“Quella del glorioso Civitavecchia calcio è una storia finita”

CIVITAVECCHIA – Cento anni di calcio a strisce nerazzurre. Momenti esaltanti e delusioni cocenti, un tutto meravigliosamente coinvolgente, un susseguirsi di irresistibili emozioni. Il Civitavecchia, patrimonio di inestimabile valore di un’intera città. Patrimonio che di colpo si è sciolto come un pane di burro “violentato” da una fiamma senz’anima incurante di porre fine ad una storia che aveva il diritto di puntare all’eternità. Già: quella del gloriosissimo club civitavecchiese è una storia finita. Rimane soltanto una sottile traccia che non ha inteso cancellare il sodalizio “rosso” della Cpc assorbendo di fatto il Civitavecchia ormai schiacciato da una gigantesca crisi finanziaria sviluppatasi impetuosamente dal 2013 in poi malgrado i proclami dei fasulli top manager che, dopo aver riempito la stanza dei bottoni nerazzurra di aria fritta, hanno pensato bene (sic!), adesso, di darsela a gambe levate e di proiettare la propria ingombrantissima figura chissà su quale altro “schermo”, non importa se non esattamente calcistico perché già autori di inenarrabili guasti in altre discipline sportive.

Cosa rimarrà adesso? Niente di niente del “vero” Civitavecchia che scompare dalla costellazione calcistica nazionale, sostituito da un “soggetto” nuovo di zecca (chiamato Civitavecchia Calcio 1920?) che avrà soltanto la magrissima consolazione di colorarsi di nerazzurro per la meritoria sensibilità del presidente Patrizio Presutti e dei suoi più stretti collaboratori della Cpc di mantenere vivo il ricordo di una storia con la “S” maiuscola che sarebbe dovuta finire.

PS – Soffocato dall’amarezza di aver dovuto dedicare parte del mio tempo libero al necrologio del sodalizio nerazzurro (quello “vero” naturalmente, come suindicato), ho dimenticato di soffermarmi su due aspetti sicuramente rilevanti e lo faccio adesso. 1) So che alcuni componenti dell’ormai sparutissima Giacomini’s band non hanno gradito i commenti dell’ex tecnico Roberto Melchiorri che, in maniera netta e, per quel che ci riguarda, supportata da credibilità a prova di bomba, ha messo il dito sulla piaga sottolineando che il Civitavecchia Calcio è stato disintegrato dai piramidali errori totalizzati da autentici dilettanti allo sbaraglio mascherati da dirigenti (a proposito: sono gli stessi dirigenti che a suo tempo querelarono l’Associazione Veterani dello Sport, della quale mi pregio di farne parte, per diffamazione non avendo gradito alcuni commenti che avevano il solo scopo di far capire al mondo calcistico locale che la società nerazzurra si stava avviando verso il totale fallimento). Ma, restando in tema di tifosi, sono proprio loro un’altra delle cause devastanti che hanno portato alla scomparsa del club nerazzurro: avrebbero dovuto prevedere che era finito nelle grinfie di perfetti incompetenti e, anziché assistere passivamente alla sua irreversibile agonia, esercitare il proprio potere di fedelissimi di razza contestando duramente e senza sconti i responsabili dell’”omicidio” calcistico perpetrato. 2) Continuo a leggere che tra Cpc e Civitavecchia Calcio è stata fusione anche se, ad onor del vero, da parte dei maggiorenti della Compagnia Portuale quella parolina (fusione appunto) non viene mai pronunciata. E il perché è ovvio: il presidente Presutti e il suo mentore Enrico Luciani non sono mai stati sfiorati dall’idea di convolare a nozze con Ivano Iacomelli e compagnia bella (???) ma con un gesto di nobile generosità li hanno accolti nella propria casa. Così, tanto per ripeterlo fino alla noia, di tutto si può parlare ma non di fusione. Anche se, a pensarci bene tale termine non è poi sbagliatissimo: effettivamente c’è stato chi il Civitavecchia Calcio lo ha proprio fuso.

Giampiero Romiti