“Non possiamo più scegliere dirigenti incapaci”

CIVITAVECCHIA – Sulla presidenza dell’Autorità portuale di Civitavecchia è ormai in atto un confronto tra i vari partiti, molto spesso duro e conflittuale.
Civitavecchia vive momenti di crisi gravissima, disoccupazione alle stelle, imprese allo stremo, bilanci comunali esangui a causa di scelte scellerate delle varie amministrazioni su partecipate colme di clientele e inefficienze che drenano risorse per lo sviluppo.
Unica possibilità di uscita da questa situazione sono il decollo del porto, già primo in Europa per il traffico crocieristico, e una sinergia con la città che permetta un vero sviluppo turistico su cui nessuna amministrazione purtroppo ha mai creduto né investito, se non con grandi chiacchiere, e se gli ottimi risultati raggiunti fin qui dall’autority sono oggi sotto gli occhi di tutti è da attribuire unicamente alla capacità della sua dirigenza.
Fin qui tutto normale, però credo che molto spesso basti leggere le vicissitudini di molti esponenti politici per convincersi che la politica si è rivelata non interesse pubblico, né determinata a risolvere i problemi del paese o della città, ma un semplice strumento con cui una corporazione tutela se stessa.
Anche a Civitavecchia c’è stato un impoverimento della classe dirigente, in alcuni casi un degrado.
Se qualcuno avesse la pazienza di dare uno sguardo ai vari amministratori decisi dalla politica all’interno delle varie società, si renderebbe conto che molto spesso sono stati collocati ad espletare funzioni determinanti per lo sviluppo della città veri incapaci, scelti non per merito e competenze, ma semplicemente per la vicinanza al potente di turno.
Questo costo del non merito ha creato una classe politica dirigente mediocre concentrata a tutelare solo se stessa e la difesa di tale sistema, praticato da tutta la politica, non equivale certo alla difesa della democrazia.
Nella nomina del prossimo inquilino di Molo Vespucci auspichiamo possano prevalere criteri di scelta basati sul merito, sulle competenze e sulle capacità di relazione con territorio ed imprese, piuttosto che su appartenenze politiche.

Tullio Nunzi