CIVITAVECCHIA – La volontà popolare espressa nei referendum italiani è un modello di partecipazione dal “basso”, di donne, uomini, giovani, comitati, in poche parole una vittoria dei cittadini, della popolazione ha detto cosa non voleva, ma ha detto che cosa vuole, la maggioranza della popolazione con diritto di voto ha in primo luogo stabilito di avere il diritto di scegliere, ed ha scelto il rispetto della dignità umana. Nonostante gli inviti a disertare il voto, la scarsa informazione dei media sui referendum, la scelta della data più disagevole, nei referendum del 12-13 giugno si è manifestata una maggioranza vera e compatta, diffusa lungo tutto il paese, decisa a fare scelte sull’acqua, il nucleare, il legittimo impedimento, il popolo dei referendum ha deciso quello che è meglio e quello che è indispensabile per costruire un futuro migliore, per fare dell’Italia un luogo giusto dove le discriminanti sono l’eguaglianza tra le persone e la difesa della natura dal disastro ambientale. Il responso dei referendum a Civitavecchia non ammette discussioni, distinzioni, e per sgombrare il campo da chi in maniera maldestra tenta di salire sul carro dei vincitori, uno sport qust’ultimo molto praticato nella nostra città, penso che soprattutto a Civitavecchia sia stata una vittoria dei cittadini, soprattutto dei comitati per l’acqua pubblica, dei comitati per fermare il nucleare, delle donne, uomini e giovani, di chi ci hanno sempre creduto anche in “splendida solitudine” a dispetto dei tatticismi politici e dell’incerto esito del referendum.
I referendum a Civitavecchia avevano una valenza doppia perché con la cancellazione dell’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 che stabiliva come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico (e in generale dei servizi pubblici locali) l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40% delle azioni, viene abrogata la famigerata delibera 71 che cedeva ai privati il 60% dei servizi pubblici, in pratica la privatizzazione dei beni comuni.
Adesso francamente io non so se quello che sgoverma Civitavecchia da quattro anni sia il vero centrodestra, resta il fatto che tali percentuali si raggiungono, quando i cittadini vanno a votare senza distinzioni partitiche, pensare ad una vittoria di una parte è inverosimile e per questo motivo, la decisione della giunta di procedere comunque, nonostante il voto (poi sospesa) alla “svendita”di Hcs sarebbe un decisione grave, gravissima, antidemocratica contro l’espressione libera di un popolo
Ma il sindaco si sa ci riserva sempre delle sorprese bisogna ammetterlo, e voilà con una decisione a sorpresa sospende la procedura d’evidenza pubblica per la privatizzazione del 60% di Hcs. Perché?. Si possono formulare solo delle ipotesi su questa decisione, quella che mi sento di avanzare è che con “l’inevitabile e altrettanto ineludibile passaggio di Civitavecchia in Ato 2” cerca rendere meno traumatica e impopolare la privatizzazione di Hcs, sfilando da Hcs l’attività di gestione, erogazione e fornitura di acqua potabile consegnandola nelle mani di Acea, per poi procedere comunque alla privatizzazione della gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica che esercita attraverso le società operative Sot, per l’attività ambientale (Sot Città Pulita), per l’attività socio-sanitaria (Sot Ippocrate) e per l’attività di trasporto e mobilità, (Sot Argo). Acea è una municipalizzata dove i privati Caltagirone (15%) e Suez(11%) dell’azionarato sostanzialmente comandano e dettano la linea industriale. La cosa assurda è che Acea è presentata dal partito trasversale d’Acea come la panacea per risolvere i problemi idrici di Civitavecchia, la soluzione che garantirebbe la risoluzione del problema principale che caratterizza la gestione dell’acqua a Civitavecchia, vale a dire la carenza d’investimenti. Non esiste nessuna prova della seguente equazione: gestione privata del servizio idrico integrato = maggiori investimenti nella rete, e se mai esistono ragioni per sostenere l’esatto contrario sia se guardiamo alla teoria economica, sia se guardiamo alla rilevazione empirica, sia se si guarda a casi che ormai fanno scuola in cui il comportamento dei gestori privati ha determinato enormi inefficienze (il caso di Publiacque, gestore dell’Ato 4 in Toscana, dove Acea detiene la maggioranza con 69.99% di Acque blu Fiorentine oltre al caso Ato 5 di Frosinone), oltre agli aumenti sproporzionati delle tariffe. I due referendum del 12 e 12 giugno riportato l’acqua fra i beni pubblici da gestire in forma coerentemente pubblicistica e non privatistiche.
Adesso la politica continua, con i suoi partiti, le maggioranze e il resto, ma è il tempo per il Pd e tutto il Centrosinistra, di mettere da parte i tatticismi e di far seguire alle parole i fatti, di prendere posizioni chiare e trasparenti, insomma mettere da parte i “né, né”, i “ma anche”, è il momento di fare scelte discriminanti come quelle scaturite dall’esito referendum. Sono “ideologicamente” convinto che una seria impostazione dello Stato sociale deve distinguersi dalla competizione propria dell’economia di mercato e dalle logiche di profitto. Questo presupposto è di fondamentale importanza per la nozione di cittadinanza democratica, perché implica l’affermazione di un sistema d’allocazione delle risorse e di distribuzione della ricchezza non soggetto alla spinta del mercato ed alle diseguaglianze.
Edmondo Cosentino – Direzione Pd Civitavecchia






