CIVITAVECCHIA – Le dichiarazioni di Moscherini, relative alla caduta della giunta Tidei hanno scatenato una serie di reazioni retoriche e inconcludenti.
Ora tutti chiedono dibattiti, chiarimenti, verità.
In tutta sincerità ribadisco che quando due giunte di sinistra (Tidei e Saladini) cadono, in gran parte per colpa della sinistra stessa, è evidente che sarà poi difficile che esperienze riformiste possano essere riproposte.
C’è la sensazione, che poi sta portando gran parte dell’elettorato di sinistra a non votare, che i conflitti che non vengono affrontati (vedi continuità tra giunta Saladini e Tidei) come tali,diventano spesso materia di scambio.
All’interno della sinistra spesso prevale la memoria corta, la rimozione del passato, una specie di assoluzione generale, che ha poi portato alla sconfitta o alla vocazione del compromesso.
Fare politica è stata intesa non come servizio della collettività, e neppure un progetto,ma semplicemente una professione, uno status.
E questo ha determinato una assenza di vivere politico,di partecipazione collettiva alla definizione degli interessi generali, una mancanza di dibattito e di elaborazione culturale.
Diciamoci la verità, anche se cruda, la politica è stata recepita vuota, retorica amorale,molto spesso tentando di darsi una copertura ideologica, sotto cui poi si nascondeva una vera e propria impotenza politica, ed una arretratezza culturale.
In pratica una politica che non risolveva i problemi ,ma uno strumento con cui i partiti,forse meglio dire alcune corporazioni,tutelavano se stesse o regolavano al proprio interno i conti sospesi.
In tutta sincerità al momento non si vedono all’orizzonte modifiche o ribaltamenti,che possano fare sperare in un cambiamento culturale.
Bisogna fare in modo che la politica ritorni un interesse pubblico, si tolga quel mantello pesante di autoreferenzialità, sia capace di uscire da se e tradurre in progetti e proposte le aspirazioni e i bisogni che emergono dalla società.
Dibattiti, incontri, accuse, autoassoluzioni, prive di concretezza e ormai tardive, danno la sensazione di una modalità, di una certa vecchia politica,basata sul compromesso, sulla mediazione, su accordi che salvavano tutti i contraenti e garantivano semplicemente la continuità del potere.
Questo un tempo si chiamava trasformismo.
Tullio Nunzi