“Dopo referendum: fra legittime aspirazioni e cruda realtà”

Impianto eolico

CIVITAVECCHIA – Spett/le Redazione,
io credo che quando, in democrazia, s’è chiamati a pronunciarsi su grevi decisioni, specie se compromettenti il futuro socio-economico collettivo, si debba abbandonare lo spirito bèllico che vi ci ha condotti e coerentemente predisporsi nel passo successivo a razionali mediazioni fra legittime aspirazioni e crudo presente. Il che significa, nel recente caso referendario, flessibilità ideologica da ambo le parti e disponibilità ad accettare qualche sacrificio tutelare, specie se si è (come siamo) nell’impossibilità  oggettiva di poterne sostanziare l’esito “tutto e subito”.
Detto questo, e mi spiegherò meglio più avanti, aggiungo che, anche “turandomi (ma non del tutto ) il naso”, mi sono aggregato al “popolo dei 4 sì”, pur confessandomi tutt’ora favorevole al nucleare, che ho respinto non di per sè, ma per i fortissimi dubbi che l’attuale, squalificata classe politica  ed il sottobosco di faccendieri e malavita che vi sarebbero stati interessati, ci potessero rassicurare sui  massimi standard di sicurezza nella costruzione, esercizio e smaltimento delle scorie delle ipotizzate Centrali.
Duole dirlo ma purtroppo a questo ci hanno ridotti!
E proprio sul  nucleare vorrei fare una riflessione. Vi abbiamo detto, appunto, “no” e così sia; ma come vogliamo sostituirlo, a meno di non voler fare i “Tafazzi” di turno, impiccandoci ad una perenne e costosa dipendenza da altre Nazioni per di più politicamente instabili ed inaffidabili e che non si farebbero scrupolo di “tenerci sotto schiaffo” ad ogni buona (per loro!) occasione? Mi si dirà: con l’eolico, il fotovoltaico, la geotermia, le biomasse, le correnti marine, (che peraltro nessuno ha fin’ora preso in considerazione) e quant’altro, ma di cui tutti intimamente sappiamo che alla fine la loro copertura complessiva sarebbe sempre minimale, mentre la “fame energetica” crescerà in modo esponenziale. Ed allora? Andiamo avanti con i “no a prescindere” al carbone? Ed agli altri “no”, o ai “nimby” (non nel mio giardino!) agli impianti eolici che “rovinano il paesaggio e fanno rumore e stragi di uccelli”? O ai fotovoltaici che, si sa, richiedono l’occupazione di migliaia di metri quadrati di superfice? O ai termovalorizzatori che “puzzano”, ma non alle tante località che pur da decenni ne traggono begli introiti economici e servizi agevolati per i residenti? O ancora ai rigassificatori che consentono di diversificare le fonti di approvvigionamento di gas da Paesi più affidabili?
Ecco a cosa mi riferivo quando accennavo a certi ineluttabili “sacrifici” in qualcosa con cui, a mio avviso, ed ora più di prima, dobbiamo “ob torto collo”, fare i conti e discutere a mente razionale e responsabile, se non vogliamo svuotare di significato la ”coerenza”!  Che spesso ci sfugge quando, per dire, mentre sacrosantamente sosteniamo l’acqua pubblica, siamo i maggior consumatori (primi in Europa, e forse nel mondo, con due miliardi di bottiglie l’anno!)  di “minerale” interamente di proprietà private, pagandola da ben 125 volte per la più economica, a 350 volte per la più cara, della pubblica del rubinetto…o contrastiamo le antenne (che bene non fanno, ma male ancora non sappiamo) ma non ci stacchiamo dall’orecchio il telefonino, che pure bene non fa  (l’allarme recente è dell’”Oms” !) e male lo sapremo…. o fingiamo di ignorare che il maggior produttore (70% !) delle famigerate “Pm10” è il traffico urbano, ma non vogliamo rinunciare alle 1600cc o al “Suv-status symbol” ?….Banalità esemplari? Forse, ma comunque significative di un certo strabismo doppiopesista e di diffusa tendenza a decontestualizzare giudizi e comportamenti!
E per chiudere, una “proposta di strada”: perché non “partire” noi con l’imporre nel nuovo Piano Regolatore (che prima o poi si dovrà pur fare!) coperture per fotovoltaico alle nuove costruzioni, così come a suo tempo si dispose per i posti auto?

Gennaro Goglia