Tumore al seno: le strategie della prevenzione nella Asl Roma 4

CIVITAVECCHIA – Ne abbiamo parlato tanto, ma per la salute della donna, non sarà mai abbastanza parlarne, e condividere il fatto che la prevenzione è il punto di partenza per preservare una buona salute. Il Dott. Marco Benedetti referente dello screening mammografico della Asl Roma 4 ci racconta il percorso che una donna si trova ad affrontare quando purtroppo le viene diagnosticato il tumore alla mammella.

“Innanzitutto – spiega – è doveroso ricordare che se si scopre il tumore in uno stadio inziale, si permette di curare bene la patologia e arrivare a una guarigione completa nel 99% dei casi. Con lo screening mammografico si possono scoprire tumori piccolissimi, in primissima fase, per questo il primo passo fondamentale è sempre quello della prevenzione tramite lo screening, a chiamata per quello previsto dalla Regione Lazio, e ad adesione spontanea, per le altre fasce di età”.

In caso di referto positivo, è proprio il Dott. Benedetti a contattare personalmente la paziente, per un colloquio, al fine di stabilire il percorso di cura più adatto che varia a seconda della paziente e del tumore. Bisogna considerare il fatto che la scoperta del tumore alla mammella per una donna, è una lotta non solo fisica, ma anche psicologica, per questo la Asl Roma 4 si avvale oltre che dei suoi professionisti, anche di alcune associazioni che operano sul territorio per dare conforto e supporto psicologico alle donne. E’ fondamentale la tempistica con cui viene scoperto il tumore, quando viene scoperto un tumore al primo stadio si può garantire una guarigione al 99 % dei casi, se la donna ha perso del tempo involontariamente, e via via più ci troviamo a mammografie e ecografie con tumori di grandi dimensioni, la percentuale di guarigione è ovviamente più bassa. La differenza la deve fare proprio la donna, con la prevenzione e instaurando un rapporto di fiducia nei confronti dei professionisti del settore.

In alcuni casi, anzi in moltissimi casi, la donna viene richiamata per degli accertamenti, e la Asl Roma 4 ha tutte le strumentazioni necessarie a farli. Ad esempio potrebbe essere necessario a seguito di mammografia ed ecografia, fare una risonanza magnetica che ci permette di vedere piccoli focolai o analizzare le microcalcificazioni. Le microcalcificazioni sono asintomatiche, non si palpano, in alcuni casi possono far sospettare la presenza di un tumore, per questo è necessario un esame approfondito. Si tratta di una microbiopsia, che ci permette con una macchina di fare un esame istologico e scoprire la fase iniziale del tumore della mammella quando ancora non è un nodulo.

“Per quanto riguarda gli interventi chirurgici – prosegue il Dott. Benedetti – in questi ultimi 15 anni sono stati fatti passi da gigante, e l’intervento non è più invasivo come un tempo. Oggi si usa la tecnica del linfonodo sentinella che ci permette di individuare il primo linfonodo della catena ascellare, scattando alcune immagini e agendo con la sonda, si vede se i linfonodi sentinella sono uno o due, se è sano, non se ne asportano altri, risparmiando alla paziente tutti gli effetti collaterali. Un altro aspetto importante, che non è da sottovalutare perché collegato alla reazione psicologica della donna, è quello estetico. Oggi si può evitare la mastectomia, intervento drammatico per una donna, si fa una resezione limitata, un quadrante, che ci permette di garantire un aspetto estetico invariato. Dopo l’asportazione della sezione, si fa il rimodellamento della mammella, per coprire quella zona asportata. I risultati sono molto buoni, i riesce a conservare un gradevole aspetto della mammella. Ultimamente sta prendendo piede un intervento contemporaneo di mastectomia e ricostruzione, perché i grossi passi da gigante sono stati fatti nella genetica. La genetica ci fa studiare perfettamente la presenza di geni, anche in presenza di un tumore piccolo, ma con una evidente familiarità, lo studio genetico ci permette di vedere le mutazioni e quindi la probabilità di ammalarsi di tumore nell’arco della vita. Adesso sta prendendo piede questa possibilità di operare le donne affette da mutazione genetica, praticando una mastectomia con una ricostruzione”.

“La chemioterapia non è sempre necessaria – conclude – Quando arriva un esame istologico, oltre a sapere quanto è grosso il tumore, esistono delle caratterizzazioni biologiche, di fondamentale importanza. A volte abbiamo noduli grossi ma poco aggressivi, altre volte invece piccoli ma aggressivi. La caratterizzazione biologica aiuta quindi a capire quale sia l’intervento e il trattamento post operatorio adatto per la paziente e il tipo di tumore. In conclusione, oggi di tumore alla mammella si può guarire, l’evoluzione della ricerca e della medicina non si arresta, ma la prima responsabilità di ogni donna, è quella di tenere a sé, ed effettuare un corretto stile di vita e una buona prevenzione”.