CIVITAVECCHIA – L’acqua è pubblica per definizione ma Civitavecchia, non disponendo di fonti proprie se non in piccola parte, la compra dall’esterno con le forniture di Acquedotto dell’Oriolo, di Hcs ( ex Nuovo Mignone), Consorzio Medio Tirreno, SIIT ed Acea, consorzi fra comuni vicini e pubblico/privato come Acea con il comune di Roma che ne detiene il 51% tanto che ha incassato 45 milioni di utile netto dal bilancio 2010. L’acqua viene pagata, non viene regalata dai 5 fornitori e poi viene gestita/distribuita alla popolazione civitavecchiese nella maniera disgraziatissima che tutti conosciamo. Da lì le ordinanze di non potabilità per presenza di batteri coliformi come lo scorso anno, di arsenico e concentrazione di trialometani oltre i limiti di legge, sperando poi si controllino gli altri parametri organolettici, chimici, microbiologici e di sostanze tossiche. Quel che è certo che ogni volta la cittadinanza è avvisata giorni dopo i prelievi e questa precarietà fa in modo che si acquisti l’acqua in bottiglia tutto l’anno. Poi ci sono le interruzioni di fornitura su certe zone, la diminuzione di flusso, le rotture su condotte primarie e circa 70/80 perdite fisse, quelle che i cittadini osservano sconcertati per tempi lunghissimi su strade e marciapiedi. E i depuratori? E gli scarichi a mare? E la vicinanza delle fognature con la rete colabrodo? Hai voglia di fare educazione al consumo con questi presupposti di gestione! Aggiungiamo poi la nebulosità che avvolge il tutto circa la quantità di ingresso, prezzi, utenze censite, perdite e dati certi, chiari e trasparenti su tutto. Ecco, questa è la “nostra” gestione pubblica dell’acqua con una situazione artatamente complessa, disastrosa ed incivile non accettabile quando tutte le altre città civili hanno certificazioni sui servizi idrici integrati, pubblici o privati che siano, sull’intera filiera captazione, adduzione, distribuzione, fognature e depurazione. Il messaggio che arriva ai cittadini dalla politica è invece che le gestione pubblica/privata sia facile e limpida o al contrario una calamità solo per avere quella definizione. Non è questione di affidabilità di Acea perché essa nel settore acque serve ben 9, 6 milioni di persone ed è disonesto affermare che siano tutti maltrattati. Il pubblico è quello che abbiamo oggi a Civitavecchia ed il privato chi lo controllerebbe se non l’ente pubblico e cioè le stesse persone che oggi dovrebbero gestire decentemente il pubblico? C’è da fidarsi? In Italia ci sono società di gestione di sistemi idrici integrati eccellenti sia pubbliche che private ma a monte ci sono capaci e serie persone in entrambi i casi. Allora gli elementi di valutazione sono tanti ma il fine è quello di dare alla cittadinanza costi, efficienza e qualità civili e sicuramente diversi dagli attuali. E quale miglior sistema se non quello di offrire simulazioni serie e su tutta la filiera di ciò che viene al cittadino sulle scelte? Il pubblico è quello di oggi, lo conosciamo, cosa fare per cambiare rotta? L’offerta Acea cosa ci offre a breve e medio termine? Sull’acqua la politica ha responsabilità veramente serie che devono esplicarsi con una controproposta non ideologica da parte della opposizione e una credibile con la presentazione di ciò che avverrà da parte dell’amministrazione al governo attuale.
Antonio Manunta