LADISPOLI – La recente notizia riguardante l’inammissibilità del ricorso dei pendolari della FR8 Roma-Nettuno non deve trarre in inganno circa la possibilità di utilizzare questo mezzo, la class action (azione legale promossa, invece che da un singolo cittadino, da un gruppo di persone che ritengono di essere state danneggiate tutte insieme e tutte per lo stesso motivo). Sempre più persone, da nord a sud della nostra penisola si stanno organizzando per perseguire questa via, la class action appunto, al fine di vedere riconosciuti i danni materiali e morali derivanti dai disservizi, non certo sporadici, di chi gestisce il trasporto ferroviario, in particolare quello dei numerosissimi pendolari.
La strumento della class action è stato introdotto in Italia da poco tempo ed ancora è in fase di “rodaggio”, ci vorrà tempo perché tanti cittadini ne capiscano l’importanza e le potenzialità. Si ha comunque notizia di tali iniziative, dal Lazio, Lombardia, Liguria, Sicilia, azioni supportate da Comitati Pendolari, Codacons etc.
C’è un recente caso positivo che fa ben sperare, la sentenza a favore di una pendolare lombarda che ha ottenuto risarcimento da Trenitalia, il rimborso di un anno di abbonamento e un risarcimento di 2mila euro per i disagi subiti.
Ma perché si ricorre alla class action? Sono state effettuate raccolte di firme, proteste, segnalazioni, anche tanti sindaci si sono schierati al fianco dei pendolari. Risultato? poco e niente. I nostri problemi della FR5 Civitavecchia-Roma sono aimhè comuni a tantissime tratte di tutte le regioni italiane: affollamento causa treni con capienza insufficiente, ritardi, sporcizia, aria condizionata fuori uso, porte guaste che mettono a rischio anche la sicurezza dei pendolari.
Spiragli per il futuro? Le promesse, quasi mai mantenute, si sprecano, sia da parte di Trenitalia-RFI che da parte delle Regioni.
Ma il peggio sembra debba ancora venire, nubi oscure si addensano sulla testa dei cittadini-pendolari, meno servizi e aumento delle tariffe sono in agguato anche a causa di forti ridimensionamenti dei fondi che lo stato destina alle regioni.
Rosario Sasso – pendolare FR5