“Non spegniamo il faro del nostro Porto”

CIVITAVECCHIA – L’estate 2018 si prospetta come una delle più calde non solo per le temperature elevate, ma anche per gli inquietanti scenari che si stanno definendo intorno allo scalo cittadino.
Si stanno consumando una serie di situazioni che mettono seriamente a rischio l’occupazione portuale e tutto l’indotto connesso.
È saltata la “pace sociale” e con essa si stanno deteriorando equilibri faticosamente costruiti nel corso di alcuni decenni, grazie ad una sapiente concertazione che mirava a rendere il porto di Civitavecchia una punta di diamante del Mediterraneo.
I toni delle parti coinvolte in contratti e concessioni che riguardano i lavoratori portuali sono estremamente accesi. Sarebbe auspicabile mettere in campo la capacità di mediare e creare un tavolo permanente che metta di fronte i soggetti tutti: ASDP, Comune Enel, Rtc, Compagnia portuale, Cfft e le aziende che sono legate ad essi, nonché sindacati e lavoratori. La professionalità e la competenza di ogni componente, relativamente al proprio ambito, garantirebbe un’analisi obiettiva dei problemi e contribuirebbe alla loro soluzione.
Ognuno deve riprendersi il proprio ruolo e, soprattutto, garantire le maestranze in primis, in quanto sono quelle che alla fine pagano per tutti e ciò non solo è sbagliato, ma profondamente ingiusto.
Il porto non può permettersi di perdere posti di lavoro, ma anche aziende e compagnie che operano con professionalità e hanno investito nella logistica, rispondendo alle richieste di clienti importanti che potrebbero scegliere di andarsene, dirottando importanti traffici verso altri scali.
Le banane, ad esempio, furono una vera e propria conquista per il nostro porto ed oggi rischiano di cambiare destinazione. A questo addio ne seguirebbero altri non meno pesanti.
Può permettersi l’economia cittadina di rinunciare a società che hanno investito milioni di euro, creando occupazione?
Perché non si pretende il mantenimento di promesse che sono rimaste sulla carta, quando avrebbero dovuto creare occupazione per un comprensorio che tanto ha dato in termini di ambiente e di salute?
Anche se si perdesse un solo posto di lavoro, la città dovrebbe mobilitarsi perché è solo il lavoro che rende gli uomini liberi.
Non spegniamo il faro del nostro porto, diamo a Civitavecchia ciò che merita: rispetto, qualità della vita, occupazione.
Non gettiamo alle ortiche la storia millenaria del nostro scalo, dimostriamo invece che Traiano scelse bene e creiamo pace sociale così da assicurare lavoro alla comunità.
Il mare è il nostro tesoro, il porto ci renda orgogliosi di Civitavecchia.

Centro studi marittimi e portuali “Raffaele Meloro”