“Sharden, evitata una tragedia”

CIVITAVECCHIA – Come ciascun lettore può constatare semplicemente passeggiando per le banchine del porto, lo scalo civitavecchiese dispone di una flotta di rimorchiatori dotati di caratteristiche tecniche e potenza di tiro che non hanno nulla da invidiare a quelli esistenti presso altri scali nazionali ed esteri con i quali quello laziale si contende il primato dei traffici di passeggeri e merci.
L’incidente occorso nella serata di venerdì nel porto di Civitavecchia fa tornare alla memoria altre occasioni, anche molto recenti, nelle quali, a seguito di improvvisi e repentini peggioramenti delle condizioni meteo, l’intervento dei rimorchiatori chiamati in emergenza – quando navi, anche di grosse dimensioni, avevano rotto gli ormeggi ovvero si erano trovate in serie difficoltà nel corso di manovre già avviate senza alcuna assistenza – ha scongiurato l’accadere di incidenti gravi, che avrebbero messo a rischio l’incolumità dei passeggeri presenti a bordo, provocato ingenti danni alle navi coinvolte e compromesso l’integrità ed il regolare funzionamento delle strutture portuali.
Considerato che da e per lo scalo civitavecchiese partono milioni di passeggeri all’anno, che la conformazione stessa del porto – che nel corso del tempo ha assunto la fisionomia del porto canale – e le dimensioni sempre maggiori delle navi che lo scalano fanno sì che gli spazi di manovra a disposizione delle stesse siano sempre più ristretti, non si comprende per quale motivo si rinunci all’utilizzo di un servizio di sicurezza che può evitare conseguenze disastrose per i passeggeri, le navi ed il porto stesso.
Viene da pensare che forse questi incidenti si verificano a causa della troppo continua ripetitività dell’esecuzione delle medesime manovre da parte di Equipaggi che percorrono quotidianamente le stesse rotte (… e’ andata bene sino a ieri e sicuramente andrà bene pure oggi ! ), forse perchè i Comandanti sono pressati dai loro Armatori affinchè evitino le spese derivanti dalle prestazioni di assistenza rese dai Rimorchiatori, sicuramente in taluni casi a seguito di improvvise avarie alle strumentazioni di bordo ma certamente – e nella stragrande maggioranza dei casi – da un errore di valutazione delle condizioni del vento e del mare nel momento in cui viene iniziata una manovra in spazi ristretti.
Perchè in talune circostanze, se le condizioni meteo marine lo richiedono, il porto non viene dichiarato chiuso come viene fatto negli aeroporti quando il decollo o l’atterraggio  viene rinviato sino a momenti più sicuri ? Oppure, se – come risulta essere davvero – sono presenti idonei rimorchiatori con equipaggi preparati sempre pronti ad intervenire, perchè in tali circostanze non ne viene dichiarata obbligatoria l’assistenza in numero adeguato e per tutto il tragitto sino in mare aperto ? Se si tratta soltanto di un mero problema di costi, secondo le regole stabilite dalle competenti Autorità, risulta che utilizzando il servizio con maggiore frequenza, il suo costo sarà sempre più contenuto. Va tuttavia sottolineato che l’ Autorità Marittima, sempre pronta alla gestione delle emergenze e sensibile al tema della sicurezza in mare,  ha cercato in diverse occasioni di  promuovere l’utilizzo del servizio di rimorchio per prevenire tali situazioni di difficoltà.
Abbiamo rilevato che nella giornata successiva all’incidente la Nave Sharden è stata spostata in un altro ormeggio dello scalo civitavecchiese per poter dare avvio alle riparazioni del caso e che, per tale movimento, di rimorchiatori in assistenza ne ha utilizzati quattro. Ma oramai era tardi … il gregge era già scappato dalla stalla … e forse sarebbe stato meglio pensarci prima.
portoCIVITAVECCHIA – Come ciascun lettore può constatare semplicemente passeggiando per le banchine del porto, lo scalo civitavecchiese dispone di una flotta di rimorchiatori dotati di caratteristiche tecniche e potenza di tiro che non hanno nulla da invidiare a quelli esistenti presso altri scali nazionali ed esteri con i quali quello laziale si contende il primato dei traffici di passeggeri e merci.
L’incidente occorso nella serata di venerdì nel porto di Civitavecchia fa tornare alla memoria altre occasioni, anche molto recenti, nelle quali, a seguito di improvvisi e repentini peggioramenti delle condizioni meteo, l’intervento dei rimorchiatori chiamati in emergenza – quando navi, anche di grosse dimensioni, avevano rotto gli ormeggi ovvero si erano trovate in serie difficoltà nel corso di manovre già avviate senza alcuna assistenza – ha scongiurato l’accadere di incidenti gravi, che avrebbero messo a rischio l’incolumità dei passeggeri presenti a bordo, provocato ingenti danni alle navi coinvolte e compromesso l’integrità ed il regolare funzionamento delle strutture portuali.
Considerato che da e per lo scalo civitavecchiese partono milioni di passeggeri all’anno, che la conformazione stessa del porto – che nel corso del tempo ha assunto la fisionomia del porto canale – e le dimensioni sempre maggiori delle navi che lo scalano fanno sì che gli spazi di manovra a disposizione delle stesse siano sempre più ristretti, non si comprende per quale motivo si rinunci all’utilizzo di un servizio di sicurezza che può evitare conseguenze disastrose per i passeggeri, le navi ed il porto stesso.
Viene da pensare che forse questi incidenti si verificano a causa della troppo continua ripetitività dell’esecuzione delle medesime manovre da parte di Equipaggi che percorrono quotidianamente le stesse rotte (… e’ andata bene sino a ieri e sicuramente andrà bene pure oggi ! ), forse perchè i Comandanti sono pressati dai loro Armatori affinchè evitino le spese derivanti dalle prestazioni di assistenza rese dai Rimorchiatori, sicuramente in taluni casi a seguito di improvvise avarie alle strumentazioni di bordo ma certamente – e nella stragrande maggioranza dei casi – da un errore di valutazione delle condizioni del vento e del mare nel momento in cui viene iniziata una manovra in spazi ristretti.
Perchè in talune circostanze, se le condizioni meteo marine lo richiedono, il porto non viene dichiarato chiuso come viene fatto negli aeroporti quando il decollo o l’atterraggio  viene rinviato sino a momenti più sicuri ? Oppure, se – come risulta essere davvero – sono presenti idonei rimorchiatori con equipaggi preparati sempre pronti ad intervenire, perchè in tali circostanze non ne viene dichiarata obbligatoria l’assistenza in numero adeguato e per tutto il tragitto sino in mare aperto ? Se si tratta soltanto di un mero problema di costi, secondo le regole stabilite dalle competenti Autorità, risulta che utilizzando il servizio con maggiore frequenza, il suo costo sarà sempre più contenuto. Va tuttavia sottolineato che l’ Autorità Marittima, sempre pronta alla gestione delle emergenze e sensibile al tema della sicurezza in mare,  ha cercato in diverse occasioni di  promuovere l’utilizzo del servizio di rimorchio per prevenire tali situazioni di difficoltà.
Abbiamo rilevato che nella giornata successiva all’incidente la Nave Sharden è stata spostata in un altro ormeggio dello scalo civitavecchiese per poter dare avvio alle riparazioni del caso e che, per tale movimento, di rimorchiatori in assistenza ne ha utilizzati quattro. Ma oramai era tardi … il gregge era già scappato dalla stalla … e forse sarebbe stato meglio pensarci prima.
Avvocato Manuel Magliani