“Movida. Un modo sbagliato di occupare il tempo libero”

movidaCIVITAVECCHIA – Finalmente Civitavecchia inizia a fare qui salti di qualità che speriamo le permettano di diventare un luogo del buon vivere. Ci riferiamo alle intenzioni del Sindaco Tidei di invertire la rotta rispetto a un modello di divertimento impropriamente chiamato movida. Diciamo impropriamente perché ab origine la movida spagnola è vissuta attorno ad un evento culturale di origine popolare la cui durata si esaurisce in breve tempo e investe tutta la città. Nel suo significato genuino la movida è dunque una forma di partecipazione di massa ad un evento unico fortemente vissuto dalla collettività. E’ stata l’industria turistica spagnola ad appropriarsi malamente di questa modalità di incontro per farne l’ideologia dello “sballo continuo” da consumarsi durante la stagione estiva. Il modello si è rapidamente spostato in altri paesi ed oggi viene spacciato come il divertimento dei giovani per antonomasia. Divertirsi, invece, significa innanzitutto comunicare e crescere insieme.

La lunghissima movida di Civitavecchia, così come in altre realtà italiane, va palesemente in direzione contraria rispetto al significato originale di festa (peraltro circoscritta in tempi brevi).. Come noto durante l’estate il Pirgo è terra di nessuno, occasione per scazzottate tra bande di giovani ubriachi e di tutte le altre amenità che le cronache hanno riportato per mesi. Ma, tralasciando l’aspetto socialmente deviante, soffermiamoci su un fatto solo apparentemente neutro: la pseudo musica sparata per ore e per tutta l’estate. E’ sinonimo di divertimento? No. Si tratta di vile rumore che non ha niente di artistico. Il rumore non crea socialità: l’altissimo volume impedisce alle persone di ascoltarsi e impedisce di riposare per mesi a chi ha la sventura di abitare in zone dedicate alla movida.  Infine, la pseudo  musica a tutto volume è dannosa per l’organismo e origina diverse patologie. Il rumore dunque non coincide con il divertimento. Divertimento significa socializzare, crescere, comunicare. “Pompare” rumore – specie se condito con abbondanti dosi di alcool – ottiene invece il risultato opposto. Tanto è che spesso la movida si trasforma in un problema di ordine pubblico.

Ma allora perché ha tanto successo? Perché alcuni miopi “imprenditori” protestano contro ogni limitazione? Semplice: la movida è facile da organizzare ed è in linea con una cronica povertà di offerta commerciale (a sua volta è originata da una scarsità di idee imprenditoriali e di basi culturali). Insomma la movida è quasi a costo zero:  bastano due casse e qualche cd dozzinale. Il rumore spinge poi al consumo parossistico di alcool ed ecco bell’è pronto il guadagno. Un modello diverso di business è invece possibile, offrendo vero e proprio intrattenimento, vera e  propria musica (es. il pianobar), attirando così una clientela più variegata, fatta anche di famiglie (che oggi si guardano bene dal partecipare alla follia dell’attuale movida), e non di ragazzotti dai nervi facili pieni solo di voglia di stordimento. Diversificando l’offerta artistica e musicale, aumentando e fidelizzando la clientela alla fine gli imprenditori ci guadagnerebbero di più perché creerebbero consenso sociale intorno alla loro impresa. Queste non sono nostre idee: basta leggere qualsiasi manualetto di marketing.

Osservata da un’altra prospettiva, la movida è una modalità attraverso la quale la pessima politica e la pessima amministrazione pubblica tengono soggiogati i giovani, reprimendo le loro potenzialità creative. Sul piano politico la movida è l’equivalente postmoderno della adunate fasciste. Le sue manifestazioni sono infatti all’insegna dell’autoritarismo, dell’eccesso e della violenza. Escludono con la forza anziani, bambini e famiglie impedendo alle differenti generazioni di parlarsi e di stare insieme. Da questo punto di vista siamo di fronte ad un fenomeno di intolleranza che non ammette al suo interno chiunque abbia un’idea diversa di socializzare che non sia l’ubriacatura e lo sballo. Non solo la movida è una forma di violenza verso la maggioranza dei cittadini ma anche un modo per impedire che i giovani acquisiscano senso civico e vengano messi di fronte a modelli alternativi di divertimento – modelli che magari contribuiscano ad arricchire la loro personalità e li aprano al futuro.

Per ultimo, la movida è anche un fattore di inquinamento acustico di cui nessuno a Civitavecchia ha bisogno. Perciò bene ha fatto il sindaco Tidei a regolamentarla per offrire ai giovani l’occasione di sperimentare modi costruttivi di stare insieme e di divertirsi; per offrire l’opportunità di vivere forme intelligenti di intrattenimento che non ledano il diritto al riposo alla salute de i cittadini; e per vivere la città collettivamente. Siamo certi che non cederà alle inevitabili pressioni cui inevitabilmente sarà sottoposto. In questa battaglia di civiltà noi saremo con lui.

Patrizio Paolinelli e Mario Michele Pascale