Covid-19. Finalmente negativo il paziente 1 di Santa Marinella

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SANTA MARINELLA – È stato il primo ad ammalarsi a Santa Marinella, ma ha contratto il virus fuori Regione ed ha vissuto un isolamento fiduciario lunghissimo. Cinquanta giorni e otto tamponi dopo, finalmente l’incubo è finito. Oggi Roberto (nome di fantasia) ha accettato di parlare con noi per raccontare la sua personale esperienza come paziente 1 e come paziente attualmente con la malattia più lunga della zona.

“Ho scoperto dai social di essere stato il primo ad ammalarmi, ero appena rientrato da una bellissima vacanza e mi è caduto il mondo addosso. Ho avuto un po’ di febbre – racconta Roberto – pensavo ad una banale influenza, anche il medico ha iniziato a curarmi come ha fatto molte volte, ma c’era qualcosa che non andava perché non passava con niente”.

Il giorno che è arrivato il risultato positivo del tampone, la malattia era di fatto già passata, rimaneva solamente un po’ di tosse. Ma se il peggio era già finito, la parte più difficile doveva ancora cominciare. “Quando ti dicono che sei positivo pensi al peggio – confessa – non pensi di poter guarire, ma inizi a combattere. Nel mio caso poi ho incontrato persone meravigliose, dal medico che mi ha visitato, ai medici della sorveglianza della ASL, ai volontari della Croce Rossa e della Protezione Civile, agli operatori della Gesam, ognuno ha fatto la sua parte in un grande mosaico di collaborazione e solidarietà”.

Finita la malattia, ma iniziato l’isolamento, i sintomi erano spariti, ma le preoccupazioni erano aumentate: “Ti viene in mente di tutto: hai un mostro dentro di te, sai che c’è, non lo vedi e non lo avverti, almeno nel mio caso, ma hai sempre paura che si possa svegliare da un momento all’altro, senza sapere cosa potrebbe succedere, ti spaventi anche solo a starnutire”, continua il suo racconto.

Roberto confida di non avere avuto un momento di particolare difficoltà perché l’intera vicenda è stata difficile da vivere e gestire, finchè il medico non gli ha dato il primo risultato negativo del tampone, “allora mi sono venute le lacrime agli occhi e mi sono sentito rinascere”, ricorda il signor Roberto.

Tante cose sono cambiate da quanto tutto questo è iniziato, alla fine di febbraio, tra queste sottolinea la bellissima esperienza di una vita di coppia lontana dalla solita quotidianità: “Mia moglie si è dedicata a me corpo e anima, mi ha curato ed ha vissuto con me una situazione di incondizionata condivisione, non si è mai risparmiata”. La malattia e l’isolamento hanno ribaltato la sua scala dei valori, al cui apice adesso si sente tranquillamente di mettere gli affetti e la riscoperta delle cose più semplici, prima su tutte il gusto di una bella passeggiata in mezzo alla natura, il sole e i fiori colorati.

Roberto ha combattuto ogni giorno senza perdere mai il sorriso e, da bravo sportivo quale è, la sua ruotine quotidiana ha previsto ogni giorno della sana ginnastica casalinga. “Vorrei dire a chi sta vivendo adesso quello che ho passato io – continua Roberto – che ci vuole coraggio. Ci vogliono forza e coraggio, non dobbiamo mai perdere il sorriso e la speranza, anche se si teme il peggio. Bisogna combattere, siamo tutti guerrieri”.

Oggi inizia la Fase 2 dell’emergenza Covid-19, ecco cosa ne pensa Roberto: “Secondo me c’è troppo menefreghismo, le persone camminano per strada senza mascherina, li vedi che non rispettano le distanze di sicurezza, si preoccupano per il dopo senza preoccuparti per il qui ed ora – incalza – ci sarà tempo per pensare al mare, prima dobbiamo risolvere i problemi e manca il rigore per farlo. Mancano il senso della Patria e del dovere, manca l’obiettivo comune della vittoria: questa è una guerra, per chi non lo avesse capito”.

Quella contro il Covid-19 è la vera guerra da combattere, non quella che ad ogni nuovo positivo dichiarato dalla ASL si scatena sui social sotto forma di caccia alle streghe. “Ho seguito tutte le discussioni in cui cercavano di capire chi fossi io, come paziente 1, e chi fossero gli altri positivi – ricorda Roberto – e trovo scandalosa questa caccia senza rispetto. In caso di contatti è la ASL ad avvisare chi rischia il contagio. Sono stato tentato di rispondere tante volte, ma non l’ho mai fatto perché non avevo voglia di litigare. Ognuno fa il suo dovere, rispettate la legge, indossate le mascherine, mantenete le distanze, fate il vostro e non sprecate tempo con queste guerre inutili sui social”, conclude.

Ringraziamo Roberto per il tempo che ci ha concesso, speriamo che questa testimonianza porti speranza a chi sta ancora combattendo la sua battaglia e sia da monito per tutti perché, dobbiamo esserne consapevoli, la fase 2 è ancora più delicata della fase 1.

 

Francesca Ivol