“Ecco perché voglio bene a questo paese”

LADISPOLI – Ecco perchè voglio bene a questo paese…a questa terra, ecco perchè voglio l’opportunità di poter fare qualcosa di buono per questo paese e per i suoi cittadini…..ecco perchè voglio che i cittadini pensinobene a chi dovranno dare fiducia, ..oggi partiti , movimenti, e candidati sindaci…si stanno ripreparando a raccontare…a narrare le solite favole ai cittadini…..solo per il loro voto,…che una volta ottenuto diverranno uccel di bosco…arroganti…introvabili…e ti daranno anche del lei, contrariamente io….noi….non ci chiuderemo dentro le stanze del palazzo comunale,..ma saremo presenti come sempre fra la gente…con la gente…per la gente..che siamo tutti noi, persone semplici che sanno cosa serve al paese e ai cittadini. . Una breve storia…storie.
Correva l’anno 1931, e mio Nonno Pietro Conte, lasciava Minturno per cercare di sbarcare il lunario, …venne a Ladispoli, dove arrivò facendo il pescatore, non èra ricco, ma povero tantè che si creò un umile riparo nei pressi di Torre Flavia ,oggi via san remo,…ma subito dopo dovette tornare a Minturno perchè nasceva il suo primo figlio……mio Padre Pietro, e fù coì che mio nonno fece avanti e indietro …pescava e trascorreva le giornate con umiltà onestà e sincerità,… aveva un rispetto incredibile, tantè che da subito si integrò con Ladispoli , ….il ricavato del pescato lo portava alla famiglia che era a Minturno, e così fece fino al 1937, anno in cui si stabilì definitivamente a Ladispoli, gli anni passavano e i figli crescevano, (mio Nonno ha avuto 5 figli, Pietro,Benito,Filippo,Umberto,Luigi), fino a quando mio Padre che èra il primogenito all ‘età di 12 anni venne a Ladispoli per aiutare il Padre, aiutava mio nonno a pesca, e riuscirono a sbarcare il lunario molto bene,… fino a quando ci fù la guerra, e lo sfollamento perchè èra stato detto che gli alleati dovevano sbarcare propio a Ladispoli…..cosa che poi avvenne a Anzio, …..passata la guerra Ladispoli si ripopolò, con tanta fatica e tanta forza d’animo tutti si rabboccarono le maniche per ricominciare a vivere,..mio nonno che aveva lasciato una barca con cui pescava, al ritorno la trovò distrutta, e senza soldi né lavoro, si ingegniò mille mestieri, ….si spostò nella palude di torre Flavia,propio a ridosso della attuale Torretta ( Torre Flavia ), e si mise a pescare e commerciare ranocchie…tantè che ancora oggi lo si ricorda come il ranocchiaro…(soprannome di cui sono fiero), a quel tempo anche i luminari della medicina si occupavano di studiare le rane, tantè che alcuni addirittura dalla Francia venivano ad acquistare le piu grandi, e soprattutto gli esemplari maschi da mio Nonno,….quel piccolo grande uomo che èra mio Nonno, vendeva anche e soprattutto in estate…..con il suo cesto intrecciato….. fusaglie … banane…e le bombe con lo zucchero, …ma faceva anche dei braccialetti con la guaina di plastica che Picchio il bombolaro levava dai fili di rame,….e così in spiaggia d’estate e in palude d’inverno, con umiltà e fatiche mio Nonno riuscì a mantenere la famiglia,….. tante privazioni, …ma mio Nonno non era mai triste,… mai scontento,…la sua umiltà , la sua dignità, la sua lealtà,..erano talmente grandi, …il suo animo era talmente nobile che lui era contento cosi….senza tante pretese. Nel frattempo i figli crescevano…mio Padre cresceva, e dopo essere tornato dal servizio militare, (mio Padre lo fece in marina), ..le cose cominciarono ad andare meglio, Nonno era avanti con gli hanni e gli acciacchi della dura vita, e fù cosi che mio Padre, Pietro, ( mio Padre si chiamava come mio Nonno, e si chiama come mio Cugino ) trovò lavoro, da subito come muratore, di cui proprio con questo lavoro contribuì alla costruzione del Monumento ai Caduti in Guerra ( sito ancora oggi in Piazza dei Caduti ) ..anche se nel frattempo faceva il pescatore ,….oltre a questi lavori mio Padre èra esperto macellaio, cosa che in poco tempo trovò come lavoro, fino a quando fù assunto dal comune come macellaio e custode dell’allora mattatoio,( detta ai tempi ammazzatora ), …sorgeva sull’argine del fosso sanguinara, dove oggi sorge un bel giardino publico,..a quei tempi non cèrano ne telefonini, ne internet, ne videogiochi, cèra un buon bicchiere di vino e una partita a carte con gli amici..nelle varie osterie o bar del paese, ma anche di cerveteri,…una frà tante dei ricordi  è l’osteria di Pierlorenzi ……… dove mio Padre prese un bel verbale ….,molte sono le storie e i ricordi dei nostri anziani, riguardo a quei