CIVITAVECCHIA – Mi è molto dispiaciuto registrare una battuta di Matteo Renzi su Landini, in cui, più o meno si diceva che il segretario della Fiom aveva fallito come sindacalista e, per questo, voleva una rivalsa nella politica. Questa dichiarazione è indice di una certa visione del mondo alla quale Renzi ci ha abituato, una variante toscana del marchese del grillo: “Io so io e voi non siete un c…o”. Credo, invece, che la politica debba essere l’arena in cui tutti i cittadini hanno il diritto di cimentarsi. Che Maurizio Landini venga dal sindacato, dall’azione cattolica o da Marte, questo non può cambiare la sostanza: egli ha pieno diritto di fare politica, diritto che va riconosciuto e che nessuno, neanche il Presidente del Consiglio, può permettersi di banalizzare.
Detto questo mi dispiace, anche, che l’italica e cattolica tendenza ad aspettare il messia venga applicata anche al povero Landini. Il segretario della Fiom, in buona sostanza, vuole mettere su una lobby per i diritti del lavoro. Ben venga: ne abbiamo bisogno sopratutto in un momento in cui quella di Confindustria sembra l’unica voce. Ma da qui a caricare sulle sue spalle la responsabilità della rinascita politica della sinistra ce ne vuole. Una alternativa questa (e Landini lo sa bene, per questo non la pratica dicendo “non conosco il significato della parola partito”) che nasce se non morta, pesantemente schiacciata su Sel, che è l’unico soggetto ad avere una organizzazione territoriale tale da poter supportare un progetto di tale portata. Un soggetto politico a sinistra del PD, in questa fase, equivarrebbe, senza se e senza ma, ad una “grande Sel”. Non una rinascita, non una costituente, ma un processo a garanzia di un preciso e ben identificabile ceto politico “di lotta e di governo”. Landini, come messia politico, sarebbe costretto ad inchinarsi al sinedrio di Sel. Non è un caso che Vendola, con inaudito tempismo, abbia già approvato il progetto di Landini.
Quindi lasciamo in pace il segretario della Fiom, che, come traino di una positiva lobby dei diritti del lavoro, può fare tanto e bene. Non mandiamolo al massacro come i precedenti salvatori, da Vendola e Tsipras in giù, che rispondono più che altro ad un bisogno psicologico di un popolo decisamente sbandato, come quello della sinistra. Più che sbandare abbiamo bisogno di progettare. Più che di leader da seguire, abbiamo bisogno di condivisione e democrazia. Il rilancio della sinistra è nelle mani di noi tutti, non del personaggio di turno portato in processione.
Per questo auguro buon lavoro a Landini. E a chi vede in lui il messia capace di salvare l’italica sinistra consiglio un ciclo di terapia da un ottimo psicologo.
Mario Michele Pascale – Consiglio Nazionale del PSI Presidente associazione Spartaco