Pulsossimetria ed ipossia occulta

Dal Dottor Giovanni Ghirga riceviamo e pubblichiamo:

“Pulsossimetria ed ipossia occulta. Spinti dalle esperienze cliniche all’inizio della pandemia, studiosi hanno pubblicato un rapporto retrospettivo che mostra che i pulsossimetri sovrastimano la vera saturazione di ossigeno nelle persone di colore; in queste ultime, dunque, la diagnosi di ipossiemia ha una probabilità maggiore di circa tre volte di non essere rilevata rispetto agli altri individui.
Si parla di ipossiemia occulta quando gli esami dei gas nel sangue arterioso indicano livelli di saturazione di ossigeno inferiori all’88%, nonostante i pulsossimetri misurino una ossigenazione superiore al 92%.
Numerosi ampi studi retrospettivi hanno confermato che le persone che hanno la pelle più scura (persone di colore, asiatiche, ispaniche o una combinazione di queste) hanno maggiori probabilità di manifestare l’ipossiemia occulta rispetto a quelle di carnagione chiara.
In uno studio su pazienti con COVID-19, il 35% delle persone di colore ha avuto l’idoneità al trattamento con ossigeno in ritardo o addirittura non scoperta, rispetto a solo il 20% dei soggetti non di colore.
Una analisi più completa ha mostrato che, anche quando si prendono in considerazione le condizioni di salute di base, le persone con ipossiemia occulta sono soggette a disfunzioni d’organo e mortalità intraospedaliera e le persone di colore, in questo gruppo, hanno la peggiore disfunzione d’organo.
Una combinazione di analisi teoriche e risultati clinici dovrà cercare di rafforzare la nostra comprensione delle problematiche poste dalla pulsossimetria; questi includono gli effetti della pigmentazione, così come quelli della bassa perfusione del sangue attraverso i tessuti di una persona, l’avvelenamento da monossido di carbonio e l’anemia.
Il successo della pulsossimetria come strumento a basso costo in tempo reale per il monitoraggio dello stato cardiorespiratorio di una persona, ha portato ad un suo diffuso utilizzo e la prevalenza della tecnica ha a sua volta messo in evidenza situazioni in cui si verificano lettura imprecise.
Nuovi studi, dunque, mettono in evidenza anche l’importanza di riconsiderare attentamente i criteri di arruolamento suggeriti per gli studi di calibrazione, in modo che la pigmentazione cutanea dei partecipanti al test sia uniformemente bilanciata e determinata utilizzando misure oggettive.

La precisione della pulsossimetria varia con il tono della pelle. a, I dispositivi noti come pulsossimetri stimano la concentrazione di ossigeno nel sangue di una persona emettendo luce rossa e infrarossa attraverso la punta delle dita. L’emoglobina ossigenata assorbe la luce infrarossa in modo più efficiente rispetto alla luce rossa, mentre è vero il contrario per l’emoglobina deossigenata. b, Questi segnali sono influenzati dalla melanina, la quale viene distribuita attraverso la pelle in strutture, melanosomi, i quali sono prodotti da cellule chiamate melanociti. I melanosomi nella pelle scura sono sia più grandi che più numerosi di quelli nella pelle chiara. La teoria dell’ossimetria di vecchia data non tiene pienamente conto del modo in cui i fotoni sono dispersi dal contenuto biomolecolare e dalla struttura del tessuto e, quindi, corregge in modo impreciso l’effetto della pigmentazione. Gli studi di calibrazione aggravano questo problema, perché in genere sovracampionano le persone dalla pelle chiara. Ciò ha portato a una sovrastima della concentrazione di ossigeno nel sangue di alcuni individui di colore e, conseguentemente, a diagnosi mancate di livelli di ossigeno pericolosamente bassi”.

Keller MD, Harrison-Smith B, Patil C, Arefin MS. Il colore della pelle influisce sulla precisione dei sensori di ossigeno medicale. Natura. 2022 Ottobre;610(7932):449-451. DOI: 10.1038/d41586-022-03161-1. PMID: 36261563