“Aprire una discussione vera sulla politica”

Edmondo CosentinoCIVITAVECCHIA – Dopo anni di silenzio la “società” civile anestetizzata, narcotizzata dal berlusconismo nostrano, si è risvegliata finalmente dal torpore, e comincia a fare politica, non c’è dubbio che lo sia: non è antipolitica velleitaria e populista come qualche “politico” di professione vuol far credere.
E’ politica che nasce dal basso, dai comitati, dai cittadini che si organizzano, raccolgono firme sui tavoli anche quando i loro partiti di riferimento non lo fanno, vanno a votare anche quando i loro leader dicono di no, è una politica che è capace di disubbidire, che esercita in prima persona la responsabilità, in poche parole Civitavecchia ha deciso di non delegare più a questi partiti politici il proprio futuro, ha deciso, di contare e decidere per il proprio futuro, di “riprendersi” la vita.
Dai referendum è emerso il bisogno del “bene comune”, di giustizia sociale, di un insopprimibile bisogno d’equità, è una riscossa civile certo ma, rispetto a che cosa? Non solo credo, alle vergogne dell’attuale giunta di destra che sgoverna la città da quatto anni, che rappresenta probabilmente il punto più basso della storia politica locale, una vergogna nazionale per come le istituzioni, le regole, l’etica pubblica,vengono piegate agli interessi di gruppi personali, di lobby politicoeconomiche, ma è anche un messaggio forte  alla cecità  della politica locale, una politica senza finalità, senza analisi né programmi, alla ricerca di un consenso a breve e personale, alla gestione dei partiti non come strumento per gli interessi generali ma bensì come finalità personale, una politica ormai ancella al potere economico.
Conviene rifletterci bene perché, le novità sono grandi, e nel passato il centrosinistra e in particolare il Pd ha fatto “orecchie di mercante” rispetto ai messaggi che provenivano dalla società civile e francamente il dopo voto non è incoraggiante.
Continuare a leggere il voto, come sento fare nelle direzioni politiche, con la logica del chi ha vinto e chi ha perso, quale alleanza è opportuno adesso fare, destra sinistra centro, come spostare i blocchi di voti secondo convenienze di vertice è miope e sbagliato, anche perchè il voto conferma che è finita l’epoca della politica verticale, quella in cui il leader di partito dà indicazione all’elettorato e quello obbiediente e acritico esegue.
La discussione sul futuro della città, delle prossime elezioni, del centrosinistra, alla luce do quello che è avvenuto tra maggio e giugno non potrà ripercorrere le vecchie strade, la politica continua, con i suoi partiti, le maggioranze e il resto, sarebbe un errore tentare di piegare il risultato referendario ad uno schema partitico, un errore grande quasi quanto quello di affermare che non è accaduto niente.
Non è con la semplice sommatoria tra partiti che si risponde alle necessità che si aprono davanti a noi, oggi c’è bisogno di coraggio e innovazione. Coraggio nel discutere oltre i confini dei propri partiti, “contaminarsi”, ascoltare le donne, gli uomini e giovani di questa città che  ripetono come una “nenia” il loro bisogno di giustizia, di  lavoro, di equità,  che vogliono partecipare e decidere del proprio futuro, insomma  restituire alla democrazia il potere di decidere. Innovazione nei progetti e nelle persone, investire nell’enorme potenziale culturale dei cittadini, inserendo procedure  di  trasparenza nella governance delle municipalizzate, inserendo la meritocrazia come eguaglianza delle opportunità per garantire a tutti la possibilità di migliorare la propria posizione economica e sociale, basterebbe questo per modificare, rovesciare,  il rapporto di subalternità della politica rispetto all’economia che ha condizionato lo sviluppo della nostra città.
Ma è soprattutto il Pd ha un motivo in più per affrontare questa fase politica con un profilo netto, che è quello di evitare le tentazioni trasformistiche sempre all’opera nella città  del trasformismo, dove il trasformismo è diventato “modus operandi” , pratica consolidata della politica cittadina, Civitavecchia  è stanca di inseguire “l’insonnia della ragione” che ha generato i “mostri” che affollano il nostro presente.
Il Pd e tutto il centrosinistra credo,  deve evitare questa perenne dislessia tra il dire e il fare, questa doppiezza esplicitata e rivendicata tra i mezzi e i fini, ci vuole “discontinuità” e trasparenza nei metodi e nei percossi decisionali. È qui che si fonda la ragione della riunificazione delle forze riformiste e la novità del profilo di una forza che assume la missione di restituire alla “gente”, la libertà, la dignità, la bellezza dell’impegno politico. Nei partiti e fuori di lì, dappertutto.

Edmondo Cosentino – Direzione Pd Civitavecchia