo governo cittadino, alimentando così la logica dell’omologazione, la convinzione che destra e sinistra si equivalgano e siano la stessa cosa.
Tutti si diranno scandalizzati e difenderanno il loro onore identitario; ma le proposte che stanno girando dimostrano proprio questo: esistono congreghe, gruppi sociali, interessi ben precisi che tendono a conservare un loro predominio sulle decisioni politiche, e per mantenere il loro potere si muovono indistintamente da destra e sinistra, per cui si può candidare chiunque, sia esso moderato o extraparlamentare, pur di mantenere il potere; tanto sui programmi la quadra si trova sempre, e forse poi i programmi non si rispettano o nemmeno vengono letti. Questi sono i poteri forti che possono ostacolare, manipolare il comando politico; non quei poteri forti che vengono sempre attaccati o richiamati in caso di caduta della giunta o per eliminare le proprie responsabilità.
Bisognerebbe individuare e portare allo scoperto questi poteri, nella consapevolezza che albergano sia a destra che a sinistra, e che nel disfacimento completo della politica rendono chiunque subalterno.
Tullio Nunzi