“E’ finita la festa”

rifiuti alla MarinaCIVITAVECCHIA – Arrivare alla marina, o meglio, a Piazza degli Eventi, stamattina 29 aprile alle prime luci dell’alba è stato molto edificante.
Le squadre dei netturbini lavoravano alacremente, già da qualche ora, su quello che restava della festa di ieri. Più che altro, sui resti dell’educazione e del rispetto delle cose comuni.
La partecipazione, l’affetto per la Santa patrona erano tangibili ieri; ma gli stessi concittadini che applaudivano quasi commossi l’ingresso in porto della statua di Santa Fermina hanno lasciato dietro di sé una scia di immondizie, a terra e in mare, da far spavento.
Non so se abbiano contribuito anche gli ambulanti (e in quel caso sarebbero da sanzionare) o se l’amministrazione comunale avesse disposto pochi raccoglitori per i rifiuti; quel che è certo è che lo spettacolo era veramente desolante, ma indicativo dello “stato di salute” della nostra città.
Non credo che tenere in mano una lattina, una bottiglia, il cartoccio dei lupini fino al cassonetto più vicino possa procurare gravi disagi. E ci si sente sicuramente più “cittadini” insegnando ai propri figli a non buttare le cartacce, le gomme o chissà-che in terra.
Ma del resto ci troviamo di fronte ad un problema ben più grande. La progressiva e scientifica eliminazione delle tradizioni più antiche e radicate della nostra civitavecchiesità, operata negli anni dalle varie amministrazioni comunali impegnate a creare isole pedonali spagnoleggianti o improbabili rotonde, che hanno ridotto l’unica strada che collegava il porto all’ospedale ad un labirinto impraticabile.
Parlando con alcuni Penitenti, durante il corso della Processione del Venerdì Santo, e dopo la processione con persone che hanno assistito al corteo, ho colto un sentire comune che certamente non arriva e non interessa i nostri amministratori. Nelle strade ridotte a strettoie, nei lavori di sistemazione del manto stradale fatti alla meno peggio e all’ultimo momento la gente legge il disinteresse ed il poco rispetto al “popolo” civitavecchiese. Una città che si “ristruttura” non considerando o addirittura dimenticando le proprie radici più profonde, quelle radici che danno il senso di continuità e di appartenenza, non ha effettive possibilità di migliorare veramente.
Manca, in chi ci amministra, la sensibilità di capire che in questo “porto di mare” dove da secoli si incontrano tante realtà, regionali o addirittura internazionali, serve qualcosa che unisca.
Qualcosa in cui ci si possa riconoscere tutti. Qualcosa da valorizzare e promuovere; qualcosa di cui andare fieri.
Ci pensi il nostro sindaco. E magari sorrida un po’ di più alla “sua” gente quando, con la fascia tricolore, partecipa a quelle semplici, popolari manifestazioni che Civitavecchia conserva gelosamente, da sempre, nel suo grande cuore.

Barbara De Paolis