CIVITAVECCHIA – Tra i molti rilievi che si possono legittimamente avanzare alla Amministrazione di centro-destra, che ha governato Civitavecchia, ve n’è uno che sopravanza gli altri: la totale assenza di una visione.
Ciò può essere il frutto di insipienza o di miopia, ma è tanto più grave quando questo rientra in una precisa modalità operativa. Una Amministrazione sedicente “del fare” quando non si preoccupa della qualità e della missione del proprio operare, inevitabilmente, o non realizza o ,quando procede a concrete iniziative, produce danni. In primo luogo, dunque ,si tratta ,qualora si voglia affrontare seriamente la crisi che aggredisce la città da vari versanti, di avere chiaro non tanto e non solo le cose che si debbono e possono fare ma come queste cose si collocano, entro un disegno che non si limita a gettare macchie di colore, talvolta sgargiante, sulla tela ma definisce con precisione contorni e contenuto. Si tratta appunto di avere una visione: il termine ha stretta parentela con la virtù di sognare, di immaginare. E’ solo quando l’immaginazione si dota di buone gambe e si innerva di concretezza, competenza e volontà che si è vicini a creare le giuste premesse. Il programma elettorale che presenta la coalizione di centro-sinistra, si caratterizza per questo aspetto: la definizione di una precisa visione.
Civitavecchia deve affrontare una condizione di estremo degrado e disagio sociale e culturale, in una condizione finanziaria difficile ed in un contesto generale economico e politico estremamente fragile e pieno di insidie e difficoltà. Si pone tra le questioni prioritarie il problema di un corretto approccio ai temi dello sviluppo e della occupazione: come contribuire ad aumentare la ricchezza della comunità ed il grado di sicurezza dei giovani, delle donne e delle famiglie? La risposta non è nella ricerca più o meno fantasiosa o affascinante della idea che “ tout court ”, miracolisticamente risolve in un colpo solo il dramma della disoccupazione (oceanario, terme, etc etc). Certo, occorre avere idee precise di cosa si vuole realizzare sul nostro territorio ,ma dobbiamo partire dalla città. Niente scorciatoie! La storia della città e del Paese è maestra: non si realizza sviluppo in un contesto degradato. E’ necessario percorrere la strada più lunga e difficile, ma è la sola che può creare le condizioni perchè si possa giungere a risultati seri. Non va mai dimenticato che la “visione” ha come suo centro i bisogni, le attese, le ansie, le speranze della persona. Abbiamo necessità di una città che risolva alcuni problemi essenziali: acqua; smaltimento rifiuti; servizi pubblici efficienti ed efficaci; seria e rigorosa politica ambientale; politiche e strutture sanitarie di elevato livello qualitativo; recupero di una identità smarrita – una comunità che riconosca sé stessa come tale e si riconosca in valori e tradizioni condivise – ; particolare attenzione alla cultura ,al mondo dei saperi e delle conoscenze; una città nella quale si rispettino le regole. In definitiva si tratta di ricostruire una città su delle solide fondamenta. E’ in questo contesto che debbono e possono trovare spazio risposte al mondo del lavoro inteso in senso lato (tessuto imprenditoriale, artigianale, mondo del lavoro autonomo e dipendente etc etc.). E’ in questo contesto che parlare di portualità, sito energetico, attività agricole e della pesca, non assume il sapore di retorica d’occasione . Fatte queste premesse un pensiero specifico deve essere rivolto a quei settori che sono stai più colpiti dalla crisi Giovani, anziani, donne, immigrati, persone che in generale ,in una società fortemente competitiva, presentano condizioni di svantaggio. Una città che si raccoglie attorno a valori condivisi e che ridefinisce e rimodula la qualità della propria vita, può con maggiori risorse materiali ed etiche esprimere politiche attive di sostegno. Pensare ad una città dei valori e delle buone pratiche può rappresentare la condizione per ripartire. Solo su di un terreno così solido può costruirsi lo sviluppo, si può pensare non solo alla occupazione ma ad una buona occupazione (lotta al lavoro nero, sicurezza sui posti di lavoro, rispetto dei contratti e delle leggi), si possono costruire tavoli dove insieme alle parti sociali si realizzi la condivisione attorno a progetti che debbono poter appartenere a tutta la città. Si può pensare ad un ruolo sovracomunale della città e persino ad una sua proiezione internazionale. Di queste cose parla il programma di centro-sinistra. Si propone qualcosa di più di una speranza. Voltiamo pagina e guardiamo con ottimismo al futuro. Ce la possiamo fare.
Piero Alessi