Crozza, Renzi e la satira del Festival

Sono tanti i personaggi che Maurizio Crozza ha impersonato in 30 anni di carriera, imitazioni più o meno tutte riuscite a tal punto che il giornalista Jacopo Iacoboni ha coniato proprio il neologismo “crozzismo” per descrivere il fenomeno di quei politici che imitati da Crozza hanno fatto propria la satira del comico genovese riutilizzandola parlando di loro stessi, Berlusconi lo accusò di essere uno dei responsabili delle sue sconfitte politiche, Bersani invece citò alcune sue battute durante la campagna elettorale per le amministrative del 2011.

Da Bersani, una delle sue imitazioni più apprezzate, allo stanco e in vestaglia Napolitano, dall’automa Monti al rassegnato e sconfitto Veltroni, fino ad arrivare ad un Matteo Renzi che parla parafrasando slogan pubblicitari (Toglietemi tutto ma non il mio Renzi) accompagnato da un orsacchiotto come assessore. Crozza rappresenta l’ex sindaco di Firenze come un moderno David Copperfield, un illusionista che con i suoi discorsi devia sempre l’attenzione da temi concreti (ad esempio le tasse o la mafia) su temi vaghi e astratti.
Anche qui è presa di mira una caratteristica emergente della “vittima”, la sua grandissima efficacia comunicazionale. Anche in questo caso, come per l’ecumenismo di Veltroni o per il pragmatismo di Bersani, si tratta di una caratteristica positiva. Il fatto è che la satira di Crozza, enfatizzando questa caratteristica, rischia di farla apparire come l’unica, questo può essere un buon risultato per la satira, probabilmente non altrettanto buono per l’oggetto della stessa.
Durante i suoi interventi sui Rai3 o su La7 Crozza mette tutti d’accordo con la sua satira: critici televisivi, spettatori e politici che ridono alle sue battute.
Non è successo ieri al Festival di Sanremo così quando Maurizio Crozza entra all’Ariston vestito da Silvio Berlusconi qualcuno del pubblico grida “Vai a casa! Basta politica!”, cala il gelo all’Ariston e solo grazie ai suoi personaggi più amati riesce a riscaldare una platea ammutolita, dopo il solito Bersani, Ingroia e Montezemolo arriva lo scrosciare finale degli applausi.
La risata non è lo scopo ultimo della satira, ma il mezzo attraverso cui veicolare un contenuto