In cerca di una cura per la persistenza cronica di sintomi dopo la COVID-19

Dal Dottor Giovanni Ghirga riceviamo e pubblichiamo:

“In cerca di una cura per la persistenza cronica di sintomi dopo la COVID-19. La ricerca sul COVID lungo o long COVID, definito come sintomi di COVID-19 che durano più di tre mesi, è rimasta indietro rispetto agli studi sulla fase acuta dell’infezione.
Le persone che soffrono a lungo di COVID vivono con una vasta gamma di sintomi che vanno da lievi a gravemente debilitanti.
Ricercatori hanno proposto una varietà di cause per questa condizione le quali vanno dalla persistenza del virus all’autoimmunità o a minuscoli coaguli di sangue. Molti studiosi pensano che la responsabilità sia di un mix di questi fattori.
Al momento i vaccini sembrano essere il modo migliore per prevenire il COVID lungo. I vaccini COVID-19 riducono il rischio di infezione da SARS-CoV-2 e potrebbero ridurre il rischio di un lungo COVID anche dopo una infezione in persone vaccinate.
La vaccinazione potrebbe ridurre di circa la metà il rischio di COVID lungo tra coloro che vengono infettati dopo la vaccinazione. Una ricerca recente, non ancora sottoposta a revisione paritaria, ha rilevato che la vaccinazione ha ridotto le possibilità di sviluppare sintomi di lunga durata, dopo il COVID acuto, di circa il 41% in oltre 3.000 partecipanti che avevano ricevuto una doppia vaccinazione ed erano stati successivamente infettati dal SARS-CoV-2.
Oltre alla vaccinazione non è chiaro se una eventuale terapia COVID-19 esistente abbia un effetto sul rischio di long COVID.
In teoria, un farmaco che riduce la gravità della malattia potrebbe ridurre anche la gravità dei sintomi a lungo termine. Tuttavia, il COVID lungo non è sempre associato a gravi malattie acute. Molte persone sono state davvero distrutte da un lungo COVID ed hanno avuto infezioni asintomatiche o quasi asintomatiche.
Alcuni studi stanno cercando di esaminare l’impatto del trattamento precoce con vari farmaci, Molnupiravir, Paxolovid, Remdesivir, Infliximab, Imatinib, Apixaban e Atorvastatina, sul long COVID.
Per loro natura, gli studi sul COVID lungo richiedono pazienza. Altmann, immunologo dell’Imperial College di Londra, è ottimista sul fatto che questo anno ci saranno progressi, ma mette in guardia dal leggere troppo in piccoli studi che potrebbero non produrre risultati statisticamente significativi. “C’è una tale pressione, un bisogno incredibilmente pressante e disperato: tutti noi studiosi abbiamo questo tipo di ansia”, ha commentato.

H. Ledford. Nature. 25 March 2022. doi: https://doi.org/10.1038/d41586-022-00823-y

A questo va aggiunto che, come descritto in un post precedente, le varianti Omicron si diffondono molto più facilmente e non sembra che non siano seguite dal long COVID. La pressione di raggiungere dei risultati utili é molto alta.

Dottor Giovanni Ghirga