Cosa è diventata la massima assise di Civitavecchia?

CIVITAVECCHIA – Lunedì pomeriggio, visto il “fermento” che sta animando la politica civitavecchiese, ho deciso di andare a vedere il consiglio comunale. In realtà, da alcuni giorni, sempre più pressante circolava la voce di una possibile mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco Cozzolino. Senza troppo clamore, i rumors di cui sopra si sono rivelati tali e la mozione di sfiducia è rimasta nei cassetti delle opposizioni, rinvigorite, peraltro, dalla presenza del novizio Girolami e, ormai, anche della Presidente Riccetti. Ma fin qui “normale” amministrazione: una maggioranza in difficoltà, un’opposizione che cerca di sottrarrne pezzi, un gioco delle parti, insomma, già visto e rivisto. Ma la trattazione di temi di importanza primaria, come la questione dei lavoratori Helyos o quelli riguardanti i problemi idrici sollevati dallo stesso Girolami, passando per la vicenda Hcs, non ha fermato ciò che dovrebbe essere urgente oggetto di discussione da parte di tutte le forze politiche e dell’intera cittadinanza, ossia la trasformazione del consiglio comunale di Civitavecchia, la massima assise democratica della città, in uno squallido circo, in una corrida trash. Direbbe il poeta: “in un paese abituato al melodramma, è difficile comprendere la tragedia”. E assistendo ai lavori consiliari, melodramma e tragedia si fondono, ma non ci sono picchi epici, il copione sembra ispirato da una riunione di condominio, in perfetto stile fantozziano. Nella democrazia delegata, come la nostra, la forma è inesorabilmente sostanza. Il rispetto delle istituzioni significa il rispetto della cittadinanza che ha scelto, attraverso il voto, i propri rappresentanti. E tali rappresentanti hanno il duplice e decisivo ruolo di rappresentanza e tutela delle istituzioni democratiche, sancite costituzionalmente e prodotto del sangue dei democratici e delle democratiche, di quei cittadini civitavecchiesi, tra l’altro, insigniti della medaglia d’oro al valor civile, solennemente affissa, a imperitura memoria, sopra la testa di quegli stessi consiglieri che sono oggi protagonisti di urla, insulti, menefreghismo, dibattito che trascende quasi sempre sul personale, persino la postura estetica, quel “non essere seduti, ma buttati sulla poltrona”, stanchi e insofferenti delle altrui considerazioni. Ma che roba è? Ma non ci si rende conto della pericolosità di questa degenerazione? Non pongo certo un tema di moralità, senz’altro non di moralismo. Il tema è politico e riguarda il messaggio che lanci alla cittadinanza, sempre più alle prese con la crisi e con l’incapacità di guardare alle istituzioni come risolutrici dei problemi. Più si delegittimano i presìdi democratici e più i cittadini saranno soli, impotenti. I ricchi possono fare da soli, si sa, tutti gli altri hanno bisogno della serietà e della credibilità di tutte le istituzioni. Ma questo clima, che è nel paese, non può essere fomentato dagli stessi rappresentanti eletti. Una paradossale auto delegittimazione, il metodo “autoBoffo”. Il problema, quindi, non risiede certo nelle intemperanze di parte del pubblico presente, per il quale è stato scomodato persino il corpo della polizia municipale, nel penultimo consiglio, con tanto di riprese video ai “facinorosi”, ma riguarda chi è dall’altra parte dei banchi, ai quali chiediamo, sommessamente, di darsi una regolata.

Ismaele De Crescenzo