“Entro il 2050 oltre un miliardo di rifugiati climatici”

Dal Dottor Giovanni Ghirga riceviamo e pubblichiamo:

“Entro IL 2050 oltre un miliardo di rifugiati climatici (rifugiati a causa dei cambiamenti climatici, coloro che sono costretti a fuggire per disastri e altri eventi meteorologici) sono limitati, motivo per cui vengono definiti le “vittime dimenticate del cambiamento climatico”.
Il think tank australiano IEP prevede che almeno 1,2 miliardi di persone potrebbero essere sfollate a causa di tali eventi climatici entro il 2050.
È urgente chiarire la definizione di rifugiati del cambiamento climatico (compresi dati completi sugli sfollati interni) e creare un meccanismo internazionale per proteggerli.
Con l’aggravarsi della crisi climatica globale, un numero crescente di persone è costretta ad abbandonare le proprie case a causa di disastri naturali, siccità e altri eventi meteorologici. Queste persone sono chiamate “rifugiati climatici”. Chi sono questi rifugiati climatici? E come può la comunità internazionale affrontare adeguatamente questo problema?

Chi sono i rifugiati climatici?

Oggi, molte persone nei paesi in via di sviluppo soffrono di siccità e tempeste di vento di dimensioni mai viste prima, privandole del cibo quotidiano e dei bisogni primari. È ancora fresco nei nostri ricordi che lo scorso novembre molte persone provenienti dai paesi centroamericani di Honduras, Guatemala ed El Salvador, colpiti da due enormi uragani, si siano riversati oltre il confine con il Messico e si siano diretti verso il confine con gli Stati Uniti.
Il termine “rifugiati climatici” è stato coniato per la prima volta per descrivere la crescente migrazione su larga scala e i movimenti di massa transfrontalieri di persone che sono stati in parte causati da tali disastri meteorologici.
Ad aprile, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha diffuso dati che mostrano che il numero di persone sfollate a causa di disastri legati ai cambiamenti climatici dal 2010 è salito a 21,5 milioni, sottolineando che “oltre ai disastri improvvisi, il cambiamento climatico è un causa complessa della carenza di cibo e acqua, nonché delle difficoltà di accesso alle risorse naturali”.

Una risposta globale

Il Global Compact sulla migrazione sicura, ordinata e regolare, adottato dalle Nazioni Unite nel 2018, afferma chiaramente che uno dei fattori che causano movimenti su larga scala di persone sono “gli impatti negativi dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale”, i quali includono disastri naturali, desertificazione, degrado del suolo, siccità e innalzamento del livello del mare.
Per i migranti che sono costretti a lasciare i loro paesi di origine a causa del degrado ambientale, il patto afferma chiaramente che i governi dovrebbero lavorare per proteggere i rifugiati climatici nei paesi di arrivo escogitando opzioni di ricollocazione pianificata e qualora l’adattamento e il ritorno non siano possibili nei loro paesi di origine.
In precedenza, nel marzo 2018, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato un documento finale che discuteva la questione del movimento transfrontaliero delle persone causato dalle crisi climatiche dal punto di vista della protezione dei diritti umani”.

WEF. Accessed, May 10, 2022