CIVITAVECCHIA – Ho appreso in queste ore la notizia che è stato deciso di installare all’interno dello Stadio del Nuoto, un pannello informativo touch screen da collocare all’ingresso dove sarà ripercorsa attraverso immagini, video e commenti giornalistici, la storia di mio figlio Marco.
Ne sono felice e ringrazio fin da ora chi si è adoperato per poter realizzare un progetto che ha lo scopo di far conoscere alle nuove generazioni chi era Marco Galli. Confesso che non me l’aspettavo, ma ne sono orgoglioso. Credo, ma il mio è il giudizio di un padre che si è visto togliere troppo presto l’adorato figlio, sia il miglior modo per ricordare questo atleta che il mondo della pallanuoto ha definito da sempre straordinario. Purtroppo le parole non sono il mio forte, ma Marco è stato davvero un qualcosa di unico. Per chi, come me, lo ha visto crescere, le prime bracciate a largo Caprera, la prima volta in serie A. E poi la Nazionale, le tante soddisfazioni che si è tolto durante la sua purtroppo breve carriera.
Tante ma non troppe. Marco aveva un sogno nel cassetto, quello di realizzare un grande centro sportivo per avviare i giovani al nuoto e alla pallanuoto, allontanarli da false prospettive ideologiche. Quel progetto gli è stato portato via, sottratti sogni e investimenti. Non dimenticherò mai la sua sofferenza e quella della sua famiglia. Oggi a Civitavecchia c’è un impianto che ne ricorda nome e figura. Grazie, anche a nome di Marco.
Ho letto e continuo a leggere sui giornali troppe polemiche sul fatto che l’Enel abbia legato il suo nome a quello di mio figlio nello Stadio. Da una vita non passavo per lo Stadio. L’ho fatto di recente spinto dalla curiosità di vedere quale atroce misfatto era stato compiuto ai danni di Marco. Mi sono fermato fuori lo Stadio e ho provato dei brividi. Finalmente ho visto una scritta con il suo nome e francamente vi dico che non ho provato alcun sentimento di avversione per la presenza di Enel nell’intitolazione Forse senza Enel quello stadio avrebbe portato il nome di mio figlio, ma non sarebbe stato visibile per nessuno. Per questo dico grazie. Certo, la felicità sarebbe stata avere ancora con me Marco, ma vedere che oltre all’intitolazione, ora c’è anche il suo nome che campeggia sulla facciata principale dello Stadio, mi attenua un dolore che ancora oggi è immensurabile. Per me la polemica finisce qui perché rattrista il ricordo di un atleta che tanto ha dato per questa città e per la pallanuoto.
Franco Galli