CERVETERI – Valcanneto di Cerveteri, venticinque anni fa (era la fine dell’ ottobre del 1987), un fiume di acqua misto a fango e detriti di ogni genere, a seguito di un violento nubifragio si riversava lungo Via Arrigo Boito travolgendo e portandosi via cose e beni per centinaia di milioni di vecchie lire. Ingenti anche i danni ai fabbricati rimasti per giorni con cantine ed appartamenti allagati. La natura non la ferma nessuno, si disse subito, pensando ad un fenomeno naturale dovuto agli inarrestabili cambiamenti climatici non controllabili che già si riscontravano a quell’epoca. Solo dopo qualche giorno, infatti, a disastro avvenuto cominciarono a delinearsi possibili responsabilità da parte dell’ uomo. Ciò nonostante, a distanza di venticinque anni tra denunce, sentenze di condanna e ricorsi non si è ancora capito se tale disastro poteva essere evitato, se ci sono responsabilità da parte dell’uomo, né se ci sono responsabilità da parte di chi avrebbe dovuto fare studi approfonditi del territorio prima di autorizzare determinate opere nel letto di un fosso.
A tutto questo ha fatto seguito da parte del comune di Cerveteri la costruzione di un fosso di salvaguardia a monte della via che ci auguriamo venga monitorato costantemente per evitare che la storia non si ripeta. Accade infatti, troppo spesso, di dover correre e piangere per cose che si sarebbero potute evitare. Da tempo, come Comitato di zona di Borgo San Martino reclamiamo un intervento urgente per il rifacimento del manto stradale delle vie extra urbane giunto da tempo ai minimi termini e per la pulizia delle cunette di scolo che oltre ad essere chiuse rigurgitano di folte sterpaglie, sassi e rifiuti di ogni genere, e fra questi materiali indistruttibili come: gomme di automobili, calcinacci, materassi, elettrodomestici e plastiche di ogni genere che finiscono nei corsi d’acqua facilitando le inondazioni con l’accumulo di rami secchi ecc. Molti terreni incolti, inoltre, non assorbono più la pioggia e le scarpate sono diventate instabili con il terreno che scivolando ha ricoperto i fossetti di scolo e ad ogni piccola pioggia diventa un manto di pericolosissimo fanghiglia. Riteniamo opportuno che si operi per ristabilire l’intesa tra uomo e territorio, ricorrendo alla prevenzione prima di tutto, e queste sono cose che devono fare le amministrazioni pubbliche. Si tratta certamente di cose impegnative e non sempre facili da svolgere ma più che necessarie da ogni punto di vista. Intervenire quando si crea una situazione d’emergenza non solo si va a gravare nelle tasche dei cittadini con imposte straordinarie per far fronte agli interventi necessari ma si va anche a determinare l’apertura di fascicoli da parte delle procure per indagini conoscitive e accertamenti di responsabilità. Ricordiamoci che lo “Stivale” l’Italia è di tutti noi e lo dobbiamo curare con la massima attenzione.
Luigino Bucchi – Comitato di Zona Borgo S. Martino