CIVITAVECCHIA – Nell’ambito delle primarie del centrosinistra, mi sembrerebbe giusto tentare di offrire, alla cittadinanza, una vera offerta politica, su temi estremamente concreti e di attualità; provo pertanto a porre alcuni quesiti che spero abbiano risposte.
Vista la querelle su Hcs e la gestione delle varie società comunali, sarebbe necessario l’impegno dei vari candidati, affinchè vengano scelti nei ruoli dirigenziali persone di grande competenza,utilizzando criteri di professionalità. La politica è interesse pubblico non un affare privato, ed allora si mettano da parte amici, sodali, si abbandoni quell’estetismo della fedeltà, che non è in grado di parlare a chi ha meno di 30 anni.
Questo permetterebbe di sgombrare il campo da tanti manager all’amatriciana che hanno calcato il suolo cittadino, impedirebbe di bruciare risorse,e creare carrozzoni clientelari a carico dei cittadini stessi. Il costo del non merito è quello di avere una classe dirigente mediocre, non preoccupata delle imprese, delle istituzioni,o delle organizzazioni, ma di perseverare se stessa.
Poiché molta gente vive di politica e non per la politica, si potrebbe obbligare candidati sindaci, assessori, e amministratori delegati a presentare il proprio 740, all’inizio del proprio mandato ed alla fine. Avrebbe un valore simbolico importante, notevole, e sarebbe un esercizio di educazione civica.
Poiché il trasformismo è il modo con cui le classi dirigenti possono litigare, con la certezza che nessuno perderà mai la guerra, si potrebbe garantire di non fare accordi, da parte dei candidati, con i “pendolari” delle coalizioni. Certo sono d’accordo che si può cambiare opinione, ma passare da una coalizione all’altra non mi sembra esercizio civico, ma semplicemente garantirsi la continuità del potere.
Semplici quesiti a cui mi auguro che i vari candidati abbiano il tempo e l pazienza di rispondere; a mio avviso vincerà chi saprà tradurre in progetti le proposte, le aspirazioni, i bisogni che emergono dalla società.
Che sarebbe il compito principale della politica. Almeno della buona politica
Tullio Nunzi