tempi, ogni giorno li incontro e mi soffermo con loro…li ascolto e vedo le loro commozioni nei ricordi … tanti ricordi di vita vissuta…..dal letto del fosso sanguinara fino a mare che un giorno era divenuto tutto rosso, per il tanto magellare,….oppure di quando si portò per scommessa un vitello sulle spalle dal mattatoio sino al bar Castellani,….in quei tempi la poverta era vera….e portare a casa un pezzo di carne non era facile,…in molti raccontano che prima di andare a casa passavano da mio Padre, …che nel macellare i manzi ….ricordano aveva due secchi….uno era quello dove metteva la carne per il committente…e l’altro era per gli amici…Da allora anche mio nonno Pietro si recava al mattatoio …e abbandonò la pesca di ranocchie in palude di inverno,…ma si recava sulla spiaggia in estate con il suo cesto di vimini con fusaglie…bombe con lo zucchero…e scubidù…proprio sulle bombe con lo zucchero ricorda Maria Grazia,.. come lo vedavamo arrivare….zi piè ci dai una bomba con lo zucchero……bè erano sempre senza zucchero….,quel piccolo grande uomo che era mio Nonno cominciò a stare meglio, nei ricordi… un gran burlone, amico di tutti con un grande cuore, umile, onesto , e gran lavoratore, ….e  mio Padre… un uomo unico, ….un grande uomo,…..un giorno erano in palude a caccia ( mio Padre e Vittorio ), quando sentirono delle grida che provenivano dalla spiaggia….accorsero e videro che spuntava una pinna dall’acqua…senza pensarci spararono e con stupore era un tonno….lo presero e lo portarono sino da amilcare al bar Castellani…dove dopo aver raccontato l’accaduto mio Padre lo macellò per tutti i presenti…..o come qando una sera usciti dall’osteria insieme a Benito…videro la luna alta e piena…che illuminava a giorno un tratto di mare proprio davanti al Columbia…decisero di farsi una passeggiata a mare con un pattino…e fù così che remando …suonando e cantando, ( mio Padre suonava la chitarra divinamente)…cantarono così forte che con il silenzio della sera si sentì fino in piazza..gli amici in piazza, incuriositi si recarono a mare..videro quel pattino con due persone…ma non capivano chi fossero,…..solo quando avvicinatosi alla riva videro che era mio Padre e Benito…dissero agli amici che bella serata…prendete un pattino e unitevi a noi, cosa che fecero..e cantando e suonando…fecero l’alba..arrivarono in spiaggia ma non ricordarono dove avevano preso i pattini…fattosi giorno videro che al Columbia cèra una gran folla…si avvicinarono e chiesero cosa stesse accadendo…gli risposero sono spariti i pattini…con stupore e risate mio Padre e Benito dissero loro…sappiamo noi dove sono…e raccontarono la nottata……. tante sono le storie che emergono dai ricordi degli anziani, e non solo….come quando dopo una serata di baldoria dovevano tornare a casa e passare sulla vecchia passerelle di legno che si trovava sul fosso Vaccina….mio Nonno seguiva la sua gattina nell’attraversare, mentre gli altri a volte cadevano…e dai ricordi di Francesco…allora erano risate perche ogni volta che mettevano la testa fuori d’all’acqua mio Padre gli dava una chitarrata…ricorda….ha rotto più chitarre lui che un rocchettaro… e vivi sono i ricordi delle serenate che faceva mio padre per gli amici…oltre ciò mio Padre era anche cantautore….nei ricordi emerge sempre ….sotto la pergola . Arrivò l’anno 1964, e mio Padre Pietro Conte si sposò con mia Madre Ada, ..andarono ad abitare in Via Formia, …da quel matrimonio nacquero due figli, Franco e Mario, e non si può raccontare la felicità dei genitori….soprattutto di mio Padre…che mi si portò con lui fino a notte.. per farmi vedere a tutti i suoi amici, gli anni passarono felicemente fino a quando mio Padre nel 1967 si ammalò sul lavoro,…il medico condotto dell’epoca non capì ne la malattia e nè la gravità….e lo curò pensando ad una semplice influenza..ma  dopo pochi giorni morì,…la casa in cui vivevamo fù disinfettata e a noi ci fecero uscire, perchè non sapendo come si comportasse tale infezione, furono prese molte precauzioni, Fù riportato su tutti i quotidiani dell’epoca,… perchè fù il primo caso del dopoguerra nel nostro territorio, di morte sul lavoro . Mio Padre lasciò moglie e figli, che oggi orgogliosi e attaccati a questa terra…Ladispoli, qui vivono e lavorano con le loro famiglie. Certamente avrei potuto ..avrei voluto raccontare molto di più…ma penso che basti per far comprendere il mio amore…il mio stato d’animo..il mio orgoglio ladispolano… per questa terra…per questa Ladispoli..per questa Italia.

 

Franco Conte