La provocazione del Prc: “Chiudere Tvs e riconvertire l’area della centrale”

CIVITAVECCHIA – “Una nuova provocazione a spese degli elettrici e di una città che da decenni soccombe alle logiche dei colossi energetici”. Così il Circolo Pelosi di Rifondazione Comunista definisce gli esiti della vertenza in atto circa il futuro dei dipendenti di Tirreno Power a Torre Valdaliga Sud.
“Dopo due anni di contratti di solidarietà che hanno avuto pesanti ripercussioni sui redditi e sulla qualità del lavoro – afferma in una nota l Prc – i lavoratori di Torre Sud saranno costretti a subire senza alcun motivo, un altro anno di ammortizzatori sociali, nello specifico la cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS). Tali misure di tutela del reddito (con l’utilizzo di fondi prelevati dalla casse INPS) sono generalmente applicate in realtà lavorative fortemente in crisi, mentre risulta che allo stato attuale la centrale di Civitavecchia funzioni a pieno regime e porti un consistente profitto nelle casse della società. Tuttavia Tirreno Power, con la connivenza del Governo presieduto dal partito che da sempre gli ha spianato la strada e con il beneplacito delle sigle confederali elettriche (i quadri non a caso sono spesso in quota ENEL), continua a non voler sentire ragioni del reintegro in ENEL del personale dichiarato ‘in esubero’, come specificato dalla convenzione Comune-Enel del 2003″.
Ma soprattutto, secondo il Prc, Tirreno Power e le sigle confederali elettriche nazionali continuano a non voler scindere la drammatica vertenza di Vado Ligure “dalla situazione ben diversa di Civitavecchia e Napoli”. “Tutto ciò in modo da configurare una situazione catastrofica nella sua totalità e poter quindi usufruire per l’ennesima volta di fondi pubblici in tutti i siti di produzione e trovare al contempo facili scorciatoie per giungere alla definitiva ristrutturazione del personale da tempo nel mirino dell’azionariato di Tirreno Power. Una CIGS in una realtà che di fatto non è in crisi significa volere la botte piena e la moglie ubriaca e significa anche togliere risorse straordinarie a chi ne ha un impellente e reale bisogno”.
“In seguito a queste irresponsabili decisioni – proseguono dal Prc – presentate come un ‘salvataggio’ da ben più gravi minacce, quali le procedure di licenziamento collettivo, ci chiediamo se per il Sindaco Cozzolino e la sua giunta sia ancora il caso che questa centrale, che insiste a 100 metri da un impianto a carbone (la cui riconversione fu sollecitata in Parlamento anche a tutela del personale cosiddetto ‘in esubero’), continui a perpetrare le sue logiche vessatorie nei confronti di un territorio già sufficientemente umiliato. Domandiamo pertanto al Sindaco Cozzolino se a questo punto non ritenga che in quell’area non debba invece investire un’attività capace di offrire un’occupazione più sana, responsabile e sostenibile per l’ambiente e se non intenda disporre di tutti i mezzi necessari alla chiusura del sito rispondendo con forza a questa provocazione, che non riguarda solo i 97 dipendenti della centrale e il suo indotto, ma tutti coloro che quotidianamente, loro malgrado, della centrale sono costretti a subire l’incombente ed inquinante presenza, nonché tutti coloro che lo hanno eletto confidando in una politica di salvaguardia ambientale”.